DE BLASIO MORDE LA “GRANDE MELA”- L’ITALOAMERICANO DEMOCRATICO E CON IDEE ‘SINISTRE’ DIVENTA SINDACO DI NEW YORK, DOPO VENTI ANNI DI DOMINIO REPUBBLICANO

1 - DE BLASIO NUOVO SINDACO DI NEW YORK
Maurizio Molinari per "la Stampa"

De Blasio trionfa a New York, Christie vince una facile rielezione in New Jersey e in Virginia McAuliffe la spunta per poche migliaia di voti. Sono i primi e più importanti verdetti dell'Election Day 2013 che proiettano l'America verso le presidenziali del 2016.

La Grande Mela brucia tutti negli exit poll: il candidato democratico travolge il repubblicano Lotha poco dopo la chiusura dei seggi. Una valanga di voti, in ogni aerea e settore dell'elettorato, accompagnano la svolta di New York dal miliardario Michael Bloomberg all'ultraliberal De Blasio. Per Andrew Cuomo, governatore dello Stato, è "una vittoria della città perché la vita e famiglia di De Blasio riassumono New York".

Facile anche l'affermazione del repubblicano Christie in New Jersey che, sfiorando il 60 per cento dei suffragi nelle proiezioni, ottiene una conferma che tiene alte le aspettative sulla corsa alla nomination nel 2016. Il New Jersey è uno Stato democratico ma Christie piace perché è moderato.

Nel discorso della vittoria Christie elogia lo "spirito di Sandy" del New Jersey, evocando la capacità di risollevarsi dalle devastazioni dell'uragano, e recapita un messaggio all'establishment del suo partito: "Accendete la tv, guardare cosa è avvenuto e fate attenzione a ciò che farò nei prossimi quattro anni".

E' un modo per sottolineare la sconfitta del Tea Party, l'ala estrema dei conservatori, perché Christie ha vinto con una piattaforma centrista, moderata, conquistando la maggioranza del voto delle donne, la metà degli ispanici e un terzo dei democratici. In Virginia lo spoglio si trasforma in una battaglia.

Il testa a testa vede il democratico McAuliffe lottare all'ultimo voto con il repubblicano Cuccinelli, fino a quando lo spoglio nelle contee urbane più vicine a Washington - a cominciare da Fairfax - gli assegnano il successo con una dinamica simile a quelle di Obama nelle ultime due presidenziali. Festa grande nel quartier generale democratico in Virginia. Gioisce in particolare Hillary Clinton: McAuliffe è uno dei suoi più stretti consiglieri.

E McAuliffe nel discorso della vittoria promette quattro anni di "ricerca pragmatica di soluzioni per creare lavoro", sottolineando a più riprese la necessità di "politiche bipartisan" per disegnare un punto di incontro fra democratici e repubblicani. Anticipando così l'approccio che potrebbe avere il candidato-Hillary alle presidenziali. Il 2016 è già alle porte.

2 - IL SINDACO ROSSO ESPUGNA LA NEW YORK DEI RICCHI
Federico Rampini per "la Repubblica"

Comunista. Sandinista. Istigatore della lotta di classe. Marito di un'ex-lesbica. Papà di due adolescenti così orgogliosi della loro identità afro-italoamericana, da sembrare i nipotini di Jimi Hendrix e Angela Davis. Gliele hanno dette tutte a Bill de Blasio. Contro di lui hanno usato la sua giovinezza marxista, i viaggi in Urss, Cuba e Nicaragua.

La famiglia multietnica e atipica. Di certo colui che si è candidato a guidare una mega-azienda come New York City (8,6 milioni di abitanti, 300.000 dipendenti municipali, 70 miliardi di budget annuo) non ha fatto la carriera del top manager. Come ex Public Advocate, difensore dei cittadini contro abusi e disservizi dell'amministrazione locale, il suo profilo è a metà strada fra il magistrato e il politico di professione.

È una storia lontana anni luce dall'imprenditore miliardario Michael Bloomberg (quest'ultimo peraltro un self-made man, non l'erede dinastico di fortune altrui). Con la sua piattaforma radicale, all'insegna della lotta alle diseguaglianze, De Blasio ha voluto sfidare il dogma per cui un democratico vince solo facendo campagna al centro: fu quello il teorema di Bill Clinton, in parte seguito da Barack Obama, anche se i tentativi di intese bipartisan dell'attuale presidente sono stati regolarmente respinti da una destra oltranzista.

La rivoluzione de Blasio si misura per contrasto. Perchè New York, pur essendo una città solidamente democratica (vota sempre a sinistra nelle elezioni presidenziali e congressuali), da 20 anni non eleggeva un sindaco progressista? Prima ci furono i due mandati di Rudolph Giuliani, repubblicano, poi i tre mandati di Michael Bloomberg, indipendente. Due grandi sindaci, che hanno impresso il loro segno nella
rinascita di questa metropoli. Pur molto diversi tra loro, Giuliani e Bloomberg hanno proposto lo stesso contratto sociale alla città.

Un equilibrio fatto di ordine pubblico ("tolleranza zero" verso la criminalità grande o piccola; crollo degli omicidi dai 2.245 del 1990 ai 418 dell'anno scorso), liberismo economico, atteggiamento "liberal" sui temi valoriali. Bloomberg piaceva a sinistra perché favorevole ai matrimoni gay, impegnato nel salutismo e nella difesa dell'ambiente (verde pubblico, piste ciclabili, aree pedonali, campagne contro il junk-food), attivo nella promozione della cultura (nuovi poli universitari e museali), coraggiosamente mobilitato contro la lobby delle armi.

Ma Bloomberg non ha mai detto o fatto nulla che potesse disturbare i poteri forti del capitalismo, da Wall Street ai grandi costruttori edili. Il risultato è una metropoli tornata a risplendere, con un rinnovamento urbanistico stupefacente: 40.000 nuovi grattacieli, un ritmo di trasformazione più consono alle megalopoli delle nazioni emergenti. E 50.000 senzatetto, molti dei quali non sono disoccupati bensì lavoratori dipendenti dal reddito insufficiente per pagare un canone di affitto.

Dopo vent'anni di quel contratto sociale, la Grande Mela racchiude tutto il meglio e il peggio del modello americano. Nei suoi "boroughs" (Manhattan, Brooklyn, Queens, Bronx e Staten Island) abitano ben 400.000 milionari, la più fantastica concentrazione di ricchezze del pianeta. Ma il 48,5% dei residenti vivono sotto la soglia della povertà (fissata a 30.000 dollari di reddito annuo per una famiglia di quattro persone) o nell'area della "quasi-povertà" che per il costo della vita locale si misura sotto i 46.000 dollari a nucleo familiare.

De Blasio vuole un contratto sociale diverso. Nel suo programma c'è la costruzione di 200.000 alloggi popolari per contrastare la "gentrification" che sta trasformando perfino Harlem e Brooklyn in quartieri alto-borghesi. Asilinido e dopo-scuola per tutti. Un sostegno alla scuola pubblica contro i costosissimi istituti privati. Un salario "vitale" obbligatorio di 11,75 dollari l'ora, contro un minimo attuale di soli 7,25. Il tutto finanziato con un aumento delle imposte sui ricchi, compresa ovviamente la tassa sulla casa.

Poiché già oggi New York contende a San Francisco la palma della città a più alta pressione fiscale degli Stati Uniti, la destra agita lo spettro di... Gerard Depardieu. Cioè una fuga dei ricchi che impoverirebbe tutti. Ma se la Grande Mela e la Silicon Valley californiana sono diventate quel che sono oggi, non è in virtù di un'attrattiva fiscale. La loro forza sta nell'essere dei formidabili bacini di talenti umani, sta nelle "sinergie culturali" che offrono un habitat favorevole all'innovazione.

Sembrano averlo capito quei ceti medio- alti che hanno accolto con simpatia la sfida di de Blasio, convinti che un nuovo patto sociale è indispensabile per uscire da questa crisi. New York è un laboratorio multietnico unico al mondo: solo 33% dei residenti sono bianchi, il 29% ispanici, 23% afroamericani, 13% asiatici. È un caso estremo e tuttavia indica la direzione verso la quale si evolve l'America intera.

A questa trasformazione si può rispondere, come il Tea Party, con una rivolta anti- Stato che è anche una psicosi da fortino assediato della minoranza bianca. De Blasio è certo che un'altra risposta è quella vincente.

 

 

BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK BILL DE BLASIO LA FESTA DOPO LELEZIONE A SINDACO DI NEW YORK

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…