
“MOLTI PENSANO SIA IMPOSSIBILE PORTARE OLTRE 25 MILIONI DI PERSONE ALLE URNE, IO CREDO IL CONTRARIO” - LA SFIDA (IM)POSSIBILE DI MAURIZIO LANDINI SUI REFERENDUM SU LAVORO (ABROGAZIONE DEL JOBS ACT) E CITTADINANZA – IL QUORUM RESTA UNA CHIMERA. LO ZAR DELLA CGIL CHIEDE AGLI IMPRENDITORI “SERI” DI UNIRSI ALLA SUA BATTAGLIA , “PERCHÉ LE LEGGI SU APPALTI E SUBAPPALTI NON STANNO AIUTANDO CHI FA IMPRESA SERIAMENTE, MA I DELINQUENTI” – RENZI: "UNA CAMPAGNA IDEOLOGICA, LA CGIL ATTACCA ME PRENDENDO A PRETESTO IL JOBS ACT ANZICHÉ ATTACCARE LA MELONI…"
LA SFIDA (IM)POSSIBILE DI LANDINI SUI REFERENDUM, IL QUORUM CHIMERA E LA REPLICA DI RENZI
Filippo Conte per "la Stampa" - Estratti
Sotto una pioggia insistente e davanti ad una platea non troppo numerosa, ma profondamente partecipe, il Segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha parlato a Pisa del referendum previsto per l’inizio di giugno. Al centro del suo intervento il nodo del quorum, spesso percepito come un ostacolo insormontabile in un Paese dove l’astensionismo sembra aver assunto proporzioni strutturali.
Eppure, Landini è ottimista: «Il referendum non è come le elezioni politiche, dove deleghi ad altri il compito di rappresentarti. È una forma di democrazia diretta, è il cittadino che decide. So che molti pensano sia impossibile portare oltre 25 milioni di persone alle urne, ma io credo il contrario. Dobbiamo dire a chi non vota più perché non si sente rappresentato che questa volta si vota per sé stessi, per cambiare la propria condizione».
Il leader sindacale punta il dito contro le ingiustizie del presente: «Nessuno vuole vedere un figlio costretto alla precarietà o una persona cara morire sul lavoro. Ora possiamo fare qualcosa: tornare a votare. È l’azione più semplice, ma anche la più potente che abbiamo. Dobbiamo ridare ai cittadini il potere di decidere».
Secondo il Segretario, quella dei referendum non è una semplice battaglia sindacale, ma è una battaglia culturale. Indire i referendum, in effetti, non è generalmente un compito classico di un sindacato, ma, secondo Landini, «affrontare questa sfida è responsabilità di chi ha potuto iniziare a lavorare avendo dei diritti, perché non possiamo lasciare a chi viene dopo di noi un mondo senza diritti, senza tutele e con una precarietà senza fine.
Se vogliamo ricostruire un rapporto con le nuove generazioni, dobbiamo agire adesso». Un appello che si estende anche agli imprenditori seri, quelli che rispettano i contratti e investono sulla qualità: «Chiediamo anche a loro di unirsi a questa battaglia, perché le leggi su appalti e subappalti non stanno aiutando chi fa impresa seriamente, ma i delinquenti».
Citando Mediobanca, Landini ricorda come «in questo Paese ci sia stato un aumento senza precedenti dei profitti e l’80% di questi non è stato reinvestito, ma distribuito agli azionisti. Parallelamente, la precarietà aumenta e gli stipendi diminuiscono. Tutto questo va cambiato ed è per questo che credo nel raggiungimento del quorum, perché sarebbe un messaggio forte di un Paese che si è rotto le scatole».
Concentrandosi sul tema delle morti sul lavoro, il Segretario della CGIL si infervora, dimostrando un notevole attaccamento al tema e sottolineando come «finché la salute e la sicurezza sono visti come un costo, questo problema non lo risolverai mai. Quello che è prevalso in questi anni è un’idea di capitalismo che pensa che tutto si possa comprare e vendere, quindi anche la morte sul lavoro viene visto come un costo da pagare per poter massimizzare i profitti.
Il modello di impresa favorito dalle leggi di questi anni è un modello che non solo sfrutta, ma uccide. Se analizziamo quello che è successo con il cantiere di Esselunga a Firenze, per esempio, vediamo che in pochi mesi circa 60 aziende erano entrare in quel cantiere e di queste la metà erano addirittura partite Iva. Questo è avvenuto perché si è teorizzata la frantumazione del processo lavorativo, l’esternalizzazione, con la sola logica di risparmiare. Con i cosiddetti “appalti a cascata” tutti ci devono guadagnare e chi ci rimette, alla fine, è il lavoratore».
Spazio anche al quinto quesito referendario, quello sulla cittadinanza, che Landini lega a doppio filo al mondo del lavoro: «Parliamo di milioni di persone che vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia. Eppure, non possono votare. Abbiamo dato il diritto di voto a chi vive all’estero, ma lo neghiamo a chi fa crescere il Paese da dentro. L’integrazione non è un’opzione, è una necessità. E basta propaganda: sì, i diritti portano anche doveri, ma alzare muri è una sciocchezza».
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Matteo Renzi davanti ad una foto di Maurizio Landini,
Renzi: «Una guerra ideologica, il referendum non cambierà nulla. La sinistra parli di salari e bollette»
Estratto dell'articolo di Enrico Marro per il "Corriere della Sera"
Senatore Matteo Renzi (Italia viva), in attesa del faccia a faccia sui referendum che lei ha proposto a Landini, intanto proviamo un confronto a distanza. Il segretario della Cgil, nell’intervista pubblicata ieri sul Corriere, sostiene che dei 5 referendum su lavoro e cittadinanza non si stia parlando, in particolare non lo farebbero maggioranza e governo. Ha ragione?
«Ha ragione sul fatto che il governo non vuole parlarne. Ma ha sbagliato a fare una campagna ideologica, prendendo a pretesto il Jobs act. È una riforma di dieci anni fa che non c’entra nulla con la precarietà! La Cgil attacca me guardando al passato anziché attaccare la Meloni parlando del futuro. Sarebbe meglio parlare dei veri problemi di oggi che non sono i licenziamenti ma gli stipendi troppo bassi».