SINISTRATI - J’ACCUSE DI MANCONI: L’ULTIMA TRINCEA DELLA SINISTRA BERSANIAN-CASINISTA E’ DEFINIRE “FASCISTI” GRILLO, DI PIETRO E PADELLARO - DAGLI ANNI ’70 AD OGGI E’ CAMBIATO L’UNIVERSO, MA SI TENTA ANCORA DI INTERPRETARE I MOVIMENTI CON LE CATEGORIE DELL’EPOCA - IL “VAFFA” SAREBBE FASCIO, LA PAROLA “LADRI” PURE - NEMMENO PARLARE DEL CONFLITTO D’INTERESSI DI PASSERA SAREBBE DI SINISTRA…

Andrea Garibaldi per il "Corriere della Sera"

Luigi Manconi ricorda: «Era l'anno 1984 e Beppe Grillo faceva su Rai Uno "Te lo do io il Brasile". Scrissi qualcosa già allora sulle sue "sottili tentazioni xenofobe"». Sull'immigrazione, dice Manconi, «Grillo e Di Pietro hanno detto recentemente cose da far rizzare i capelli in testa». Grillo ha evocato l'altro ieri gli anni di piombo, ha parlato di «due minuti di odio al giorno» nei suoi confronti.

«Mi sembra l'antica favola del lupo che accusa l'agnello di inquinargli l'acqua, pur stando a valle. La fonte più recente di inquinamento del linguaggio pubblico e delle culture politiche è stata indubbiamente la semantica del "vaffa", inaugurata da Grillo stesso». Grillo teme di diventare un bersaglio reale... «Non vedo in lui alcun tratto che lo renda simile a Guido Rossa o a Vittorio Bachelet».

Luigi Manconi, 64 anni, sociologo, docente universitario, parlamentare (Verdi e Ulivo) dal '94 al 2001, sottosegretario alla Giustizia con Prodi dal 2006 al 2008. Dirigente di Lotta continua e militante dei movimenti degli anni 70. I dirigenti del Pci, in particolare dopo la cacciata di Lama dalla Sapienza, chiamarono quei ragazzi «diciannovisti» e «fascisti». Il segretario del Pd, Bersani, a fine agosto ha accusato Grillo di fare «considerazioni fasciste».

Definizioni che ritornano... «Sono d'accordo con Bersani - risponde Manconi -. Nel discorso pubblico di Grillo si trovano tracce inequivocabili di "linguaggio fascista". A utilizzare quel linguaggio non è necessariamente un fascista: possono farlo individui e gruppi che attingono a una retorica, a un sottofondo culturale la cui origine è quella fascista». Anche il Pci disse qualcosa del genere al movimento del ‘77. «Fui tra coloro che ricevettero dal Pci l'onta di quell'epiteto: "fascista". Chi ne era bersaglio, cresciuto nel mito della Resistenza antifascista, pativa quell'insulto come sommamente ingiusto».

Pensavate che tutto nascesse, comunque, nello stesso campo? «Sì. La sinistra che si voleva rivoluzionaria era, almeno nel migliore dei casi, una specie di "Fiom" e la critica al Pci era tutta concentrata su temi come le diseguaglianze sociali, la condizione operaia, lo stato delle periferie urbane, i diritti di libertà. Uno scontro classico tra estremismo e riformismo».

I militanti di Grillo e di Di Pietro non c'entrano con la sinistra? «Sarebbe sommamente ingiusto affastellare la varietà di posizioni e forme dell'ostilità antipolitica in un'unica categoria e qualificarla a partire dalle pulsioni violente ("fasciste") che spesso esprime. Depurato di queste ultime, quell'atteggiamento evoca comunque tratti culturali e orientamenti politici che rimandano al campo della destra».

Eterno quesito, Manconi: cosa è destra e cosa è sinistra? «Prendo, a mo' di esempio, un titolo a tutta pagina del Fatto Quotidiano, giornale vicino alle posizioni di Grillo e Di Pietro, del 5 aprile scorso: "In un Paese di ladri". La sacrosanta lotta alla corruzione diventa qualcosa di simile a una "visione del mondo".

Si manifesta, piuttosto, un'idea della società come un'unica macchina del malaffare, che annulla le persone e i percorsi di emancipazione collettiva. Simili letture nulla hanno a che vedere con un punto di vista e un metodo interpretativo qualificabili come di sinistra. Eppure, il direttore del Fatto, Antonio Padellaro, è uomo limpidamente di sinistra, per storia e cultura».

Su cosa si misura la grande frattura fra la sinistra e Grillo? «Non si tratta solo di lavoro e diseguaglianze sociali. C'è la questione del giustizialismo: se tutta la vita sociale viene vista attraverso la fattispecie penale è inevitabile che questa si porti appresso pensieri e invettive conseguenti. Se viviamo "in un Paese di ladri", è inevitabile che il primo e principale slogan politico coincida col grido di Giorgio Bracardi: "In galera!".

Si diffonde una modalità di osservazione della politica, dell'economia, delle istituzioni attraverso il buco della serratura, formando così un'opinione pubblica convinta che la dimensione più sordida e oscura sia quella che domina l'intera collettività e tutte le relazioni interpersonali».

Esempi? «Il problema dell'Ilva sembra essere solo quello delle sanzioni nei confronti dei proprietari e dei dirigenti, e non l'enorme questione dello sviluppo sostenibile. È il conflitto d'interesse del ministro Passera e non il destino della classe operaia ciò che viene posto al centro dell'attenzione. E così via».

 

LUIGI MANCONI PIERFERDINANDO CASINI E PIERLUIGI BERSANI beppe grillo incazzoso ANTONIO PADELLARO GRILLO E DI PIETROCORRADO PASSERA

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…