IL TEATRINO DEL PORCELLUM – LA LEGGE ELETTORALE ALL’ESAME DELLA CONSULTA E’ UNA MANFRINA: TORNERA’ IL MATTARELLUM, COSÌ NAPOLITANO METTE IN SICUREZZA IL GOVERNO FINO AL 2015

Ugo Magri per "la Stampa"

Alle 9 e 30 i giudici costituzionali si chiuderanno in camera di consiglio per occuparsi finalmente del «Porcellum». Ieri non hanno fatto in tempo, perché altre 16 questioni avevano la precedenza. Si sono limitati a sentire in udienza pubblica le ragioni del ricorso contro la legge elettorale vigente, rappresentate dagli avvocati Bozzi, Tani e Besostri, più un asettico résumé del giudice relatore, Tesauro. Nessuno si è fatto avanti per difendere il «Porcellum».

Anche da ciò si desume quale sarà il suo destino. Oggi dunque la Corte cancellerà la legge-scandalo? Farà giustizia del premio di maggioranza e delle liste bloccate che infarciscono le Camere di «nominati»? Non è detto. Anzi, pare improbabile. Un insistente passaparola scommette che neppure stamane la Corte riuscirà a completare l'esame. E siccome i suoi lavori procedono secondo un calendario rigidamente prestabilito, la prima riunione utile per emanare il verdetto cadrebbe nell'anno nuovo, il 14 gennaio.

Questo processo alle intenzioni della Consulta è stato avvalorato una battuta di Grasso, presidente del Senato (e dunque per definizione al corrente degli sviluppi), ancor prima che i 15 giudici si chiudessero in Camera di Consiglio. Ha detto testualmente Grasso: «Oggi la Corte ci ha dato qualche settimana in più...». Insomma: forse senza volere, ha fornito un appiglio alle voci di rinvio.

In realtà, tutto può ancora succedere. Ad esempio, proprio per non dare adito al sospetto di voler traccheggiare, oppure che l'esito sia già stato deciso in alto loco, la Consulta potrebbe forzare i tempi del dibattito, chiudendolo stamane con un verdetto. Altra ipotesi, circolata verso sera: potrebbe rinviare la decisione sul «Porcellum» a gennaio, però ammettendo nel frattempo il ricorso dei proponenti.

Ultima possibilità, considerata da chi è addentro la più probabile: la Corte rinvia, ma lasciando filtrare all'esterno le sue intenzioni, cioè apparecchiando le carte in modo che tutti intuiscano dove si andrà a parare.

Se si dà retta al solito tam-tam, la prospettiva pare sia quella di cancellare il «Porcellum» e di riportare in vita la legge che c'era prima, vale a dire il «Mattarellum». Tale soluzione «neutra» (o «salomonica» se si preferisce l'immagine) verrebbe preferita alla cancellazione del «premio» di maggioranza, in apparenza più semplice ma politicamente più «hard», poiché riporterebbe le lancette dell'orologio ai tempi della Prima Repubblica, quando si votava con il proporzionale puro...

Viceversa, la «reviviscenza» della vecchia legge avrebbe un effetto collaterale cui Napolitano tiene parecchio: quello di mettere in sicurezza la legislatura, quantomeno fino al 2015. Infatti, segnala il costituzionalista Ceccanti, il «Mattarellum» andrebbe per forza aggiornato alla versione 2.0 ridisegnando i collegi in base al censimento della popolazione. Passerebbero mesi. Nel frattempo, il governo potrebbe tirare avanti senza il rischio delle urne.

Poi, se i partiti vorranno darsi un'altra legge elettorale, magari a doppio turno, liberissimi di provarci. Grasso, sempre lui, ieri ha scandalizzato il centrodestra dichiarando che, in caso di stallo nel dibattito sulla riforma, «non esiterebbe un attimo» a cedere il testimone, lasciando campo libero ai dirimpettai della Camera.

È una disponibilità apprezzatissima dai renziani (in particolare da Anzaldi e da Marcucci), perché il futuro segretario Pd gradirebbe ripartire da Montecitorio dove il suo partito dispone della maggioranza assoluta. Nelle intenzioni di Renzi, tutta la materia delle riforme dovrà essere oggetto del patto di maggioranza da riscrivere. Per cui Letta è a un bivio: o vara entro la settimana la riforma del bicameralismo e il «taglio» dei parlamentari, oppure questi disegni di legge (che sono già pronti, conferma il ministro Quagliariello) finiranno nel calderone di una trattativa condotta non dal premier, ma dal nuovo, giovane e ambizioso segretario Pd.

 

 

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