
“CONQUISTAI MIA MOGLIE CANTANDOLE 'L’APPUNTAMENTO' DI ORNELLA VANONI AL TELEFONO” – LAMBERTO DINI, 94 ANNI, APRE IL BAULE DEI RICORDI: "DURANTE UNA VISITA A L'AVANA FIDEL CASTRO MI CUCINÒ L’ARAGOSTA E PROPOSE A MIA MOGLIE DI DIVENTARE MINISTRO DELL’AGRICOLTURA DI CUBA" – GLI SCONTRI CON CIAMPI: “MI CHIAMO’ A FARE IL MINISTRO SOLO PER NON FARMI GUIDARE BANKITALIA MA IO RIFIUTAI” - LA SVELENATA SU VERDINI: “CON ME SI COMPORTÒ CON ME IN MANIERA INDEGNA. HO SEMPRE SOSPETTATO CHE FARMI FUORI DALLE LISTE DEL 2013 SIA STATA UNA VENDETTA...”
Tommaso Labate per corriere.it - Estratti
lamberto dini foto di bacco (3)
Lamberto Dini e la mitica moglie Donatella, icona di fine Novecento. «Viveva in Costa Rica, dove guidava le aziende che adesso segue il figlio ed era presidente della Camera di commercio italo-costaricense. Ci conoscemmo nel 1984 durante un suo viaggio di lavoro a Roma, quando io lavoravo ancora in Banca d’Italia».
Amore a prima vista?
«Non era una donna facile da conquistare. E non me la potevo certo cavare con battute e barzellette».
Quindi?
giancarlo elia valori lamberto dini foto di baccco
«Ci avvicinammo piano piano. E al momento giusto tirai fuori le mie doti canore. Durante interminabili telefonate intercontinentali, le intonavo alla cornetta i brani di Ornella Vanoni, a cominciare da L’appuntamento. Lei a un certo punto aggiungeva la sua voce e venivano fuori questi duetti amorosi. Un anno dopo ci sposammo. A giugno abbiamo festeggiato quarant’anni di matrimonio».
La Vanoni l’ha mai saputo?
«Certo. Anni fa, durante un suo concerto, ci vide tra il pubblico e ci dedicò L’appuntamento».
L’aragosta cucinata da Castro è leggenda o realtà?
donatella pasquali zingone e lamberto dini
«Tutto vero. Nel 1997, da ministro degli Esteri del governo Prodi, ero impegnato in un’azione che puntava a far avvicinare Cuba al Mercosur. Durante una visita ufficiale all’Avana, nel corso di un ricevimento organizzato dall’ambasciatore italiano, mi ritrovai seduto accanto a Castro.
I cuochi dell’ambasciata servirono un’ottima aragosta, gradita da tutti. Anche se poi Fidel scandì: “Buona, sì. Ma come la cucino io non la cucina nessuno”. Poi guardò verso di me e mia moglie e disse: “Vi aspetto domani al Palazzo, cucinerò per voi l’aragosta”. E così fece».
Com’era?
«Ottima. Durante quel pranzo, poi, scherzando ma neanche troppo Fidel propose a mia moglie di diventare ministro dell’Agricoltura di Cuba».
mario draghi lamberto dini considerazioni finali di ignazio visco 2023
Prego?
«Girando per l’isola, Donatella aveva notato queste grandi distese per la coltivazione del riso che a suo dire avevano un potenziale non espresso. Castro la ascoltò e le disse: “Facciamo un grande piano per il riso ma a condizione che lei venga a fare il ministro dell’Agricoltura”».
A novantaquattro anni compiuti, Lamberto Dini conserva una lucidità di ricordi che farebbe invidia a un cinquantenne. In pochi, nel panorama politico italiano tra Prima e Seconda Repubblica, possono vantare il suo curriculum. Forse nessuno. È stato ai vertici del Fondo Monetario Internazionale e della Banca d’Italia, presidente del Consiglio, ministro del Tesoro nel primo governo Berlusconi, degli Esteri nei governi di Prodi, D’Alema e Amato.
LAMBERTO DINI - UN GIORNO DA PECORA
Lamberto, allure aristocratica. Da che famiglia proviene?
«Da una famiglia modesta. Mio papà era impiegato in un albergo di Firenze ma venne cacciato per essersi rifiutato di prendere la tessera del partito fascista. Con l’aiuto di mia mamma, fu costretto a reinventarsi fruttivendolo».
(…)
Quando venne ucciso Kennedy, nel 1963, lei lavorava già al Fondo monetario internazionale a Washington. Come ci finì?
«Dopo il diploma mi iscrissi alla facoltà di Economia di Firenze solo perché era la più vicina a casa. Allievo di Cesare Cosciani, di cui sono stato assistente alla cattedra di Finanza pubblica a Roma, ho tentato il concorso per la borsa di studio Fulbright e l’ho vinto: da lì prima sono andato nel Minnesota, poi sono finito nel Michigan, quindi a Washington dove sono entrato al Fondo monetario».
SILVIO BERLUSCONI LAMBERTO DINI
Come mai tornò in Italia alla fine degli anni Settanta?
«Fu una scelta difficile ma obbligata dall’azione folle dei magistrati che nel 1979 arrestarono il governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi e il direttore generale Mario Sarcinelli».
Poi si scoprì che dietro c’era la P2.
«Esattamente. Ma il governo Cossiga dovette comunque ridisegnare i vertici di Palazzo Koch: chiamarono Carlo Azeglio Ciampi a fare il governatore al posto di Baffi e il sottoscritto a fare il direttore generale al posto di Sarcinelli».
Lei e Ciampi non siete mai andati d’accordo. Perché?
SILVIO BERLUSCONI LAMBERTO DINI
«Non era una questione di rapporti umani, che comunque erano improntati al massimo della cordialità reciproca. Più semplicemente, avevamo due impostazioni diverse: Ciampi era cresciuto nel mito del Partito d’azione, quindi era di sinistra; io mi ero formato negli Stati Uniti, quindi liberaldemocratico fino al midollo. Quando nel 1993 fu nominato per formare il governo, Carlo Azeglio mi chiamò a fare il ministro del Commercio con l’estero con il solo obiettivo di togliere il mio nome dall’elenco dei suoi successori alla carica di governatore di Bankitalia».
carlo azeglio ciampi lamberto dini
Perché?
«Voleva che a prendere il suo posto fosse Tommaso Padoa-Schioppa. Io rifiutai, a voce e anche per iscritto, di entrare nel suo governo».
Ma non diventò comunque governatore.
«Il governo uscente, con maggioranza democristiana, scelse Antonio Fazio perché era un cattolico decisamente più fervente del sottoscritto. Comunque con Fazio, con cui c’era una grande amicizia, facemmo un patto: chi tra i due non sarebbe stato scelto, sarebbe rimasto a fare il direttore generale dell’altro. E così andò».
Durò poco, il patto, però.
lamberto e donatella dini fidel castro
«Quando Berlusconi vinse le elezioni, mi scelse per andare a fare il ministro del Tesoro. Il primo a sondarmi fu Gianni Letta, poi parlai direttamente col presidente del Consiglio incaricato. Ma a Natale, dopo il ribaltone di Bossi, il governo non c’era già più. E così mi ritrovai pensionato e con uno stipendio da ministro che superava di poco il milione di lire».
E la presidenza del Consiglio?
«Nel centrodestra, a cominciare da Fini, tutti premevano per andare alle urne. Il presidente Scalfaro si oppose. E nelle consultazioni per la formazione del nuovo governo, Berlusconi fece il mio nome per Palazzo Chigi. Salvo poi, a sorpresa, non votare la fiducia».
OSCAR LUIGI SCALFARO LAMBERTO DINI
La riforma che rivoluzionò il sistema pensionistico.
«Era uno dei quattro punti del programma dell’esecutivo, insieme alla riduzione del disavanzo, alla legge elettorale per l’elezione diretta dei presidenti di regione, alla par condicio: un momento storico. Fu fondamentale la collaborazione di Sergio Cofferati, Pietro Larizza e Sergio D’Antoni, i leader di Cgil, Cisl e Uil».
Poi creò anche un partito, Rinnovamento Italiano.
OSCAR LUIGI SCALFARO LAMBERTO DINI
«Fondato in fretta e furia prima delle elezioni del 1996. Scelsi di stare nel centrosinistra solo perché là c’erano i partiti che avevano sostenuto il mio governo. Superammo lo sbarramento del 4 percento e, grazie a quel risultato, consentimmo ai post-comunisti di entrare per la prima volta in un governo dopo aver vinto le elezioni. Al brindisi durante la prima riunione del Prodi I, Luigi Berlinguer alzò il calice e disse: “Dobbiamo ringraziare Dini, che si è formato negli Stati Uniti d’America, se noi comunisti oggi siamo al governo”».
Visti da vicino: Silvio Berlusconi, di cui fu ministro del Tesoro.
«Aveva un grande rispetto per il mio ruolo. Prima di ogni decisione importante, in consiglio dei ministri si voltava verso di me: “Lamberto, tu che ne pensi?”».
Romano Prodi, di cui fu ministro degli Esteri.
«Rapporto ottimo. Non interferiva mai con le scelte della Farnesina».
Massimo D’Alema, che la confermò nell’incarico.
oliviero diliberto lamberto dini donatella zingone foto di bacco
«Uomo di una coerenza inossidabile, che in pochi gli riconoscono: si dimise da presidente del Consiglio dopo aver perso le regionali del 2000 mentre tutti, io per primo, gli chiedevamo di soprassedere».
Nel 2013, dopo una legislatura insieme alla maggioranza berlusconiana, decise di lasciare la politica. Come mai?
«Avevo già superato gli ottant’anni, quindi ci stava che potessi fare un passo indietro. Berlusconi e Letta però insistettero perché ci ripensassi».
E poi?
«Incontrai l’ostilità di Denis Verdini, che si comportò con me in maniera indegna».
Come mai?
lamberto dini lian sheng giancarlo elia valori foto di bacco
«Qualche tempo prima, quando Bankitalia aveva chiesto l’amministrazione straordinaria per la banca che presiedeva, sapendo che a Palazzo Koch avevo lavorato per tanti anni e avevo tante entrature, Verdini mi aveva avvicinato per sapere se c’era modo di intervenire perché modificassero quella decisione. Gli risposi che non stava né in cielo né in terra. Ho sempre sospettato che farmi fuori dalle liste del 2013 sia stata una specie di vendetta».
Giorgia Meloni le piace?
«Brava, meticolosa, studia tantissimo. Il fatto che rispetti le sue azioni, però, non vuol dire che condivida le sue decisioni».
Trump?
lamberto dini daniele franco foto di bacco
«Mi fa paura. Sta smontando il sistema commerciale che gli stessi Stati Uniti hanno fondato».
Quali sono le sue passioni private?
«Il calcio. Oltre alla Fiorentina, di cui sono tifoso da sempre, nel tempo libero guardo tantissime partite. Mi piace analizzare le tattiche e le strategie degli allenatori».
Morire le fa paura?
«Se la testa mi aiuta, come sta facendo ancora, spero di andare avanti ancora per un po’».
All’aldilà ci pensa?
«No. Per un motivo semplicissimo. Mi ha convinto la tesi di Corrado Augias: se esistesse, in un modo o nell’altro l’avremmo già scoperto»
lamberto dini oliviero diliberto foto di bacco
lamberto dini
lamberto dini umberto vattani foto di bacco
LAMBERTO DINI A PORTA PORTESE
lamberto dini
LAMBERTO DINI
achille occhetto massimo d'alema
donatella e lamberto dini
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la regina elisabetta con lamberto dini
susanna agnelli e lamberto dini
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marisela federici con lamberto e donatella dini foto di bacco
donatella e lamberto dini
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MAURIZIO GASPARRI Lamberto Dini LUCIO MALAN GIORGIO MULE EUGENIO GIANI - SANREMO DA PECORA
luca barbareschi lamberto dini foto di bacco
LAMBERTO DINI A UN GIORNO DA PECORA
Andrea Monorchio Carlo Azeglio Ciampi