1. DICE CHE HA VINTO LUI, IL LETTAENRICO: “IL VOTO RAFFORZA LO SCHEMA DELLE LARGHE INTESE”. E GIÀ PENSA DI ARRIVARE AL 2015. IN OGNI CASO A QUELL’AVANZO DI PARROCCHIA DEL LETTA JUNIOR È SCAPPATO UN PEZZO DI VERITÀ: CON TALI RISULTATI AL PDL CONVIENE STARE FERMO E BUONO E IL PD PUÒ CREDERE CHE LE LARGHE INTESE GLI FACCIANO BENE 2. TUTTI SEMBRANO ESSERSI DIMENTICATI CHE IL 19 GIUGNO LA CONSULTA DECIDERÀ SUL PROCESSO MEDIASET. LÌ SI VEDRÀ QUANTA FORZA HA “LO SCHEMA DELLE LARGHE INTESE”. PERCHÉ O IL BANANA INCASSA IL SALVACONDOTTO O SARANNO GUAI. ALTRO CHE 2015 3. QUATTRO ROMANI SU DIECI VANNO A VOTARE E MANDANO A CASA ALÈDANNO. LA VITTORIA TOCCA A UN SIGNORE CHE NON HA VOLUTO IL SIMBOLO DEL PD ACCANTO AL PROPRIO NOME, CHE SI È DICHIARATO “FRATELLO” SOLO DI PISAPIPPA, ZEDDA E SERRACCHIANI E CHE DA SENATORE NON HA VOTATO LA FIDUCIA AL GOVERNINO DI LETTA. QUESTO È IGNAZIO MARINO, TANTO PER CAPIRE DI CHI È REALMENTE LA VITTORIA DI ROMA. DI MARINO RIDENS

a cura di Colin Ward e Critical Mess (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - DALLE LARGHE INTESE ALLE LUNGHE PRETESE
Dice praticamente che ha vinto lui, il Lettaenrico che per Re Giorgio Banalitano un giorno è a termine e l'altro invece no. "Il voto rafforza lo schema delle larghe intese". E già pensa di arrivare al 2015. Sarà, ma alle comunali si scelgono candidati fieramente contrapposti, non marmellate di pacificazione nazionale.

In ogni caso a quell'avanzo di parrocchia del Letta junior è scappato un pezzo di verità: con questi risultati al Pdl conviene stare fermo e buono e il Pd può credere che le larghe intese gli facciano bene. E pazienza se, come vedremo, la realtà è un po' diversa. Intanto tutti sembrano essersi dimenticati che il 19 giugno la Consulta deciderà sul processo Mediaset. Lì si vedrà quanta forza ha "lo schema delle larghe intese". Perché o il Banana incassa il salvacondotto giudiziario o saranno guai. Altro che 2015.

La Repubblica dei renziani racconta nientepopodimenochè "La luna di miele di Letta a Palazzo Chigi. ‘Berlusconi non c'è più nel Paese'. Il premier: non detta lui la linea e il M5S è stato svuotato. Il presidente del Consiglio ora è sicuro di poter scavallare il 2014 e arrivare al 2015" (p. 7).

Il Corriere delle larghe intese creditizie dà la linea al giovane Enrico e allo vecchio Silvio: "Letta, doppia mossa per blindarsi. Il premier si compiace del risultato del Pd ma non molla il Cavaliere. Nel centrodestra nessuna volontà di scaricare contraccolpi sul governo" (p. 3). La mette un po' diversamente il Messaggero che riferisce: "Alfano incaricato da Berlusconi di avvisare Letta: si dia una mission o non funziona più" (p. 5). Ma è uno spiffero isolato, come si ricava anche dal Sole 24 Ore: "Letta: più forti le larghe intese. Alfano esclude conseguenze per il governo: ‘La vita continua" (p. 12).

2 - INTESTARSI IL MARZIANO
Quattro romani su dieci vanno a votare e mandano a casa Alèdanno. La vittoria tocca a un signore che non ha voluto il simbolo del Pd accanto al proprio nome, che si è dichiarato "fratello" solo di Pisapippa, Zedda e Serracchiani e che da senatore non ha votato la fiducia al governino di Lettaenrico. Questo è Ignazio Marino, tanto per capire di chi è realmente la vittoria di Roma. Di Marino. Repubblica: "Il ‘marziano' libera la Capitale. ‘Ora voglio vedere i romani sorridere'. I militanti del centrosinistra hanno festeggiato a Piazza del Campidoglio al grido di Bella Ciao. Il chirurgo vorrebbe chiedere a Stefano Rodotà di entrare nella sua squadra comunale" (p. 3).

Sul Corriere un patetico virgolettato di Epifanio Epifani, imbucato alla festa per il Campidoglio: "Il mio contributo? Essere stato vicino al territorio" (p. 9). La Stampa ironizza su Largo del Nazzareno: "Il Pd esulta, e tutti cercano di intestarsi il ‘cappotto'. Correnti in gara pure sulla vittoria. Epifani: ‘Rivincita sulle politiche'" (p. 5). Perplesso il Cetriolo Quotidiano: "Il Pd di governo rivendica la vittoria. Epifani & Letta soddisfatti. Quattro neosindaci sono renziani. In segreteria comincia la battaglia su regole e tempi del congresso" (p.4). Ah ecco, meno male. La base ne va ghiotta.

Sul Messaggero tracima Dario Franceschini: "Premiata la nostra scelta di fronte all'emergenza del Paese. Gli italiani ci hanno detto: risolveteci i problemi, il lavoro che non c'è, la casa che manca, i debiti. E' quello che stiamo cercando di fare" (p. 7). Come no. Poi Franceschini parla di Matteuccio Renzi con una sufficienza da vecchio capo bastone: "Renzi è la prima risorsa che abbiamo adesso. In questo momento dobbiamo decidere insieme a lui il modo migliore di spenderlo, per il Pd e per il Paese".

E visto che mentre decidono come spenderlo cercano di fregarlo sulle regole interne, ecco che plana sul dibattito il valoroso mago Dalemix: "Lo stop di D'Alema alle regole anti Renzi. L'ex premier contrario all'idea di mettere mano allo statuto: ‘il nostro elettorato non capirebbe'. Zingaretti sempre più tentato dalla corsa per la guida del partito" (p. 9).

3 - CAINANI AMARI
Pur di non farsi l'esame di coscienza, nel Pdl si ripetono la storiella adulatoria secondo cui "senza Silvio direttamente in campo" non si vince. E' dal '94 che hanno tempo per far sì che non vada in questo modo e il partito abbandoni il suo assetto padronale, ma evidentemente non c'è peggior schiavo di chi lo vuole essere. Impietosa la Stampa: "Il Pdl non ha più grandi città. ‘Nel partito solo Silvio ha i voti'. Crisi sul territorio, le roccaforti più popolose ormai sono Prato e Campobasso. Santanchè: ‘Il Cavaliere ci ha viziati'. Bondi: senza il suo carisma è finita" (p. 3).

"Il Pdl non funziona, va cambiato. Ma senza di me nessuno ce la fa'. Berlusconi: basta partito pesante, torniamo a Forza Italia. Il leader contro la scelta di candidati ‘poco credibili'. Torna l'ipotesi di Fitto vicesegretario" (Repubblica, p. 9).

Il Giornale di Feltrusconi se la cava con le battute: "No Silvio, No party. Una sveglia per il Pdl. Senza Berlusconi in campo, la sinistra vince ovunque". Alessandro Sallusti riesce a scrivere che sulla "disfatta" di ieri "Berlusconi non ci ha messo la faccia e forse neppure il becco, il partito è stato distratto dalle vicende nazionali, probabilmente appagato dal miracolo delle politiche" (p. 1). A Roma, per dirne una, ha fatto tutto Alèdanno da solo.

Anche Libero scrive che "se manca Berlusconi non si vince mai" (p. 1), omettendo di ricordare che al primo turno il Banana si era speso in prima persona, mentre ha marcato visita ai ballottaggi vista la mala parata.

Però sul giornale diretto da Maurizio Belpietro non manca l'autocritica: "Sprofondo azzurro. Servono meno capetti e più leader. I moderati vincono solo se c'è in campo il Cavaliere: spetta a lui avviare un serio ricambio della classe dirigente locale. Troppi capetti hanno fatto fortuna grazie a lui e ora, nascondendosi dietro di lui, impediscono che si cambi e, quel che è peggio, che li si cambi" (Libero, p. 3). Volti pagina ed ecco ampio servizio così titolato: "Il feudo di Imperia. Tramonta il regno di Scajola. E al solito lui se ne accorge dopo".

4 - UN, DUE, TRE, GRILLINO!
Consolarsi con Pomezia. Nel partito di Grillomao i voti non tornano e il rischio di una rapida autodistruzione c'è tutto. "Crollo di Grillo in Sicilia, spera solo a Ragusa. Ai 5 Stelle solo Pomezia e Assemini. Il leader: ‘Cammino lento ma inesorabile'". Inesorabile ma verso dove? Intanto, "Nell'assemblea fiume sfida tra falchi e ribelli. E il transfuga Furnari: ‘Siamo solo i primi'. Riunione tesa ma civile. Voci su nuove defezioni ma anche su appelli a evitare rotture. In sette vanno ad ascoltare Rodotà a un convegno nonostante l'anatema di Grillo" (Repubblica, p. 13).

Per il Corriere, "Tensione all'assemblea dei 5 Stelle: dossier sui media, lite sull'Afghanistan. Malumori per la partecipazione ai funerali del militare italiano. Nuti attacca chi rilascia interviste sgradite, altri criticano l'interventismo del leader" (p. 15). Gode il Giornale del Cainano: "Grillo va sempre più a fondo ma esulta come i vecchi politici" (p. 6).

5 - MA FACCE RIDE!/1
"La moglie di Alemanno promossa da Alfano. La Rauti nominata consigliere per il contrasto alla violenza sulle donne. ‘Nessuna ricompensa, era in ballo da tempo'" (Repubblica, p. 4). Sarà inflessibile nei confronti dei maschi con la spranga.

6 - AGENZIA MASTIKAZZI
Sciaboletta Scajola: "Starò di più a casa. Ho cominciato a raccogliere le memorie della mia vita politica. Ne farò un libro. Ci sono ancora molte cose da raccontare" (Corriere, p. 8).

7 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Non si ferma il vero motore dell'astensione: la crisi. "Male il pil, la ripresa scivola più avanti. Giovannini: peggiore di quello che ci aspettavamo. Il governo a caccia di due miliardi per rinviare di sei mesi l'aumento dell'Iva" (Stampa, p. 24). "La recessione peggiora, cala l'export. Industria in caduta da venti mesi. Confcommercio: ripresa al 2014. Il Tesoro smentisce voci di tassazione dei depositi" (Corriere, p. 16). Tassazione dei depositi? Sì, gli scenari di finanza pubblica sono talmente peggiorati che ieri girava voce di un prelievo dell'8 per mille sui conti in banca. In serata, ha smentito personalmente Saccomanno Saccomanni. Comunque occhio. E' ormai evidente che urge nuova manovra.

8 - DISECONOMY
Da Milano, edificante storia di "esternalizzazioni" e di lavoratori impacchettati e venduti come merci qualsiasi. "Farmaceutica, sotto accusa Pfizer e Marvecs. I pm di Milano indagano i vertici dei due grandi gruppi per concorso in bancarotta fraudolenta. Le aziende avrebbero ottenuto indebiti vantaggi fiscali a spese di centinaia di lavoratori esternalizzati o licenziati". Marvecs, pur destinata al fallimento e con i bilanci dissestati, avrebbe assunto un migliaio di lavoratori predestinati alla disoccupazione "con la complicità, secondo l'accusa, di manager di multinazionali del calibro di Pfizer Italia" (Cetriolo Quotidiano, p. 10).

9 - VIA CRUCIS SOLFERINO
Il problema è che i giornali costano, specie se sono mal gestiti. Ma come per Pirelli, l'importante è avere delle banche che ti assistono amorevolmente. In attesa di riassegnare i posti a tavola nel nuovo patto di sindacato, continua il crollo del titolo Rcs in Borsa. Ma è tutto sotto controllo, per carità. Per il Messaggero, "Le banche sono orientate a uno sconto del 30-35%" per le nuove azioni post aumento di capitale (p. 17).

E a piazza Affari il titolo Rcs si sta adeguando a quel livello e ieri ha perso il 9%. Sul Sole, le grandi manovre: "Rcs, l'aumento sul tavolo del patto. Via libera dei soci a convocare dopo la ricapitalizzazione un incontro con Della Valle e Rotelli. Giovedì atteso il consiglio sull'operazione. Il ceo Jovane: sul piano aperti a tutti i suggerimenti" (p. 28). Cioè la notizia è che i grandi soci sono disposti a incontrare i grandi soci. Sono veramente degli azionisti privilegiati quel Rotelli e lo Scarparo a pallini!

 

LETTA E napolitano Giorgio Napolitano e Enrico Letta BERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALIberlusconi e alfano MARINO serracchiani default DARIO FRANCESCHINI MATTEO RENZI E DEBORAH SERRACCHIANI jpegNicola Zingaretti L’arrivo a Montecitorio di Daniela Santanchèbelpietro claudio scajola GRILLO A ROMAIsabella Rauti e Gianni Alemanno pfizerDiego della valleGiuseppe Rotelli

Ultimi Dagoreport

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...