1- CON LA RICHIESTA DI ARRESTO DI FRANCESCO CORALLO (SCAPPATO ALL’ESTERO) RIEMERGONO I LEGAMI TRA I CASINÒ CARAIBICI DI “ATLANTIS” E L’ENTOURAGE DI FINI ATTRAVERSO AMEDEO LABOCCETTA, DEPUTATO EX AN OGGI PDL E CONSULENTE DI ATLANTIS 2- DA “CHECCHINO” PROIETTI, SEGRETARIO DI FINI, ACCUSATO DAL SINDACO DI SUBIACO DI AVER BENEFICIATO DI CONTRIBUTI A WALFENZAO, AMMINISTRATORE DI ATLANTIS E DELLE SCATOLE CINESI CHE COMPRARONO LA CASA DI MONTECARLO ABITATA DA TULLIANI 3- ALTRE “COINCIDENZE” SALDANO L’ ENTOURAGE DI FINI AD ATLANTIS E A CORALLO. BASTI PENSARE ALLE E-MAIL PARTITE DALLA SEGRETERIA DI GIAMPIERO MASSOLO, OGGI CAPO DEI SERVIZI SEGRETI, EX CAPO DI GABINETTO DI FINI ALLA FARNESINA, PER SPONSORIZZARE SENZA SUCCESSO LA NOMINA DI CORALLO JR A ST. MARTEEN. O, ANCORA, ALLA CIRCOSTANZA CHE, NEL COLLEGIO DIFENSIVO DELLA ATLANTIS, A UN CERTO PUNTO S’È MATERIALIZZATA GIULIA BONGIORNO, PASIONARIA DI FINI, DEPUTATA DI FLI

1- LABOCCETTA E I MISTERI DI CORALLO
Mario Gerevini per il "Corriere della Sera"

Dice l'avvocato di Francesco Corallo che il suo cliente «è cittadino estero e per questo non si trova in Italia». Non fa una grinza. I magistrati vorrebbero arrestare l'imprenditore titolare del gruppo Atlantis (slot machine, videopoker) ma lui non c'è, è all'estero. Era presente invece quando qualche mese fa la Gdf andò a perquisirgli gli uffici. Solo che oppose inizialmente il suo status diplomatico: ambasciatore presso la Fao dell'isola caraibica di Dominica. Poi arrivò l'amico Amedeo Laboccetta (ex An confluito nel Pdl), tirò fuori il tesserino da parlamentare, dichiarò che c'era roba sua in quell'ufficio e se ne andò con un pc sotto braccio.

Corallo, il presunto corruttore, è il personaggio centrale di questa storia che rischia di travolgere anche Massimo Ponzellini, ex presidente della Bpm e presidente in carica di Impregilo, un colosso nelle grandi opere infrastrutturali. Tutto ruota intorno a un prestito da 148 milioni erogato nel 2009 dalla Bpm presieduta da Ponzellini (figlio di un ex consigliere superiore di Bankitalia) ad Atlantis-B Plus Giocolegale. Già la Banca d'Italia giudicò anomalo il finanziamento all'esito di un'ispezione nella Popolare.

I magistrati ci hanno visto il profilo di un reato. Si trattava di «una pratica chiacchierata» all'interno di Bpm e «per la cui approvazione Ponzellini si è impegnato personalmente in maniera del tutto anomala». Pressioni dirette ma anche indirette attraverso il suo factotum Antonio Cannalire, pure lui agli arresti. Il quadro che emerge è quello di un sistema di amicizie e di potere che aveva Ponzellini come riferimento al vertice di una grande banca. Un sottobosco popolato da «figli di» e «fratelli di». Cannalire, il faccendiere al servizio di Ponzellini, fa pressioni su Bpm per finanziare Daniela Santanchè.

Al ministro Paolo Romani ricorda en passant che la Bpm è cosa loro («vieni a cena finché abbiamo una banca...»). Ignazio La Russa avrebbe chiesto un interessamento diretto di Ponzellini per far avere soldi alla Quintogest, una finanziaria di sua moglie. Poi Cannalire fa affari anche per conto suo. Si mette insieme a chi? A Marco Dell'Utri, figlio di Marcello. In quale settore? Sale giochi. Entrambi investono nella Jackpot Game che gestisce due sale gioco a Milano. E chi li finanzia? Ma la Bpm ovviamente: 1,2 milioni di euro. Manca un particolare: loro socio è anche Alessandro La Monica, legale rappresentante di Atlantis Italia.

È un sistema circolare, targato centrodestra. Paolo Berlusconi, orfano di Gianpiero Fiorani, bussava insistentemente a soldi, dicono le carte giudiziarie. E il senatore pdl Alfredo Messina con il collega di partito ed ex ministro Aldo Brancher si interessavano (a che titolo?) alle pratiche di finanziamento a favore di Giovanni Acampora, avvocato condannato per corruzione nella vicenda Imi-Sir. Scrive il gip: «Ponzellini non assecondava il mercato ma i politici». Dovrà eventualmente essere dimostrato. Così come i sospetti sul finanziamento ad Atlantis che hanno dato origine alle accuse di associazione a delinquere e corruzione.

Ma approfondiamo su Corallo e Atlantis. Il gruppo ottenne nel 2004 dai Monopoli di Stato la concessione pubblica a operare nelle slot machine. Un business enorme.
Atlantis «impianta» 82 mila slot (30% del mercato) e fa soldi anche con scommesse e giochi telematici. La concessione pubblica è andata alla Atlantis italiana che tuttavia è controllata da una holding londinese che fa capo a una finanziaria delle Antille olandesi che a sua volta è posseduta dalla Hoshi Okara Corp Limited dell'isola di Santa Lucia.

Consulente di Corallo nella costruzione di questa impalcatura è James Walfenzao che qualcuno forse ricorda come l'amministratore delle società off-shore titolari dell'appartamento di Montecarlo abitato da Giancarlo Tulliani, «cognato» di Gianfranco Fini. Sta di fatto che a questa nebbiosa proprietà di Corallo lo Stato dà la concessione (e la Bpm i prestiti).


2- I LEGAMI TRA CORALLO E CLAN FINI SVELATI DALLA CASA DI MONTECARLO
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"

Francesco Corallo è un nome che i lettori del Giornale conoscono bene. Fin da quando in piena inchiesta sulla casa di Montecarlo, uscì la fotografia che ritraeva Gianfranco Fini e signora nel 2004 a cena al ristorante del casinò «Beach Plaza» dell'isola caraibica di St. Marteen. Il suo ristorante. Alla cena era presente anche Francesco Cosimi Proietti, ombra di Fini, deputato Fli, uomo che come vedremo s'incrocia spesso con il Principe delle slot machine . Appena un mese prima, la Atlantis di Corallo, oggi Bplus, - colosso internazionale del gioco d'azzardo - aveva ottenuto la concessione dai Monopoli di Stato per installare videopoker in Italia. Nella Atlantis ha figurato anche l'avvocato Giancarlo Lanna, futuro consigliere della fondazione finiana FareFuturo.

L'attuale presidente della Camera sosterrà di essere stato sull'isola caraibica per una serie di immersioni subacquee, ma la presenza di Proietti ( svelata dal deputato Pdl, Amedeo Laboccetta, un tempo amico di Fini e tuttora dichiaratamente amico di Corallo jr) è parecchio interessante. Per due motivi. Il primo è legato alle intercettazioni dell'inchiesta condotta dall'allora pm di Potenza Henry John Woodcock che porta in carcere Vittorio Emanuele (giugno 2006). Nei brogliacci, spuntano le telefonate di «Checchino» impegnato a bloccare la revoca della concessione dell'Atlantis coi Monopoli di Stato.

Il secondo motivo è che poi proprio dall'Atlantis parte un bonifico di 120mila euro a favore dell'associazione «Monti Simbruini» per sponsorizzare un concerto gospel ( mai avvenuto e giustificato da una fattura assai sospetta) nel feudo elettorale di Checchino. Il presidente dell'associazione è l'ex sindaco di Subiaco, Pierluigi Angelucci, che afferma di aver girato i soldi proprio a Proietti, il quale però ha smentito aggiungendo di non essere mai stato in contatto con la holding caraibica. In totale, a Proietti e società a lui riconducibili, sarebbero arrivati circa 600mila euro sui quali sta cercando di fare luce la procura di Tivoli.

L'Atlantis è una «sorvegliata speciale» dei media anche e so­prattutto per l'albero genealogico del patron. Francesco Corallo, il patron della holding , è incensurato e non ha mai avuto rapporti con la criminalità organizzata, come scrive financo il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso nel suo libro «Soldi sporchi». Il papà, Gaetano, detto Tanino, qualche problema con la giustizia, invece, l'ha avuto.

Condannato a sette anni per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione nell'inchiesta sulla tentata scalata di Cosa nostra ai casinò di Sanremo ( pena scontata, venne coinvolto anche Scajola) e sospettato, ma solo sospettato, di essere stato vicino al boss catanese Nitto Santapaola.

Uomo del gruppo è un certo James Walfenzao, professionista caraibico con una straordinaria rete di contatti nei paradisi fiscali,specializzato nell'assemblaggio di società e scatole cinesi. È noto alle cronache per essere rappresentante nell'isola di St. Lucia della «Corpag», azienda di servizi con sede nelle Antille olandesi di cui si servono quanti vogliono fare affari senza pubblicità.

Oltre che dell'Atlantis, Walfenzao - attraverso incroci della Corpag - lo ritroviamo come amministratore della «Printemps Ltd», la società che, con appena un mese di vita alle spalle, nel 2008 acquista da An a pochi spiccioli (300mila euro a fronte di una quotazione di mercato di cinque volte tanto) l'appartamento di Montecarlo donato dalla contessa Anna Maria Colleoni e finito miracolosamente in uso a Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della Camera.

La proprietà della «Printemps Ltd» era schermata. Si conosceva solo la sede: Manoel Street 10, a St. Lucia. L'ufficio di Walfenzao. Cento giorni dopo, l'appartamento monegasco di Boulevard Princesse Charlotte 14 cambia nuovamente proprietà e viene ceduto per 330mila euro a un'altra società «fantasma », la Timara Ltd, domiciliata sempre presso lo studio di Walfenzao e amministrata da Tony Izelaar e Suzy Beach, uomini della «Corpag». Il ruolo di Walfenzao, nell' affaire monegasco, è centrale se si considera che presso la sua residenza monegasca il «cognato con la Ferrari» domiciliava le sue utenze personali.

Altre «coincidenze» saldano l' entourage di Fini ad Atlantis e a Corallo. Basti pensare alle e-mail partite dalla segreteria di Giampiero Massolo, oggi capo dei servizi segreti, ex capo di Gabinetto di Fini alla Farnesina, per sponsorizzare senza successo la nomina di Corallo jr a console onorario a Philipsburg, capoluogo dell'isola di St. Marteen. O, ancora, alla circostanza che, nel collegio difensivo della Atlantis, a un certo punto s'è materializzata Giulia Bongiorno, pasionaria di Fini, deputata di Fli. Una coincidenza, ovviamente. L'ennesima.

(ha collaborato Simone Di Meo)

 

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