1- L’ULTIMA DI SILVIO BANANONI È QUASI DA NON CREDERE: STA PENSANDO PER SÉ, UNA VOLTA RIASSICURATOSI RIGOR MONTIS A PALAZZO CHIGI, ALLA PRESIDENZA DEL SENATO! 2- ARIA DI PATTO BERSANI-RENZI CHE METTA FUORI GIOCO LA VECCHIA CLASSE DIRIGENTE 3- VELTRONI, TANTO RUMORE PER POCO: NEL PD QUELLI CON TRE ED OLTRE LEGISLATURE ALLE SPALLE SONO VENTOTTO. D’ALEMA, BINDI, FINOCCHIARO E FIORONI, I CASI CRITICI 4- OSTACOLI ALLA CAMERA PER LA LEGGE ELETTORALE CHE DEVE CONSENTIRE A MONTI DI TORNARE A PALAZZO CHIGI ANCHE SE A VINCERE LE ELEZIONI FOSSERO GRILLO O BERSANI 5- CASINI, MONTEZEMOLO, TREMONTI E MARONI: QUATRO UOMINI IN BARCA PRIVI DI REMI

DAGOREPORT

1- Veltroni Walter. Prudentemente non ha specificato se andrà in Africa o meno, ma tutto sommato è secondario. La sua gran rinuncia domenicale ha riempito i giornali orfani anche del calcio, ma ha effetti concreti minori di quanto possa sembrare. Nel Pd le "posizioni" con tre ed oltre legislature alle spalle sono ventotto (28): tra rinunce spontanee, deroghe e quant'altro si sistemerà senza troppi problemi se non per D'Alema, la Bindi, Fioroni e la Finocchiaro, i tre nomi più in vista.

2- Bersani Pierluigi e Renzi Matteo. Hanno tutto l'interesse ad accordarsi e gli emissari starebbero già trovando l'intesa per un patto che scavalca tutti e mette fuori gioco gran parte della vecchia classe dirigente ex margherita, ex ppi ed ex ds.

3- Legge elettorale. E' quel meccanismo che deve consentire a Monti di tornare a Palazzo Chigi anche se a vincere le elezioni fosse uno a caso tra Grillo e Bersani/Renzi. La commissione affari costituzionali del Senato l'ha approvata. E' il primo passo ma ce la farà a percorrere tutto il tragitto parlamentare?

Le ipotesi sono varie ma la più accreditata è questa: via libera da parte del Senato in tempi anche brevi (anche se ci sono alcuni forzitalioti che vogliono a tutti i costi reintrodurre le preferenze) ma in aula alla Camera, attraverso ripetute richieste di voto a scrutinio segreto, affossarla per mani ignote. Con tanti ringraziamenti da parte di Grillo e di quanti altri elettori saranno costretti a essere dalla sua parte pur non stimandolo.

In effetti il Movimento cinque stelle si nutre anche di gente che li voterà soltanto per liberarsi dei soliti noti, ormai impresentabili. Certo, un paese che non ha una legge elettorale definita e stabile nel tempo e deve adattarla come la famosa pelle dei... alle esigenze del momento è un paese che per definizione è messo male.

4- Berlusconi Silvio. L'ultima che lo riguarda è quasi da non credere, anche se dimostra la sua tenacia e il fatto che prima di mollare davvero bisognerà passare sul suo fard: sta pensando per sé, una volta riassicuratosi Monti a Palazzo Chigi, alla presidenza del Senato. Certo, sostituire Schifani gli fa quasi senso, ma la sua adattabilità è proverbiale. E se, Dio non voglia, ci fosse da sostituire il nuovo titolare del Colle, la cosa si farebbe persino divertente. Intanto ha messo in difficoltà Casini e Fini e il 2 dicembre riparte, anche se non ha ancora chiaro come.

5- Casini Pierferdinando. Nei giorni scorsi ha dovuto concedere una riunione ai suoi parlamentari, la riunione che aveva promesso al convegno di Chianciano, per provare a tacitarli. Non c'è riuscito, molti hanno alzato la voce: "Ma insomma ci fai sostenere un governo di cosiddetti tecnici che vengono in provincia a dire peste e corna della politica e dei politici, poi li vuoi anche candidare e i voti dovremmo darglieli noi".

Anche questa riunione è stata aggiornata. La verità è che Casini e il suo sodale Fini hanno 60 anni di Parlamento in due e non riescono a mascherarli nemmeno dietro le solide spalle di Rigor Montis e Frau Merkel. Chissà se incontrando Silvio B. al prossimo vertice dei Popolari europei non scoppi una scintilla tattica che, almeno a Piercasinando, assicurerà qualche settimana di copertura stampa.

7- Montezemolo Luca. Venerdì scorso ha invitato alcuni imprenditori a colazione a Verona e ha confermato che non si presenta direttamente ma soltanto con una lista civica di sostegno a Monti. Se qualcuno voleva una scusa per non mettere mano alla tasca e finanziare il movimento, l'ha trovata subito: "daremo il nostro contributo quando vedremo la lista". Nella quale, sembrerebbe di capire, non ci sarà Oscar Giannino, che nella stessa colazione è stato oggetto di apprezzamenti, ripetuti e non proprio entusiasti, da parte del leader di Italia Futura.

8- Tremonti Giulio. Sta cercando di essere più disponibile anche in televisione. Si sforza ed è efficace quando difende i poveri dalle tasse di Monti e spiega che tra aumento dell'iva e irpef che alla fine non riguarda 10 milioni di non garantiti e aumenti vari è arrivata la stangata sommersa di ottobre. Ma per fare un partito non basta avere idee e un manifesto di 40 proposte.

Senza scomodare il suo primo mentore Rino Formica (che definiva la politica "sangue e merda"), dove le trova 150 mila firme che vanno raccolte in tutte le circoscrizioni per poter presentare le liste? E dove sono 20 uomini nuovi o passabilmente tali per un minimo di organizzazione sul territorio. E dove lo prenderà quel milione di voti che serve a superare lo sbarramento della legge elettorale? Allo stato, appare solo contro tutti. Con molte ragioni soprattutto sui tecnici, ma solo.

9- Maroni Roberto. Era più facile stare all'ombra del grande Bossi e fare il democratico ministro del Lavoro o degli Interni. Fare il capo della Lega oggi di per sé non è facile, se poi pure su Formigoni fai gli stop and go è finita. Il fatto è che pure la Lega è in cattivissime acque e anche per Votino Isabella era molto meglio la stagione ministeriale, visto che anche al Milan non c'è da stare Allegri (battuta abusata sulla Rete, ma sempre valida).

10- Regioni che scottano. Qualche giorno fa il governo ha emanato un decreto in materia di finanza e di funzionamento degli enti locali che è stato firmato dal Presidente della Repubblica ed è già in Gazzetta ufficiale. Secondo diversi esperti, il testo in questione modifica norme costituzionali e vanifica sentenze della Corte Costituzionale. Si spera che qualcuno se ne accorga in sede di conversione, altrimenti la miscela tra tecnici non proprio tali, populismo dilagante e giuste necessità di intervenire sui bubboni della spesa regionale diventerà davvero incontrollabile.

11- Di Pietro Antonio. Non pervenuto, per il momento. Ma non basta un Maruccio, tra un po' rispunterà come se niente fosse.

12- Passera Corrado. Non pervenuto.

 

 

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