malagò giorgetti

“LA RIFORMA DELLO SPORT E’ CONTRO LA CARTA OLIMPICA” - NELLA GUERRA CON GIORGETTI E IL GOVERNO GIALLOVERDE, MALAGO’ HA CHIAMATO LA CAVALLERIA OLIMPICA (OVVERO IL CIO) AGITANDO LE SANZIONI DA APPLICARE TRA CUI LA POSSIBILE ESCLUSIONE DA TOKYO 2020 E LA REVOCA DI MILANO-CORTINA 2026 – IL CAPO DELLO SPORT NEGA OGNI ANOMALIA: "LE LETTERE AL CIO ERANO ATTI DOVUTI. MERITO I COMPLIMENTI. ECCO PERCHE'"

Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia

Marco Mensurati per la Repubblica

 

malagò giorgetti

La lettera con cui, bocciando la riforma dello Sport, il Comitato olimpico internazionale (Cio) il 6 agosto scorso ha minacciato l' esclusione dell' Italia dalle Olimpiadi di Tokyo 2020 e - peggio ancora - la revoca dell' assegnazione di Milano-Cortina 2026, è stata voluta, richiesta e letteralmente dettata dal Coni. Nella persona del suo presidente Giovanni Malagò.

 

Il quale dunque, mentre con la mano sinistra "avvertiva" il Senato (audizione del 29 luglio) del «serissimo problema con il Cio» causato dalla riforma, e del «relativo rischio di pesanti sanzioni»; con la mano destra quello stesso problema e quelle stesse sanzioni invocava, per iscritto.

malago e giorgetti foto mezzelani 6

 

A documentare il ruolo quantomeno irrituale giocato da Malagò in questa partita ci sono due lettere inviate dal Palazzo H a Losanna, il 30 e il 31 luglio scorso. Entrambe sono a sua firma. La prima è la più formale ed è indirizzata direttamente al presidente del Cio Thomas Bach.

 

sabelli giorgetti malagò

«Dear president, dear Thomas - si legge nel documento - vorrei informarla che il governo italiano approverà nei prossimi giorni un decreto legge non in linea con la Carta olimpica » Malagò spiega, poi, in che modo, secondo il Coni, Sport e Salute - la società creata dal precedente governo nella quale è confluita la cassa dello sport italiano - interferisca con l' attività del Coni e con la sua autonomia.

 

malagò giorgetti foto mezzelani gmt012

«Prima di tutto - si legge - il decreto legge definisce il ruolo del Coni come limitato alla gestione delle attività olimpiche () e questa definizione è contraria all' articolo 27 della carta olimpica che parla invece di sviluppo e promozione sia dello sport di alto livello sia dello sport per tutti». In secondo luogo, sempre secondo Malagò, la riforma contrasta anche con il paragrafo 5 dei principi fondamentali della carta olimpica, secondo cui «le organizzazioni sportive aderenti al movimento olimpico devono essere politicamente neutrali».

malagò giorgetti foto mezzelani gmt013

 

Fin qui, per quanto netto, il comportamento del presidente del Coni, che è anche membro Cio, è formalmente inappuntabile. Da regolamento è tenuto a segnalare eventuali violazioni alla carta olimpica. (Unica sbavatura, la riforma in questione è una legge delega, dunque ancora ampiamente modificabile, e non un decreto legge).

 

L' eccesso di zelo, l' elemento che oggi consente di leggere tutta questa vicenda come un' operazione mediatico-burocratica orchestrata in aperto contrasto con la riforma Giorgetti-Valente, è invece contenuto in una seconda lettera (di carattere riservato), indirizzata sempre a Losanna ma stavolta all' attenzione di James Macleod, il responsabile del Cio per le relazioni con i Comitati nazionali. Vale a dire l' uomo indicato da Bach per affrontare il caso.

 

malago e giorgetti foto mezzelani 3

«Dear James, oltre a quanto scritto al presidente ieri, vorrei sottolineare alcuni altri aspetti», è l' incipit. Tra questi aspetti, Malagò sottolinea un punto preciso dell' articolo 27, il nove. Ovvero quello che «stabilisce che il comitato esecutivo del Cio può assumere le decisioni più appropriate per proteggere il movimento olimpico () tra cui la sospensione o il ritiro del riconoscimento del Noc (comitato olimpico nazionale) nel caso in cui una legge o anche ogni altro atto del governo sia di ostacolo all' attività o alla libera espressione del Noc stesso».

 

malago e giorgetti foto mezzelani 10

Sanzione che avrebbe come conseguenza proprio quella catastrofe sportiva paventata da Malagò due giorni prima in Senato. Insomma, invece di cercare una soluzione soft (magari modificando appunto la legge delega) Malagò indica al Cio la soluzione finale, scegliendo di prendere in ostaggio la partecipazione olimpica dell' Italia a Tokyo 2020, nonché l' organizzazione delle Olimpiadi del 2026, pur di ostacolare la riforma Giorgetti-Valente. Riforma che, tra le altre cose, prevede la necessità di rimettere mano al numero dei mandati del presidente del Coni (potenzialmente rendendo Malagò ineleggibile per il prossimo mandato).

 

malagò giorgetti

Nei giorni successivi a quelle due lettere, e comunque ben prima del 6 agosto - giorno in cui il Cio manderà la sua lettera (che riprenderà in pieno l' imbeccata arrivata da Roma) - parte una massiccia campagna stampa proprio sui punti in questione. Campagna alla quale parteciperanno molti degli atleti più vicini ai vertici del Coni, e culminata l' 8 agosto con la campionessa del circolo Aniene Federica Pellegrini.

mattarella malago' giorgetti

 

La lettera riservata di Malagò a Macleod rischia adesso di avere importanti riflessi. Sia in Italia - entro il 30 settembre deve essere firmato il contratto di servizio tra Coni e Sport e Salute, partita nella quale sarà decisivo il nuovo ministro Vincenzo Spadafora - sia a Losanna, visto che difficilmente Bach sarà contento di passare come uno che si fa dettare le lettere da Malagò.

malago e giorgetti foto mezzelani

 

Il quale nega decisamente ogni anomalia in questa vicenda: «Entrambe le lettere - spiega a Repubblica - erano atti dovuti. In qualità di membro Cio, sono tenuto a segnalare ogni possibile violazione della carta olimpica». Ma non aveva già ottemperato ai suoi obblighi con la missiva a Bach? «Bach ha delegato Macleod, e io l' ho informato in maniera tecnicamente più completa.

 

lettera cio malagò

In ogni comunicazione - conclude il presidente del Coni - erano in copia gli altri due membri Cio (Ivo Ferriani e Franco Carraro, ndr). Ho agito con trasparenza e tempestività nell' interesse dello sport. Merito i complimenti, altroché».

 

thomas bachmalago e giorgetti foto mezzelani 12

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?