carmelo barbagallo e ignazio visco

L'OPERAZIONE È RIUSCITA MA IL PAZIENTE È MORTO - NICOLA BORZI INFILZA BANKITALIA CHE ALL'INDOMANI DELL'ENNESIMO CRAC BANCARIO COMUNICA DI AVER ESEGUITO ''PROCEDURE CORRETTE E TEMPESTIVE'' - MA IL DISASTRO DELLA POPOLARE DI BARI DÀ ANCHE L'ASSIST A RENZI E DI MAIO PER BLOCCARE LA NOMINA DI DANIELE FRANCO A DIRETTORE GENERALE

 

1. BANKITALIA E CONSOB HANNO DORMITO SUI CASINI DELLA POPOLARE DI BARI? IL POST DI BORZI (EX SOLE 24 ORE)

CARMELO BARBAGALLO IGNAZIO VISCO

L'agonia della Popolare di Bari è avvenuta sotto lo sguardo sostanzialmente indifferente delle autorità di vigilanza. Il post di Nicola Borzi, già giornalista del Sole 24 Ore esperto di finanza e ora free-lance, su Facebook

 

La quarta fase della crisi bancaria italiana si avvia a esplodere.

Dopo le quattro risoluzioni del 22 novembre 2015 di altrettante banche di dimensioni medio piccole (Etruria, Marche, CariFe e CariChieti), dopo il crack di Mps a fine 2016 e la fine di Popolare Vicenza e Veneto Banca del 2017, ora è il turno di Carige, di Popolare di Bari e nuovamente di Mps.

 

Il tutto avviene sotto lo sguardo indifferente delle autorità di vigilanza. Né Banca d’Italia, per le questioni creditizie, né Consob, per quelle di salvaguardia degli investitori, hanno trovato niente da dire sulla sospensione delle azioni illiquide della Popolare di Bari, che coinvolge oltre 70mila azionisti collocati quasi totalmente in un’area del Sud Italia che un tempo era in ripresa e che ora invece si troverà a subire i contraccolpi di questa crisi.

 

 

 

 

2. E L'ATTACCO A VIA NAZIONALE SI ALLARGA ANCHE ALLE NOMINE

Claudio Tito per “la Repubblica

NICOLA BORZI

 

«Procedure corrette e tempestive ». La Banca d' Italia alza le barricate. Si sente sotto assedio e respinge le accuse di chi ha messo nel mirino il suo operato sulla Banca Popolare di Bari. Attacchi sferrati in particolare dal capo politico del Movimento 5Stelle, Luigi Di Maio, e in modo meno esplicito, dai renziani di Italia Viva.

 

Ecco l' ennesima guerra tra governo, o almeno una parte di esso, e Via Nazionale. E lo scontro non cesserà presto, di certo non con l' approvazione del decreto con cui si "salva" l' istituto pugliese. Perché nei prossimi giorni, anzi proprio alla fine di questa settimana, esploderà un' altra grana: la nomina del nuovo direttore generale. Anzi, la tensione di queste ultime ore sembra prodromica rispetto a quell' appuntamento.

 

daniele franco

A Bruxelles infatti Fabio Panetta, attuale direttore generale di Bankitalia, riceverà l' ultimo via libera dal Parlamento europeo per entrare nel board della Bce dal primo gennaio e occupare la "quota" italiana fino a 45 giorni fa occupata da Mario Draghi. A quel punto dovrà essere nominato il successore. La lista del Governatore ha un solo nome: Daniele Franco, attuale vicedirettore.

 

La procedura stabilisce che sia il Consiglio Supremo di Banca d' Italia a scegliere il candidato. Il governo deve necessariamente essere «sentito » ed esprimere un parere. Franco però, prima di tornare a Palazzo Koch nell' estate scorsa, è stato per diversi anni il Ragioniere generale dello Stato. I rapporti con Di Maio sono stati tesissimi. Il capo politico dei grillini più di una volta ha sparato alzo zero contro di lui. E non ha mai nascosto il desiderio di "licenziarlo" in anticipo. Stesso discorso per quanto riguarda Matteo Renzi. Nel 2014, quando l' allora segretario del Pd sedeva a Palazzo Chigi, espresse esplicitamente le sue critiche.

 

IGNAZIO VISCO MATTEO RENZI

Il Movimento 5Stelle e Italia Viva, dunque, non lasceranno che la nomina venga ratificata tanto facilmente. Entrambi in passato avevano chiesto un «rinnovamento» a Via Nazionale. «Almeno se ne parli», è la richiesta che i due partiti stanno iniziando a formulare. Anche perché l' eventuale promozione di Franco comporterebbe la designazione di un altro vicedirettore generale. Un "pacchetto", quindi, che nella maggioranza non vogliono licenziare a scatola chiusa. Non è allora un caso che il Consiglio Supremo convocato per venerdì non procederà alla nomina.

 

Il vertice di Palazzo Koch non accetta dunque di entrare nel ciclone della Popolare di Bari. Per due motivi. Il primo - ricordano - riguarda le ispezioni: quelle generali sono state due, nel 2016 e nel 2019. E ce ne sono state diverse parziali. La prima ha comportato l' obbligo di cedere quasi un miliardo e mezzo di crediti deteriorati e il cambio degli organi sociali. La seconda, iniziata a giugno scorso e non ancora conclusa, ha prodotto una relazione intermedia che ha provocato il commissariamento. I tecnici fanno anche notare che nel 2014 è stata approvata dal Parlamento una direttiva europea che renderebbe più stringenti i requisiti per i management delle banche. Quella direttiva non è mai entrata in vigore: non è stato varato il regolamento attuativo. Quindi anche in occasione della definizione dell' ultimo vertice della popolare, sono stati utilizzati i requisiti, molto più laschi, che risalgono al 1998.

luigi di maio elio lannutti

 

Prima di procedere al commissariamento, inoltre, il Governatore Ignazio Visco ha informato in anticipo il governo dell' urgenza che si stava determinando a Bari. La prima comunicazione è avvenuta formalmente - perché così prescrive la legge - con il ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri. Contestualmente - e informalmente - è stato comunicato l' esito dell' ultimo report sia al presidente del consiglio, Giuseppe Conte, sia al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 

Del resto che il clima tra governo e Via Nazionale sia a dir poco surriscaldato - e non da ora - lo dimostrano le ultime scelte compiute dal Governatore. A maggio scorso, prima della relazione annuale, aveva fatto capire di volere archiviare in anticipo il suo mandato. Addirittura già nel 2020. Le sue intenzioni erano state manifestate già in occasione della sua conferma avvenuta dopo un duro braccio di ferro proprio con Matteo Renzi. Da allora, però, molto è cambiato. E già da qualche tempo Visco ha cambiato idea e ha fatto sapere: rimarrà a Via Nazionale fino all' ottobre del 2023.

giuseppe conte roberto gualtieri mes

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO