LUSI, MA ‘NDO STANNO STI ABUSI? - DALLA PROCURA ARRIVANO “LE CARTE” DEL TESORIERE, CON I VERSAMENTI ALLE CORRENTI DI BINDI (CHE NEGÒ DI AVER MAI RICEVUTO SOLDI), FRANCESCHINI, ENRICO LETTA, FIORONI - MA NONOSTANTE LE ALLUSIONI, LUSI NON RIESCE A DIMOSTRARE CHE I DIRIGENTI DEL PARTITO USASSERO I FONDI PER ATTIVITÀ DIVERSE DALLA POLITICA, E LE UNICHE PROVE RESTANO QUELLE DEI SUOI FURTI…

1- LA VERITÀ DI LUSI: COSÌ RIMBORSAVO LA BINDI
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"

«Basta parlare di Rutelli, passiamo ad altro». Di buon ora, il 23 giugno scorso, all'onorevole Rosy Bindi saranno fischiate le orecchie. Perché dal carcere il collega di partito Luigi Lusi s'era messo a parlare delle «spese» che comparivano accanto al nominativo della presidente del Pd così come l'ex tesoriere le aveva archiviate nella pen drive consegnata ai magistrati dalla sua segretaria Francesca Fiore. Era un riferimento più preciso alla Bindi dopo quell'accenno buttato lì durante l'audizione al Senato, che portò l'onorevole a querelare il Giornale reo d'averne dato conto ai suoi lettori: «Le iniziative politiche da me organizzate - disse - sono autofinanziate e non ho mai ricevuto da Lusi nemmeno un euro né sono mai stata a conoscenza di presunti accordi spartitori».

Quel 23 giugno al giudice che gli chiede conto dei «rimborsi» al leader dell'Api e Bianco (sul punto Lusi è stato poi indagato per calunnia, sui soldi agli altri big della Margherita proseguono le indagini) Lusi s'impunta: «Andiamo avanti, sennò sembra che parliamo solo di Bianco, come se ce l'avessimo solo con lui». Il giudice lo invita a parlare della Bindi e Lusi, sbirciando il «foglio di calcolo» con i soldi della Margherita, osserva: «Qui ci sono pagamenti di soggetti che erano candidati alle Europee del 2009 per il Pd. Mi viene chiesto di pagare delle fatture relative a questi soggetti, ma non era il richiedente la Margherita».

Fatta la premessa tra il giudice e l'indagato comincia un curioso siparietto. Col primo che interrompe continuamente il tesoriere facendo presente che «l'onorevole Bindi non le ha mica chiesto di pagarle un set di valigie o di pagarle una borsa». Al che Lusi ribatte a tono: «L'onorevole Bindi non mi ha chiesto... mi ha detto una cosa diversa». Il giudice, ancora di traverso: «Non le ha chiesto di pagarle una borsa». Sorpreso dall'ennesima contestazione, Lusi sbotta: «Senta, io non devo accusare nessuno. Io sto spiegando il sistema».

E lo racconta come funzionava quel sistema a cui, a suo dire, attingeva anche la vicepresidente della Camera o chi per lei: «L'onorevole Bindi mi mandava una persona, che tendenzialmente era l'onorevole Miotto, oppure un suo segretario piuttosto che una sua segretaria, a seconda di chi c'era, che mi dava delle fatture. Questo era di chi? Della signora Bindi, della presidente Bindi, di riferimento politico. Chiaro? Non mi risulta in questi tre anni, a parte le spese telefoniche che riguardano non certo la Bindi, che era presidente del partito e vice presidente della Camera, ma saranno stati i suoi collaboratori ovviamente, ecco perché parlo di centri di costo, cioè attribuzioni di spese al soggetto di riferimento di quel singolo leader politico.

All'interno di quel sistema però - continua Lusi - le spese per le europee di Montemarano, le spese di Vittorio Prodi, le spese di Vaccari, le spese di questo Bandiera Alessandro piuttosto che Villaggio Grafica, Stella, la Tipografica di Rabbuoni, io non so chi siano». Il giudice lo stoppa di nuovo: «Non vedo però viaggi dell'onorevole Bindi». Tra l'ironico e l'irritato Lusi reagisce: «Sì, ma adesso non so perché è appassionata di viaggi, però va bene». Giudice: «Io? No, io affatto. Odio viaggiare».

Lusi: «Eh, ma io non ho capito che c'entrano i viaggi allora. Stiamo parlando delle sue spese». Giudice: «No, dico, non vedo spese inconferenti dell'onorevole Bindi. Lei dice che la disfunzione...». Stavolta a interrompere è l'ex tesoriere. «Le spiego. Parliamo solo del 2009/2011. Allora, la Margherita ha sospeso nel 2007. C'è un Pd, ci sono altri partiti: Api, Udc. La Margherita paga delle somme che non riguardano un'attività della Margherita, ma terzi. Che cosa ci facciano i terzi io non lo verificavo (...) dove finissero gli altri soldi io non lo so. Di certo la prestazione di quella fattura a me non arrivava. Mi sto spiegando?».

Il magistrato si arrende, ma Lusi prosegue: «Quello che segue (nel prospetto, ndr) è Bocci, che oltre ad essere il presidente del comitato di tesoreria dal 2007 in poi, era l'uomo che inizialmente per conto di Fioroni mi dava le sue fatture...». Ma qui la Bindi non c'entra. È un'altra storia tutta da scrivere.


2- LE CARTE DI LUSI: I SOLDI A FRANCESCHINI LETTA E FIORONI

Gian Marco Chiocci per "il Giornale"

Prende luce integralmente la «nota spese» dei notabili della Margherita consegnata ai pm romani da Francesca Fiore, segretaria dell'ex tesoriere Luigi Lusi. Chiuso il capitolo sui versamenti sospetti a Rutelli e Bianco, che per la procura di Roma non erano sospetti neanche un po' (tant'è che Lusi è stato indagato per calunnia), adesso l'attenzione della magistratura romana si concentra su quanto ulteriormente raccontato da Lusi nel suo interrogatorio in carcere e sui prospetti finanziari consegnati dalla collaboratrice del parlamentare.

Si tratta di rendiconti e fatture ancora tutti da verificare ed appare prematuro dire quale siano illegittimi, sempre che ve ne siano, e quali no. Gli accertamenti sono in divenire, come ha ricordato il procuratore Giuseppe Pignatone in una recente intervista al Corriere: «La verità sui movimenti finanziari, secondo gli "indici di anomalia", è ancora in corso e vedremo dove ci porterà». Nella «black list» che Lusi custodiva in una pendrive si fa riferimento a un gran numero di esponenti «democratici», con trascorsi nella Margherita. Quelli che più spiccano alla vista sono i tre che pubblichiamo qui sotto.

Stando alle accuse di Lusi il «sistema» dei rimborsi era più che dubbio. Nel senso che il parlamentare presentava le classiche «pezze d'appoggio» e lui, Lusi, non è che facesse poi troppi controlli. Pagava.Nell'interrogatorio dopo l'arresto l'ex tenutario della cassa l'ha spiegata così: «La fattura che io pagavo non vedeva mai una prestazione effettiva, mai. Molte di queste fatture, riferite ad alcuni leader politici, mi venivano consegnate, io le pagavo ma io non ho mai visto, né ho mai chiesto, onestamente, la realizzazione della prestazione a fronte della quale erogavo quel corrispettivo come Margherita».

Lusi ha spiegato che a ritirare le somme si presentavano persone di fiducia dei big del partito. Per Franceschini, ad esempio, «veniva Giacomelli, il suo fiduciante, che mi diceva le cose che servivano all'onorevole Franceschini e che io dovevo fare e qui (nella lista, ndr) ci sono le spese relative. Tutte queste fatture sono indicate nel 2009 e sono cose che non sono arrivate nella Margherita, non le ha fatte e non le ha ordinate la Margherita».

Quanto a Enrico Letta, a verbale Lusi fa questo riferimento: «Poi c'è Letta, sempre con una parte di spesa per le Europee: Frigo, De Gennaro, Ferrari, quindi erano di riferimento dell'onorevole Letta intendo dire (...). Poi Vaccaro che era uno dei fiduciari di Letta, e che peraltro è anche nel comitato di tesoreria, è uno dei tre che rimane fisso nel comitato insieme all'onorevole Bocci e a un altro deputato friulano. Spese telefoniche nel 2011, Vaccaro, associazioni varie, proforma le fatture e così via».

 

I VERSAMENTI DELLA MARGHERITA AI BIG DEL PARTITO - DA "IL GIORNALE"LUIGI LUSI IN MACCHINA DESTINAZIONE REBIBBIA Rosi Bindi FRANCESCHINI FIORONI Enzo Bianco phAgrpress FRANCESCO RUTELLI ENRICO LETTA Vittorio Prodi

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