LETTA VEDE L’ORIZZONTE 2015, MA SE I “DISSIDENTI” NON FORMERANNO GRUPPI AUTONOMI, IL PD RISCHIA DI IMPLODERE

Francesco Bei per "la Repubblica"

«Adesso ci rimbocchiamo le maniche e andiamo avanti fino al 2015». Enrico Letta tira il fiato dopo una giornata che a Palazzo Chigi amano definire «storica». Un aggettivo giustificato dal fatto che Silvio Berlusconi, per il premier, «ormai è il passato, il futuro del Pdl è nelle mani di Alfano».

Un esito per la verità ancora non acquisito, ma su cui Letta ha puntato tutto. «Enrico - spiega un ministro del Pd - da oggi in poi farà come se il Cavaliere non ci fosse,
etsi Berlusconius non daretur, per dirla alla Ratzinger». È proprio sul patto politico con il segretario del Pdl che si regge la nuova maggioranza di larghe intese. Un'intesa suggellata ieri all'ora di pranzo a palazzo Chigi e che dovrà reggere alla prova dei prossimi passaggi parlamentari, prima fra tutti la legge di Stabilità.

Quando al Senato la giravolta di Berlusconi è ormai compiuta e sta iniziando la prima "chiama" dei senatori, Letta e Franceschini tornano a palazzo Chigi per fare il punto sulla novità e calibrare le prossime mosse in vista del dibattito a Montecitorio. La questione politica sul tavolo è enorme: si tratta di immaginare una controffensiva per impedire che il colpo di scena del Cavaliere faccia saltare i nervi al Pd. Il rischio infatti è che il rinculo sia così forte da terremotare il governo. È in quel momento che il premier decide di stabilire una netta distinzione fra maggioranza «numerica» e maggioranza «politica».

Con la prima che include Berlusconi, ma senza che il Cavaliere sia più necessario a sostenere il governo. È un modo per spingerlo verso un appoggio esterno visto che, come fanno notare a palazzo Chigi, «Berlusconi non ha più un ministro: rispondono tutti ad Alfano».

A sostanziare la «maggioranza politica» sono i numeri. Quelli che Letta ha in mano fin dalla mattina e che lo rendono spavaldo. Paolo Naccarato, uno dei catalizzatori del dissenso, ha ritirato fuori dal baule la cravatta blu con i "quattro gatti" di Cossiga, quelli dell'Udr che consentirono la nascita del governo D'Alema. A Tremonti sussurra in un orecchio la battuta: «I gatti erano quattro, i nostri senatori saranno quarantaquattro».

Nel pallottoliere di palazzo Chigi sono 169 voti sicuri, senza contare gli eventuali dissidenti grillini, Gal o i senatori a vita. Numeri che Berlusconi conosce e che gli vengono confermati da un rassegnato Verdini: «Alfano ha già in mano 23 dei nostri, ma ce ne sono altri 34 pronti a votare a favore del governo alla seconda chiama». È uno smottamento
gigantesco: 57 senatori su 91. Alfano è riuscito a mettere il Cavaliere in minoranza nel suo stesso partito.

Il problema per il premier è ora un altro. Rendere digeribile per il Pd la "novità" della presenza di Berlusconi. Una sorpresa assoluta per Letta. Tanto che quando Nicola Latorre ieri mattina, annusata l'aria nel Pdl, si avvicina ai banchi del governo per avvertirlo che il leader di Forza Italia sta per rientrare in maggioranza, il premier strabuzza gli occhi e scaccia l'idea con un gesto della mano: «Non sia mai. Impossibile!». E invece...

Al summit di emergenza a palazzo Chigi, all'ora di pranzo, si aggiungono i ministri Quagliariello e Lupi, che ormai operano come incursori nelle linee nemiche. La richiesta del premier ai due ministri Pdl è precisa: dovete assolutamente formare dei gruppi autonomi, altrimenti sembrerà tutta una messa in scena. E il Pd esploderà. Il timore di Letta riguarda anche Matteo Renzi, che potrebbe far saltare la tregua siglata martedì e ricominciare a bombardare le larghe intese. Servono quindi i gruppi "diversamente berlusconiani" per segnare la differenza tra la nuova maggioranza con Alfano e il cerchio più largo che include anche Berlusconi e i suoi falchi.

«Se il gruppo di Alfano e colleghi non dovesse nascere al Senato, allora sarebbe meglio calare in fretta il sipario su questa commedia», ammette anche il capogruppo montiano Gianluca Susta. Ma la questione non è così semplice da risolvere e non si tratta stavolta di mancanza di "quid". Quagliariello e Lupi spiegano infatti che esiste un serio problema di "brand" Pdl da risolvere. Chi lo può utilizzare? Sarebbe meglio mettersi d'accordo con Berlusconi su chi si debba tenere il Pdl e chi Forza Italia, senza lasciare che a decidere la cosa sia un tribunale. Anche per questo ieri sera Alfano e tornato a palazzo Grazioli per trattare con il Cavaliere.

Nel quartier generale lettiano, viste le difficoltà di procedere senza indugio con i nuovi gruppi parlamentari, in queste ore si valutano anche scenari alternativi. Se Alfano infatti riuscisse nel suo tentativo di prendere il comando a piazza San Lorenzo in Lucina, emarginando Santanchè e Verdini, allora sarebbe fatta. Anzi, per Letta sarebbe anche meglio.

A quel punto non avrebbe più l'assillo di Brunetta e Capezzone nella scrittura della legge di Stabilità. «Sarà una legge di Stabilità senza sconti per nessuno, da paese europeo serio», confida Francesco Boccia. Della questione decadenza invece non parla più nessuno. Come se fosse sparita dai radar. Certo, Alfano & Co. voteranno contro, «ma - spiega un ministro - non ci sarà alcuna conseguenza sul governo ». È un'altra clausola del patto tra «Enrico» e «Angelino».

 

alfano e letta duo extra letta alfano sitoweb x saccomanni, alfano e lettaScilipoti rieletto anche stavolta qui con Quagliarielloarticle LORENZIN E QUAGLIARIELLORenzi epifanibrunetta ravello.jpgMANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO RENATO BRUNETTA NITTO PALMA Capezzone

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…