SOFFRITTI D’INTERESSI - A CHI AFFIDA IL GOVERNO LA LEGGE SUL CONFLITTO D’INTERESSI? A GITTI E BASSANINI, DUE CAMPIONI DEL CUMULO DI POLTRONE!

Stefano Sansonetti per “il Giornale
 
Una proposta nuova di zecca sull'eterna questione della lotta al conflitto di interessi. Nei prossimi giorni, sul tavolo del governo guidato da Matteo Renzi, planerà un testo di legge composto da 20 articoli.
 
Chi li ha scritti? L'Astrid, pensatoio vicino alla sinistra presieduto dall'ex ministro Ds della Funzione pubblica Franco Bassanini, che oggi siede pure sulla poltrona di presidente di quella Cassa depositi e prestiti che è controllata al'80% dal ministero dell'Economia. Non c'è che dire, Bassanini e soci stanno facendo le cose in grande.
 
La proposta sarà infatti discussa in un incontro in programma per il 4 giugno, al quale parteciperà anche il deputato dell'ormai defunta Scelta civica, Gregorio Gitti, incidentalmente genero del banchiere «prodiano» Giovanni Bazoli, dominus di Intesa Sanpaolo. Naturalmente il progetto è tale che non poteva che essere discusso e portato avanti da personaggi che di conflitto di interessi se ne intendono.
 
Diciamo innanzitutto che la bozza, nelle intenzioni dei «legislatori» di Astrid, dovrebbe essere applicata al presidente della Repubblica, ai parlamentari, ai componenti delle Autorità indipendenti e ai titolari della cariche di governo. Il tutto nell'assunto che, recita l'articolo 2, «sussiste conflitto d'interessi in tutti i casi in cui il titolare di una carica o di un ufficio pubblico è titolare di un interesse economico privato differenziato rispetto a quello della generalità o di intere categorie di cittadini e tale da poter condizionare l'esercizio delle sue funzioni pubbliche».
 
Ovviamente ci vuole qualcuno che vigili. Per questo la proposta tira fuori dal cilindro l'ennesima Authority «indipendente», che dovrebbe essere costituita sotto il nome di «Autorità di vigilanza sui conflitti di interessi». Composta da 5 membri, potrebbe avere in pianta organica fino a 90 dipendenti. Di più, perché il costo del nuovo carrozzone sarebbe pari «a 30 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014». Alla faccia della spending review.
 
Inutile dire che la bozza di Astrid si guarda bene dal toccare situazioni di conflitto d'interessi che il governo Renzi ha regalato nella recente tornata di nomine. Basti pensare a Emma Marcegaglia, nuovo presidente dell'Eni ma contemporaneamente ai vertici della holding di famiglia attivo nella trasformazione dell'acciaio. Attività per la quale il gruppo Marcegaglia è tra i maggiori consumatori di energia. Insomma, può stare la rampolla di famiglia in una società come l'Eni che produce energia?
 
A sentir lei non c'è nessun problema. Tra l'altro l'Eni è uno dei maggiori «finanziatori» della Confindustria, che dai gruppi semi-pubblici associati riceve la quote più sostanziose. Più volte s'è detto che senza questi contributi l'associazione di viale dell'Astronomia andrebbe gambe all'aria. Anche qui, forse non si commette un peccato grave se si arriva a pensare che la Marcegaglia, ex presidente di Confindustria, potrebbe attivarsi per non fare mancare il sostanzioso appoggio finanziario dell'Eni.
 
E poi ci sono gli autori della proposta Astrid sul conflitto d'interessi. Tra questi spicca proprio Bassanini. Il quale ha una certa dimestichezza con il cumulo di poltrone pubbliche e private. Non solo è numero uno della Cassa depositi, ma è anche presidente del consiglio di sorveglianza della società Condotte. Si tratta di uno dei principali gruppi italiani di costruzioni che, guarda caso, spesso e volentieri si trova a sviluppare grandi opere commissionate dagli enti locali e finanziate proprio dalla Cassa depositi. E così Bassanini, che secondo alcuni rumors ambirebbe a inserirsi nella partita della successione a Giorgio Napolitano, tiene un bel piede in due staffe.
 
All'incontro del 4 giugno, come detto, ci sarà anche Gitti, pronto a discutere del conflitto d'interessi con la massima cognizione di causa. Genero del prodiano Bazoli, dopo un lungo corteggiamento con il Pd nel 2013 è riuscito a strappare uno scranno alla Camera sotto le insegne della ormai esangue Scelta civica. Ma si dà il caso che Gitti sia anche tra i titolari di uno studio legale che offre consulenze lautamente pagate proprio alla Cassa depositi, a Intesa e a Ubi Banca.
 
Del resto i contatti tra Gitti e la Cdp sono favoriti dall'amministratore delegato del colosso pubblico, Giovanni Gorno Tempini, che vanta un passato in Hopa, Mittel e Intesa, in pratica tutta la filiera tanto cara a Bazoli. Così come i contatti tra Gitti e Ubi sono confermati da tutta una serie di poltrone occupate dall'avvocato-deputato, che è presidente di 24-7 Finance srl, Lombardia Lease Finance 4 srl, Ubi Finance 2 srl e Ubi Finance 3 srl, ovvero tutte società veicolo del gruppo bancario.
 
Per non parlare del fatto che, come emerge dall'archivio delle camere di commercio e dalla sua dichiarazione patrimoniale pubblicata sul sito della Camera, Gitti risulta pure consigliere di amministrazione di Skira editore (gruppo Rcs) e della Bassilichi spa, società specializzata in servizi di outsourcing che vede tra i suoi clienti pubbliche amministrazioni come Asl e università. E chi più ne ha più ne metta. Il tutto per un groviglio di interessi che, c'è da scommettere, renderà quanto mai animato il dibattito sulla proposta Bassanini.Franco Bassanini e Linda Lanzillotta Franco Bassanini e Linda Lanzillotta GREGORIO GITTI FOTOGRAFATO DA STYLE DEL CORRIERE GREGORIO GITTI FOTOGRAFATO DA STYLE DEL CORRIERE Mussari Passera Bassanini Mussari Passera Bassanini Gregorio GittiGregorio Gitti

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?