L’ITALIA PIANGE E L’AMBASCIATORE FOTTE - LA LOBBY DEI DIPLOMATICI (CON L’AIUTO DI TERZI DI SANTAQUALCOSA) “COSTRINGE” IL GOVERNO A UN’ECCEZIONE SULLA SPENDING REVIEW - 44 MILIONI DI EURO IN PIU’ E SI ARRIVA A 350 L’ANNO PER L’ESERCITO DI AMBASCIATORI E CONSOLI SUPERLUSSO - PER I DIPLOMATICI ASSUNTI IN LOCO SCATTANO I TAGLI E IN INDIA CI ACCUSANO DI DISCRIMINAZIONE ETNICA - BAGNO DI SANGUE PER I DOCENTI DI ITALIANO: - 40% DI PROF…

Thomas Mackinson per Il Fatto

La casta diplomatica si salva dalla spending review del governo che nel frattempo scarica le riduzioni di spesa sul personale a contratto, fino a causare incidenti diplomatici dall'altra parte del mondo. Un emendamento ad hoc in Senato, frutto, di un'insistente opera di lobby su governo e Quirinale, ha consentito ad ambasciatori e alti funzionari di mantenere privilegi e stipendi d'oro.

Remunerazioni che di questi tempi suonano come uno schiaffo ai contribuenti. Può stare tranquillo l'ambasciatore italiano all'estero: continuerà a guadagnare 380mila euro lordi l'anno tra indennità di servizio (esentasse) e stipendio metropolitano (tassato) cui vanno aggiunti il 20% di maggiorazione per il coniuge, il 5% per i figli, indennità di rappresentanza e sistemazione, contributo spese per residenza e personale domestico.

Più premio di risultato variabile da 50 a 80mila euro. Quello che sta a Parigi, ad esempio, prende 320mila euro netti, 125mila euro di oneri di rappresentanza, 64mila per la moglie e 16mila per il figlio. Anche i consoli non avranno di che preoccuparsi. Ad Amburgo, ad esempio, il console continuerà a percepire i suoi 5mila euro al mese di stipendio versati in Italia e 14mila d'indennità netti ed esentasse perché non fiscalizzati né in Italia e né in Germania.

Di ambasciatori, consoli e segretari extra lusso il nostro Paese continuerà a dare sfoggio nel mondo, la spending review infatti non taglierà uno dei 919 diplomatici oggi in servizio. Alla fine dei conti son cifre da capogiro: la sola voce "indennità di servizio" nel 2012 impegna 311 milioni di euro e salirà a 344 l'anno prossimo, con una spesa ulteriore di 44 milioni che va nella direzione contraria ai tagli riservati ad altre categorie di dipendenti dello Stato.

Riduzioni che invece colpiscono il personale già "povero" assunto nelle nostre ambasciate con contratti e tariffe locali. A loro la spending review riserva l'ennesimo blocco degli aumenti, come da dieci anni a questa parte. Una notizia che scava ulteriormente il solco della disparità che caratterizza le nostre sedi di rappresentanza nel mondo, dove fianco a fianco lavorano funzionari e autisti mandati da Roma a seimila euro netti al mese e altrettanti colleghi di nazionalità straniera che prendono dieci volte meno.

Una disparità che da pochi giorni è diventata un vero e proprio caso diplomatico in India, dove il personale assunto in loco ha trascinato in tribunale l'ambasciatore italiano con l'accusa di discriminazione etnica. Una contesa attentamente seguita dai quotidiani indiani ma taciuta a Roma e che rischia ora di acuire i rapporti già tesi per la questione dei marò.

Intanto per gli insegnanti di lingua italiana all'estero è un bagno di sangue: la spending review taglia il 40% dei professori che insegnano la lingua italiana nel mondo. Così il Paese rischia di diventare più "piccolo" nel mondo, tutto per non intaccare i privilegi di pochi che a Roma dettano legge.

L'emendamento è di quelli insidiosi che arrivano un po' a sorpresa e passano senza troppo clamore. Così è stato per la revisione di spesa del ministero degli Affari Esteri. Come tutte la amministrazioni dello Stato la Farnesina era chiamata a fare la sua parte nel dettato della spending review con la regola generale del taglio del 20% degli organici dirigenziali e del 10% della spesa complessiva per il personale non dirigenziale . La spending review è legge ma non è andata proprio così.

Un emendamento al Senato ha offerto infatti un salvacondotto temporaneo ed esclusivo al ministero, non concesso ad altri settori della pubblica amministrazione ad eccezione del personale delle Prefetture in corso di accorpamento. L'emendamento è stato scritto su indicazione e proposta del governo dagli stessi relatori per la conversione in legge del Dl 95/2012), Paolo Giarretta del Pd e Gilberto Pichetto Fratin del Pdl. Giarretta spiega che è stato il ministro Terzi ad avanzare ufficialmente la richiesta.

Secondo fonti interne alla Farnesina invece la reale genesi del provvedimento sarebbe invece frutto delle pressioni esercitate sul governo dalle alte sfere della diplomazia. Non si spiega altrimenti cosa abbia indotto il governo ad emendare se stesso, facendosi promotore di un provvedimento che neutralizza totalmente gli effetti della sua stessa legge per salvaguardare una specifica categoria di dipendenti pubblici.

Comunque sia il relatore Giarretta parla apertamente di "resistenza delle strutture" mentre il senatore Claudio Micheloni del Pd, che ha proposto emendamenti che riducono le indennità diplomatiche sistematicamente bocciati in aula, accusa frontalmente la lobby diplomatica di aver manovrato dietro le quinte e vinto.

 

GIULIO TERZI DI SANT AGATA DAVID THORNE E GIULIO TERZI DI SANT AGATA FARNESINA

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)