IL LATO B(ACCHIDDU) DEI SINISTRATI - LISTA TSIPRAS OLTRE IL 4% MA SCOPPIA IL CASO BACCHIDDU: ‘DELUSA DALLA SPINELLI, DOPO LA FOTO IN BIKINI SONO STATA DEMANSIONATA E MI È STATO FATTO SAPERE CHE NON ERO PIÙ GRADITA’ - UN PEZZO DI SEL GUARDA AL PD, REVELLI: “MAI”

1. NUOVA SINISTRA, PRIMI DUELLI TRA GLI INTELLETTUALI E I PARTITI
Giuseppe Salvaggiulo per ‘La Stampa'

Due mesi fa, aver raccolto 150 mila firme per presentarsi alle elezioni era già sembrato un mezzo miracolo. Ieri, alle sette del mattino dopo una notte d'ansia danzando sul filo del quorum, la certezza di aver superato per 8 mila voti lo sbarramento del 4% è stata salutata come un miracolo pieno.

In valori assoluti, i 1.103.203 voti della lista «L'altra Europa con Tsipras» (che riuniva Sel, Rifondazione, pezzi di Rivoluzione civile e centinaia di associazioni impegnati contro l'austerity e la privatizzazione dei beni comuni) non sono trionfali. L'anno scorso Vendola ne aveva presi altrettanti e 765 mila la lista Ingroia: per entrambi si era gridato alla débâcle. Nel 2008 la famigerata Sinistra Arcobaleno ne aveva raccolti 120 mila in più e fu trattata come il generale Cadorna dopo Caporetto.

Oggi con meno voti la lista Tsipras festeggia tre eurodeputati (nel Nord Ovest Moni Ovadia farà posto a Curzio Maltese, al Centro e al Sud Barbara Spinelli dovrebbe far subentrare due esponenti di Sel e Rifondazione). La differenza non la fa solo la bassa affluenza alle urne che gonfia le percentuali. È questione di contesto: la lista è nata in modo improvvisato a ridosso della campagna elettorale, non senza contrasti tra, nei e con i partiti.

Nel simbolo non compariva la parola «sinistra» ma il riferimento al leader greco Alexis Tsipras, pressoché sconosciuto in Italia. Pochi soldi: 220 mila euro, in gran parte raccolti sul web, in minima messi dai partiti. Un'impostazione programmatica alta, in una corrida segnata da toreri populisti. Scarsa visibilità ed efficacia mediatica. Marco Revelli, uno dei garanti, rivendica «uno straordinario successo nelle città: 9 per cento a Firenze e Bologna, 6 a Milano e Torino, 7 a Roma con punte superiori al 10 in alcuni quartieri. Sono i luoghi dove si concentra il ceto medio riflessivo, un'opinione pubblica molto informata perché bisognava avere molta voglia di informarsi per conoscere la nostra lista».

E ora, che fare? A livello europeo, i tre eletti entreranno nel gruppo che fa capo a Tsipras per «provare a scomporre le larghe intese Ppe-Pse». Più problematico il futuro italiano. «Negli incontri - racconta Revelli - l'applauso scattava quando dicevamo "non finiremo il 25 maggio". Bisogna trovare una dimensione comune e permanente».

I garanti hanno esaurito il loro ruolo. Ma prima di congedarsi, lanceranno un appello ai cento comitati promotori della lista, per organizzare un'assemblea «fondativa» entro un mese da cui uscire con una struttura leggera ma non evanescente: un coordinamento nazionale e una rete che tenga uniti i fili locali. «Il modello Syriza è interessante - spiega Revelli -. La sinistra in Grecia una decina di anni fa era ridotta come quella italiana: piccole formazioni litigiose, inconcludenti, dogmatiche. Syriza nacque come una confederazione plurale, rompendo i recinti tradizionali. Poi c'è stata un'immersione sociale: i militanti fanno interventi capillari nei quartieri di Atene: elettricisti, idraulici, muratori in sostegno della popolazione impoverita. Alla prima prova nel 2004 Syriza prese il 3,3%, due anni dopo il 5, ora è primo partito».

Poi c'è il problema della linea politica. Una parte di Sel guarda a Renzi, Cuperlo lancia segnali di pace. Per Revelli si tratta di «un'impresa disperata, da ceto politico. Mai con questo Pd». L'anno prossimo si vota in dieci Regioni: rifare liste Tsipras autonome? Discutere col Pd? Liberi tutti? «Questo è un tema aperto - dice Guido Viale, un altro garante - con contraddizioni al nostro interno ma anche nei partiti. L'amalgama è lontano». E fa l'esempio del Piemonte: alle regionali Sel con Chiamparino, Rifondazione e i No Tav contro; alle europee tutti insieme.

Il caso è illuminante. A Torino, in provincia e in tutta la Regione il risultato è omogeneo: lista Tsipras molto meglio della somma dei partitini divisi. Teme «una vandea partitica» il giurista Ugo Mattei, promotore dell'appello con Rodotà e Zagrebelsky, a posteriori risultato decisivo. «Da soli, Sel e Rifondazione non avrebbero mai fatto il quorum. Se Barbara Spinelli si dimettesse, i partiti con due eletti su tre risulterebbero i principali beneficiari del nostro sforzo di rendere votabile una sinistra che non lo era più. Syriza è cresciuta perché non aveva il tappo della nomenclatura politica. Renzi si è sbarazzato della sua, e noi?».

Nei prossimi giorni il telefono di Barbara Spinelli squillerà molto, per chiederle di non defilarsi. Lei non ha sciolto tutti i dubbi, se alla domanda sulla rinuncia al seggio risponde così: «Penso di sì, ma aspetto la proclamazione».


2. LISTA TSIPRAS CE LA FA - MA BACCHIDDU ATTACCA I VERTICI
Da ‘Il Corriere della Sera'

L'Altra Europa con Tsipras, il raggruppamento della sinistra radicale che domenica è riuscito a superare la soglia del 4 per cento, porterà al Parlamento Europeo tre candidati. Però diversi da quelli scelti maggioritariamente dai cittadini: perché Barbara Spinelli e Moni Ovadia hanno sì trascinato voti ma, come annunciato, senza alcuna intenzione di assumere poi l'incarico. Dimissioni, dunque; e a partire per Bruxelles e Strasburgo saranno Eleonora Forenza, Marco Furfaro e il giornalista e scrittore Curzio Maltese. I primi due in rappresentanza dei partiti che hanno composto il gruppo elettorale di appoggio al leader greco: rispettivamente Rifondazione comunista e Sel, uno ciascuno.

E intanto scoppia il caso di Paola Bacchiddu, la responsabile della comunicazione della lista, divenuta famosa per la sua foto «elettorale» in bikini. Intervistata da Affari Italiani la giornalista rivela: «Sono molto delusa dai garanti del partito e da Barbara Spinelli. Da quel giorno (quello in cui ha postato la foto, ndr ) sono stata demansionata e mi è stato fatto sapere che la mia presenza non era più gradita».

Adesso, dopo i festeggiamenti, le dichiarazione unanimi sulla vittoria «ottenuta nonostante l'oscuramento dei media» e l'impegno a far uscire l'Unione dalle politiche di austerità, verrà comunque il momento delle scelte concrete. Il leader di Sel Nichi Vendola afferma che «il 4% è una buona semina. La sinistra non deve alzare bandiere per testimonianza, ma deve interloquire con le altre forze socialiste europee per cambiare l'Europa». E, allo stesso tempo, Marco Furfaro promette un deciso «no alle larghe intese: se i socialisti vorranno allearsi ancora una volta con il Ppe, percorreremo strade diverse. Per quanto riguarda invece il gruppo parlamentare, vedremo il da farsi insieme con Alexis Tsipras».

Anche se da Gianni Cuperlo, della minoranza del Pd, arriva già un richiamo: «Dobbiamo parlare con loro, allargare i confini. Credo sia tempo di una nuova grande forza della sinistra italiana che sta nel Pse».

 

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