COM’È TRISTE IL CENTRO-TAVOLA DI PIERFURBY! - I SONDAGGI REGISTRANO L’ENCEFALOGRAMMA PIATTO PER L’UDC (DATO AL 3,8%), FLI (2,4%) E LISTA MONTEZEMOLO (AL 2,1%) - L’UNICA SPERANZA RIMASTA PER CONTARE ANCORA QUALCOSA È QUELLA DI PORTARE LE TRUPPE CAMMELLATE NELLA STALLA DI BERSANI PRIMA DEL VOTO (RICCARDI SCALPITA) - VISTA L’IRRILEVANZA DEL “GRANDE CENTRO” IL VATICANO TIFA MONTI-BIS…

Fausto Carioti per "Libero"

Può tramontare il sole di Silvio Berlusconi, può sbriciolarsi il Pdl, può essere ridotta al lumicino la Lega, insomma può cambiare il mondo, ma il dramma dei centristi è sempre quello che li accompagna dall'inizio della Seconda repubblica: un consenso inversamente proporzionale agli appetiti. Alle elezioni politiche del 2008 l'Udc ottenne il 5,6%. Secondo il sondaggio diffuso lunedì dal TgLa7 ed elaborato da Emg, lo stesso partito oggi vale il 3,8%.

Migliore fotografia del fallimento di Pier Ferdinando Casini non si potrebbe avere. Non va meglio ai suoi alleati: Fli è quotata al 2,4%, la lista di Luca Cordero di Montezemolo al 2,1%. Ma fra tre mesi su vota. Pier Luigi Bersani viaggia col vento in poppa e rischia - Porcellum o non Porcellum - di fare l'asso pigliatutto, prendendosi insieme a Nichi Vendola la maggioranza di Camera e Senato.

I centristi hanno un problema: «Che fare?». L'idea più bella è venuta ad Andrea Olivero, giovane e ambizioso presidente delle Acli nonché promotore, insieme al presidente della Ferrari, della Lista per Monti (cioè: non è che l'idea sia venuta solo a Olivero, ma lui ha il merito di dirla a voce alta). L'ha spiegata ieri a Repubblica: «Meglio fornire ai cittadini una prospettiva prima del voto».

Tradotto in italiano: alleiamoci con Bersani prima delle elezioni, perché il giorno dopo il Pd potrebbe non avere più bisogno di noi e il nostro prezzo sarebbe pari a zero. La convivenza con Sinistra e Libertà, assicura Olivero, non è un ostacolo: «Credo che il problema non sia Vendola, ma sia la linea politica di una futura coalizione».

Insomma, dai Bersani, siediti al tavolo che un'intesa si trova. Non che il segretario del Pd sia contrario, l'idea di allargare l'alleanza ai movimenti cattolici di sinistra e all'Udc piace anche a lui e gli servirebbe per bilanciare Vendola. I presupposti per una bella trattativa sui posti in lista ci sono tutti. Certo, così il rischio di svendersi al ticket Bersani-Vendola è forte. Infatti nel confuso agglomerato centrista non tutti sono d'accordo. Montezemolo, per dire, frena: l'idea di convolare a nozze col governatore della Puglia e con Stefano Fassina non lo entusiasma.

«Il dato di fatto è che Bersani è diventato leader grazie ai voti di Vendola e ciò non potrà non avere conseguenze su un eventuale governo Pd-Sel», si leggeva ieri sul sito della fondazione montezemoliana Italia Futura. Casini, che su come trattare con la sinistra potrebbe scrivere un manuale, redarguisce Olivero: «È stato male interpretato. Comunque io sono di un'altra opinione». Il problema, spiegano i suoi, è che Olivero, ragazzo nuovo del mestiere, non ha capito che se ci si offre in modo tanto spudorato si finisce comunque per regalarsi.

«L'accordo si farà se la legge elettorale lo renderà conveniente, e comunque sarà Bersani che dovrà venire a cercarci», azzarda un navigato esponente dell'Udc. Anche Andrea Riccardi, ministro in quota al segretario vaticano Tarcisio Bertone, freme per finire in braccio al Pd. Però conosce le regole del gioco e prende tempo. Istruttiva la vicenda del manifesto dei centristi lanciato a fine ottobre.

Andrea Romano, politologo e spin doctor di Montezemolo, rivendica con orgoglio la resa totale dei cattolici sul loro argomento più importante: «Nel documento "Verso la Terza Repubblica"non vi è alcun riferimento a temi molto cari alla tradizione cattolica, come ad esempio i "valori non negoziabili", che avrebbero forse posto qualche difficoltà a firmatari provenienti da altre tradizioni. Non sarà forse che i cattolici siano ancora una volta i più capaci di inclusione?».

Che è una delle due risposte possibili. L'altra è la fame di poltrone. Nell'un caso come nell'altro, vale la pena di ricordare che l'espressione «principi non negoziabili», riferita alla tutela della vita «dal concepimento alla morte naturale» e alla difesa della famiglia «fondata sul matrimonio tra uomo e donna», è stata coniata dallo stesso papa Ratzinger, a uso e consumo dei cattolici in politica. Del resto divisioni sul da farsi si registrano all'interno della stessa Chiesa.

L'Osservatore Romano, organo della segreteria di Stato vaticana, ha inaugurato la strategia dell'attenzione verso Bersani, sostenendo che il risultato delle primarie «sembra consentire al vincitore di guidare con sufficiente autorità il suo schieramento e il Partito democratico (Pd) in una campagna elettorale che cade in un momento particolarmente delicato della vita del Paese».

Mentre Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, mette in guardia: «Il rischio che si profila - simile, peraltro, a quello delle più recenti prove di governo della sinistra mediterranea: da Josè Luis Rodriguez Zapatero a Francois Hollande - è purtroppo di assistere a una compensazione tra la ristrettezza oggettiva di spazi per una politica economica e fiscale che possa soddisfare le attese e le pretese della sinistra più radicale e una accentuazione delle forzature sui temi eticamente sensibili all'insegna della teoria dei "nuovi diritti"».

Nulla di nuovo: a un Bertone preoccupato di tenersi buono il nuovo che avanza si contrappone un Angelo Bagnasco che, sulle orme di Camillo Ruini, prova a difendere la «non irrilevanza» dei cattolici nella politica italiana. Potessero farlo, ambedue metterebbero la firma per avere un Monti-bis.

Ma lo spazio per il bocconiano si riduce man mano che diventano evidenti lo spappolamento del centrodestra e l'inconsistenza dei centristi. Anche l'ipotesi ventilata da Bersani, quella di portare Mario Monti al Quirinale, si fa sempre meno credibile col rafforzarsi della sinistra, mentre si rafforza la candidatura di Romano Prodi. Guarda caso, un «cattolico adulto» che sul compromesso - non sempre onorevole - con comunisti e post-comunisti ha saputo costruirsi una signora carriera.

 

PIERFERDINANDO CASINI E PIERLUIGI BERSANI bersani casini GIANFRANCO FINI LUCACORDERO DI MONTEZEMOLO Fini e Montezemolo Andrea Riccardi IL CARDINAL BERTONE IN VISITA ALLA FERRARI CON MONTEZEMOLO CARDINALE ANGELO BAGNASCO

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