LUSI E COSTUMI - L’EX TESORIERE AL SENATO “FA I NOMI” DI MEZZO PD: “BINDI, FRANCESCHINI, FIORONI, ENRICO LETTA, GENTILONI, LEGITTIMATI A FARSI RIMBORSARE FATTURE” - MA PER IL PARTITO, CERCA DI CONFONDERE LE ACQUE, MISCHIANDO LE NORMALI SPESE PER LA POLITICA AI SOLDI CHE SI È FREGATO PORTANDOLI ALL’ESTERO E COMPRANDOSI CASE - IN OGNI CASO, è RIUSCITO NELL’INTENTO DI RALLENTARE LE INDAGINI: ORA AI PM CHE VOGLIONO ARRESTARLO TOCCHERÀ VERIFICARE LE NUOVE DICHIARAZIONI…

1- È PANICO NEL CENTROSINISTRA ECCO LE RIVELAZIONI DI LUSI: "SOLDI ANCHE A ROSY BINDI"
Dall'articolo di Gian Marco Chiocci e Patricia Tagliaferri per "il Giornale"

«Sulla macelleria delle piccole, piccolissime, spese, è meglio che non dica nulla...». Parla Luigi Lusi e nell'aula della giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato scende il gelo. Basta un accenno ai rimborsi per pochi euro saldati negli anni ai parlamentari dell'ex Margherita ed è il panico. Che diventa terrore quando l'amministratore del partito-fantasma inizia a snocciolare, uno per uno, i big del centrosinistra che passavano da lui a riscuotere presentando fattura. Non ci sono solo Rutelli e la sua Fondazione, la «paghetta» a Enzo Bianco e i bonifici alla società legata al marito della segretaria, oppure il sindaco di Firenze Matteo Renzi e le sue campagne elettorali. C'è molto di più in quest'autodifesa da prendere, ovviamente, con le dovute cautele in attesa di riscontri.

SOLDI PD
Lusi, per una volta, fa i nomi dei big del partito che hanno sempre negato d'aver percepito un euro. Li cita en passant. «La Bindi, Franceschini, Bianco, Fioroni ed Enrico Letta erano legittimati a chiedere contributi attraverso loro fiduciari». Poi Gentiloni e Realacci, «legittimati insieme a Rutelli a presentare fatture per la componente democratici». Da questa componente era stato escluso «a me in maniera poco comprensibile Parisi», nonostante fosse presidente del partito e dunque avesse pieno titolo per pretendere la sua parte. Stando al ragionamento di Lusi, Rutelli non voleva che gli venissero pagate le fatture dal 2007 in poi.

MARINI FUORI DAL GIRO
L'ex tesoriere nomina anche l'ex presidente del Senato, Franco Marini, l'unico però «che pur avendone diritto non ha mai chiesto un soldo, nemmeno per il tramite dei suoi referenti». Quando scomoda i pezzi da novanta del Pd non mette accanto cifre, limitandosi a descrivere modalità di riscossione: «Loro - giura Lusi - presentavano le fatture e io saldavo senza contestare nulla», anche quando non era certo che le pezze d'appoggio fossero regolari. «Ero il capo amministrativo e come tale esecutore, non avevo obblighi di controllo, se Rutelli mi diceva di pagare pagavo. Dovevo solo verificare che venisse rispettato il budget della spartizione del 2007: 60 per cento ai popolari, 40 ai rutelliani».


2- IL PD IMBARAZZATO ADESSO TREMA E VIETA DI REGISTRARE IL «J'ACCUSE»
Laura Cesaretti e Massimo Malpica per "il Giornale"

Il paradosso? Le dichiarazioni esplosive di Luigi Lusi nella seduta della giunta del Senato, mercoledì sera, non sono finite nero su bianco. Grazie al Pd. E la magistratura che ne voleva copia resterà a bocca asciutta. A dire il vero, il senatore del Pdl Giuseppe Saro aveva proposto di registrare l'audizione dell'ex tesoriere, per trascriverne le parole. Ma il presidente Marco Follini sul punto ha chiesto l'unanimità, scontrandosi con la contrarietà dei Pd Francesco Sanna e Giovanni Legnini, che ha di fatto impedito la registrazione della seduta in cui Lusi, parlando per due ore, ha fatto nomi e cognomi dei politici di centrosinistra a cui sostiene di aver versato soldi.

E se è vero che la prassi della giunta per le autorizzazioni non prevede che le audizioni vengano riversate su nastro, poteva suggerire una scelta diversa la delicatezza di quella seduta con Lusi: indagato per questioni strettamente legate alla politica, già tesoriere di membri della giunta come il senatore ex Dl Franco Bruno, e lui stesso ex membro fino al 15 aprile scorso. Invece niente. E così il «no» alla registrazione imposto dal Pd ha già un primo effetto. I pm romani che indagano sull'ex tesoriere avevano manifestato l'intenzione di chiedere alla giunta il verbale dell'audizione.

Che però, appunto, non esiste. In ogni caso, una cosa è certa: la furibonda «chiamata in correità» fatta da Lusi all'intera Margherita non è stata un fulmine a ciel sereno. Da settimane nel Pd si evocava sottovoce quella spada di Damocle sospesa su tante teste: chi con amarezza e preoccupazione, chi (soprattutto in casa ex Ds) con maliziosa aspettativa. Tanto per pareggiare i conti con le lezioncine di morale inflitte dai Margheritini ai post Pci sul caso Penati o sulla vicenda Unipol.

Ma, a parte queste piccole soddisfazioni, nel Pd non si sta certo allegri, perché il contraccolpo della vicenda rischia di non risparmiare nessuno: «È l'ennesima ondata del fango che sta sommergendo la politica, e che mette in fuga gli elettori», sospira l'ex Ppi Lino Duilio. Il segretario Pd Bersani ammette che «non sono belle storie», ma precisa che Lusi è già stato «cancellato» dal partito, e assicura che non ci sarà nessun tentativo di salvataggio dalla galera: «I senatori sono uguali agli altri cittadini, punto e basta».

Ma non sarà così facile dimostrarlo: nel gruppo al Senato c'è il timore che nel voto segreto in aula Pdl e Lega si uniscano per dire no all'arresto, scaricando poi la responsabilità sul Pd. Rutelli, Renzi e Bianco si difendono con veemenza dalle accuse. Il sindaco di Firenze minaccia querele all'ex tesoriere: «Io non ho preso una lira, ma il giochino è chiaro: si vuol far credere che siamo tutti uguali».

Gli altri chiamati in causa nell'audizione a porte chiuse tacciono. Uno di loro si sfoga riservatamente: «Se Lusi mi cita perché sul territorio ha pagato i manifesti di qualche candidato o i convegni di qualche esponente, qual è il problema? Il finanziamento pubblico serve a fare politica. Se mi ci fossi pagato le vacanze ai Caraibi sarebbe ben diverso». Dal Pdl, il segretario Alfano ironizza: «Non oso pensare cosa ci sarebbe piovuto addosso se fosse accaduto a noi quel che succede alla Margherita».


3- LUSI:EX DL,NOTIZIA GIA'SMENTITA NON DIVENTA VERA SE RIPETUTA
(ANSA) - "A parte le specifiche e rigorose iniziative rese note contro le diffamazioni e le calunnie operate dall'ex tesoriere Lusi, va osservato che le informazioni che circolano in queste ore, dopo l'audizione di ieri al Senato, sono la riproposizione di articoli e notizie già pubblicati dalla stampa da settimane o addirittura da mesi. Non ha senso qualificare come distorsioni spese elettorali o per la formazione, per il personale, la comunicazione o le iniziative politiche. Di cos'altro deve occuparsi un partito politico? Più in generale, osserviamo che una notizia già smentita, o precisata, non diventa vera se viene proposta di nuovo a qualche settimana di distanza". E' quanto si legge in una nota diffusa dalla Margherita-Dl.


4- LA PROCURA SPIAZZATA ADESSO DISPONE NUOVI ACCERTAMENTI
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Sono agli atti dell'inchiesta dei magistrati romani i versamenti ai politici della Margherita indicati da Luigi Lusi. Ma finora nessun accertamento è stato svolto per verificare se quelle dazioni avessero fini politici oppure se fossero di natura personale. E dunque i pubblici ministeri - spiazzati dalle dichiarazioni fatte dall'ex tesoriere in Parlamento - sono adesso costretti a una corsa contro il tempo per verificare se la consegna del denaro fosse legittima o se invece possano esserci altri casi di appropriazione indebita. Proprio il reato già contestato a Lusi per aver usato i soldi del partito come fossero propri comprando case e ville, ristrutturando appartamenti e soprattutto trasferendo i capitali all'estero.

E dovranno farlo anche per smentire quell'accusa di «fumus persecutionis» che Lusi ha evidenziato nella sua memoria consegnata alla giunta del Senato cercando di evitare l'autorizzazione all'arresto ordinato dal giudice di Roma Simonetta D'Alessandro.
Il senatore è accusato di essere il capo di un'associazione a delinquere, insieme con la moglie e due commercialisti, che avrebbe sottratto oltre 25 milioni dalle casse del partito. Soldi dei rimborsi elettorali percepiti pure dopo la fusione con i Ds e la nascita del Partito democratico.

Durante il suo interrogatorio del 28 marzo scorso in Procura, Lusi ha sostenuto di essere stato il garante di una spartizione tra le varie correnti del partito e di aver agito come fiduciario della Margherita. Una tesi ritenuta non credibile dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci, anche perché smentita dalla stessa moglie di Lusi Giovanna Petricone, arrestata il 4 maggio e tuttora ai domiciliari. Il 3 aprile la donna ha infatti rivelato come già «nel 2006 Luigi mi disse che il suo progetto era quello di gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo. Voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi disse che se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia».

Le indagini hanno effettivamente dimostrato l'autonomia di Lusi nel pagare cene, viaggi, feste e altri lussi con i soldi del partito. Ma l'acquisizione di tutta la documentazione contabile ha mostrato anche le centinaia di assegni e bonifici che tra il 2008 e il 2011 il tesoriere ha autorizzato. E i controlli effettuati dalla Guardia di Finanza e dai consulenti della Banca d'Italia nominati dagli stessi pubblici ministeri avevano già evidenziato i versamenti mensili per Enzo Bianco e il finanziamento al Centro per un futuro sostenibile (Cfs), la fondazione di cui Francesco Rutelli è presidente.

Sia Bianco, sia Rutelli sono stati interrogati come testimoni nell'ambito dell'inchiesta. Nel verbale del 20 aprile scorso, Bianco specifica che «per parte mia era una continua discussione per il pagamento dei miei collaboratori. Per evitare di assumere oneri come Margherita Lusi mi "costrinse" ad assicurarmi la loro collaborazione con contratti co.co.co sempre a carico del partito ma meno onerosi e senza che la Margherita potesse trovarsi in difficoltà con riferimento a future richieste di assunzione». Nulla però dice riguardo a quei 5.000 euro che riceveva ogni mese e quindi è possibile che sia chiamato a fornire ulteriori spiegazioni.

Nel suo verbale del 3 aprile Rutelli assicura che «Lusi godeva di generale fiducia e di assoluta autonomia» e specifica come «tutti gli esponenti della Margherita che per le loro iniziative politiche e culturali si rivolgevano al tesoriere, avevano titolo per ricevere sostegno». Le nuove verifiche saranno allargate agli altri politici della Margherita che secondo Lusi avrebbero ottenuto finanziamenti. E serviranno a stabilire se le finalità dei versamenti fossero effettivamente quelle previste dalla legge. Per farlo, si dovrà ricostruire il percorso dei soldi e il loro l'utilizzo. Ma, a questo punto, bisognerà anche scoprire chi fosse informato di come veniva gestito il denaro.

Ieri mattina il legale della Margherita Titta Madia si è presentato in Procura per sollecitare una nuova convocazione. A questo punto appare però probabile che i magistrati attendano l'esito delle verifiche investigative prima di chiedere nuove spiegazioni ai diretti interessati.

 

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