STALIN, BASTA LA PAROLA – QUELLO CHE HA FATTO ALLA RUSSIA L’HA FATTO ALLA FAMIGLIA - LA SECONDA MOGLIE SI SUICIDÒ, LA FIGLIA SVETLANA HA VISSUTO NEGLI USA UNA VITA TORMENTATA, IL FIGLIO VASSILI MORÌ ALCOLIZZATO A 40 ANNI E L’ALTRO, YASCIA, PRIGIONIERO DAI TEDESCHI, SI UCCISE NEL LAGER NAZISTA, QUANDO SCOPRÌ CHE SUO PADRE AVEVA RIFIUTATO DI SCAMBIARLO CON UN GENERALE TEDESCO…

Da "Libero"

Per gentile concessione, pubblichiamo la prefazione di Maria Giovanna Maglie, firma di Libero, al libro La scelta di Nadja di Angela Feo (Sassoscritto, pp.
109, euro 9). Il volume racconta la storia della seconda moglie di
Stalin, che si tolse la vita al Cremlino. La stampa sovietica disse che era morta di peritonite. Pare che Stalin abbia commentato: «Mi ha lasciato da nemica».

Le storie di donne oppresse in fondo si assomigliano tutte, è incredibile la loro universalità. Soffrono allo stesso modo al calore e all'ombra del Palazzo del Cremlino come nel gelo di una capanna di pastori in Anatolia. Ricordo ancora la visione disturbante di un film turco, Yol.

Erano tutti poveri, perseguitati e miserabili i personaggi, maschi e femmine, eppure il destino della donna prostituitasi per sopravvivere con i figli mentre il marito era in prigione politica riusciva ad essere il più terribile: incatenata come una bestia dai parenti di lui, in attesa della morte certa che l'uomo offeso, appena liberato, avrebbe dovuto per forza di tradizione infliggerle.

Le donne sono sempre vittime due volte. Nadja è morta a trent'anni senza essere riuscita a diventare l'adulta che tanto avrebbe voluto diventare; oppure è morta e trent'anni per non diventare (...) quel che il destino e Stalin le avevano riservato. La morte l'ha protetta e salvata. Sua figlia Svetlana, in una frase che fa da cappello a questo libro, insiste caparbiamente a dire che sua madre fu solo sé stessa.

Bella frase, colma di rimpianto e considerazione, dettata dal desiderio di dissipare qualunque chiacchiera di troppo sulla vita e sulla fine di una madre amata anche se poco conosciuta, ma non risponde a verità. Nadja si è uccisa perché era l'unico modo per diventare finalmente sé stessa; si è uccisa per non vedere quel che sapeva sarebbe accaduto al Paese e alle persone, per salvare almeno la speranza della rivoluzione buona che da bambina con tanta sicurezza e incoscienza le avevano insegnato. Si è sottratta al mostro, rinnegando così la vergogna di averlo amato.

La storia che è seguita le dà tristemente ragione. È la storia, a lungo ignorata e rimossa dall'Occidente, e dall'Italia del Partito comunista dalla faccia pulita, tanto amato dalla buona borghesia, di decine di famiglie i cui legami, una generazione dopo l'altra, si spezzano sotto ondate repressive che hanno il culmine nel grande terrore del 1937-1938, ma che continuano nei decenni successivi.

Con il tempo le repressioni allargano sempre più la sfera sociale delle vittime; sono nobili, contadini benestanti o kulaki, ebrei, membri di nazionalità non russe, sono gli sfortunati che non possono dimostrare origini proletarie o che semplicemente suscitano un qualche sospetto, una invidia, nel potere sovietico. Alla fine dell'opera tragica non vi è famiglia che non sia stata attaccata e violata, con lo strascico che il terrore sistematico sempre si porta dietro di strategie estreme di sopravvivenza, di tradimenti infami, di silenzi traumatici, di paure mai superate, di menzogne inconfessabili.

Nessuna società esce indenne da tale poderoso lavoro di corruzione: non rinnegando parentele e amicizie, chiudendo gli occhi di fronte ad atrocità, accettando di avere genitori, fratelli, parenti tra i «nemici del popolo» e imparando a rinnegarli, a nascondere legami profondi. L'illusione dei primi anni, quella che aveva provato Nadja adolescente, era l'opposto della plumbea realtà che Stalin costruì.

Il comunismo doveva essere come un'età dell'oro, le ingiustizie della Russia dello zar cancellate, tutto a disposizione e gratuito, per tutti l'opportunità della vita migliore possibile. La disillusione fu cocente, ma anche la rimozione fu potente. Perfino dopo la guerra, per moltissimi cittadini sovietici la vittoria contro il nazismo, al fianco di americani e inglesi, la spartizione assai generosa per l'Unione Sovietica che ne seguì, bastò a giustificare tutte le nefandezze che il regime sovietico aveva fatto negli anni del terrore. Nadja non si sarebbe raccontata bugie, non avrebbe coltivato illusioni per chiudere gli occhi. Sarebbe stata una testimone impotentee disperata.

La morte l'ha salvata. Basta vedere che cosa è successo ai vivi, a quelli che intorno a Stalin sono rimasti negli anni del potere cieco e crudele del Piccolo Padre. La figlia Svetlana, che già adulta fuggirà negli Stati Uniti ma non riuscirà mai a trovare pace, scrive di lui: «Era un uomo molto semplice. Molto crudele e molto maleducato. Non c'era niente di complicato in lui. Mi voleva bene e voleva che diventassi una marxista beneducata».

Il figlio del primo matrimonio, Yascia, fatto prigioniero dai tedeschi durante la guerra, si buttò su un reticolato elettrico del lager nazista, e morì folgorato. Aveva saputo dai comandanti del campo che suo padre aveva rifiutato di scambiarlo con un generale tedesco.

«Non si scambia un generale con un semplice comandante di batteria», aveva sentenziato il dittatore. La versione ufficiale parlò naturalmente di una morte eroica. L'altro figlio maschio, Vassili, morì nel 1962, a quarant'anni, piagato da una vita da alcolista cominciata da bambino, quando il padre, incurante delle proteste della moglie Nadja, lo obbligava a bere vino rosso, aspro, forte. Molto semplice, molto crudele. Pochissimi furono i superstiti dei numerosi parenti della prima moglie, gli Svanidze, e della seconda, gli Alliluyev, che pure tanto avevano fatto per Stalin giovane, offrendogli casa, riparo, protezione. Tutti subirono la deportazione. Due cognati furono fucilati, quattro cognate imprigionate.

I parenti ebrei dei capi della nomenklatura fecero la stessa fine. La moglie di Molotov fu esiliata nel Kazakhstan, il marito si limitò semplicemente ad informarla dell'arresto. La moglie di Alexandr Poskrebjsev, primo assistente politico di Stalin, finì in un gulag sul Mar Bianco. La stessa sorte toccò a Nadodza, moglie di Bulganin, a Marija, consorte di Kaganovic, e al genero ebreo di Krusciov.

Nel rapporto del 1963 Nikita Krusciov disse che Stalin aveva commesso dei crimini talmente gravi che «riempiranno tutti i comunisti e il mondo intero d'uno sdegno tale che diverrà impossibile a chiunque di ripeterli». Non era la verità, la destalinizzazione non sarebbe certo bastata né a cambiare le sorti del regime né a restituire libertà, dignità, morale, all'esperienza, per fortuna finita nell'ignominia vent'anni fa, del comunismo al potere in quell'area del mondo che, non dimentichiamolo, è Europa.

Questo libro restituisce a Nadja un po' di verità, la risarcisce di tante menzogne sulla vita e sulla morte. È scritto volutamente con ciglio asciutto e fraseggio aspro, ma si capisce tutta la partecipazione emotiva, tutta la comprensione femminile, in alcuni bozzetti della protagonista. Alla fine della lettura sarà facile ricordarla apparecchiata come per la festa finale, l'abito nero lungo ed elegante, la rosa rossa tra i capelli, nell'ultima sfida. Era una ragazza che aveva visto già tutto il male, che ci aveva dormito insieme. A volte il suicidio può essere l'unica via di scampo.

 

STALIN E SVETLANAStalinJOSIF STALIN CON LA FIGLIA SVETLANAt ribbentrop stalin molotovlenin stalin

Ultimi Dagoreport

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”