MARCIO SU ROMA – LO SCHIAFFO DEL GRANDE EX: PER GIOVANNI CONSORTE “LE COOP SONO FUORI CONTROLLO PERCHÉ IL GOVERNO NON VIGILA” – “I CONTROLLI SERVONO A NON FINIRE DENTRO MAFIA CAPITALE”

Antonio Amorosi per "Libero Quotidiano"

 

unipol giovanni consorte 004 lapunipol giovanni consorte 004 lap

Incontriamo Giovanni Consorte, ex presidente e ad di Unipol, realtà di riferimento della finanza rossa, dimessosi nel 2006 dopo il caso della scalata a Banca Antonveneta e celebre per la famosa intercettazione con l’allora segretario Ds Piero Fassino. Le coop al centro di Mafia Capitale, l’ex Nar Carminati che parla come un cooperatore, ma che succede? «Non c’è più una strategia cooperativa ed è venuta meno una logica di sistema». In che senso? «Le Coop avevano valori condivisi. Poi c’è stata un’involuzione. Sono prevalsi egoismi aziendali, problemi legati alle dimensioni, molte Coop sono troppo grandi rispetto alle loro capacità reali e non c’è più una regìa».

 

Ma a Roma è prevalso un altro sistema. «Eventi che esplodono dove ci sono grandi risorse pubbliche, l’Expo, il Mose, Roma e non c’è una cultura della cooperazione come in Emilia-Romagna, Toscana, in cui c’è un controllo sociale... ma adesso tutto è cambiato». Perché, in Emilia non sarebbe successo? «Sì, con quelle risorse sarebbe potuto succedere anche qui. Comunque i controlli sono insufficienti».

 

SALVATORE BUZZISALVATORE BUZZI

Conosce le persone di Mafia capitale? «Mai visti. Li sto conoscendo dai giornali». Dalle Coop ha reagito solo il presidente di Coop Adriatica Adriano Turrini. Dice che bisogna fare pulizia, e ci vuole tolleranza zero... «Mah...! (ride e mi guarda continuando a ridere). Come si fa a scoprire solo adesso che Buzzi, a capo di una Coop di detenuti, guadagnava 25 mila euro al mese, ha finanziato Marino e anche Renzi che neanche mostra la lista dei suoi sostenitori?

 

«Mancano i controlli. Temo che ci saranno problemi in futuro. Ci sono settori che non hanno condizioni per prestarsi a questi livelli di corruttela. È cambiato il contesto politico dopo il 2003. Si annacqua l’ideologizzazione e il Pd non è i Ds». Siedono con Turrini nel cda di Unipol l’ad Carlo Cimbri, Claudio Levorato di Manutencoop e altri tre, tutti indagati.

 

Perché non usa la tolleranza zero lì? «La posizione di Turrini è legata ad un sistema di potere dei vertici delle Coop, autoreferenziale. Mancano proprio le linee guida da seguire per gestire una fase del genere. La cooperazione va rilanciata, realizzando una vera democrazia nella gestione interna. Le Coop non si possono chiudere nella propria impresa, in una logica autarchica. E di fatto Legacoop non esprime un potere reale nei confronti delle aziende».

 

ignazio marinoignazio marino

Spieghi meglio. «Una Coop non va in crisi da un momento all’altro. I controlli servono a verificare queste situazioni per tempo e magari a non essere dentro Mafia capitale. Ci vuole la professionalità nei Cda per premiare i risultati e non la fedeltà». Turrini dice che bisogna andare via dopo tre mandati dai vertici Coop. Parla come un politico. Le Coop sono aziende o partiti? «I gruppi dirigenti Coop devono essere altamente qualificati e competenti ed essere valutati sui risultati. I gruppi vincenti non si cambiano». Perché, non è così? «No. Molte Coop sono in crisi per questo. Bisognerebbe adeguare il sistema finanziario promozionale e farne nascere nuove in settori strategici. La cooperazione va rilanciata ma queste sono azioni complesse. E poi ci vorrebbero controlli».

 

Quindi è vero che non ci sono? «Basta chiedere al ministero del Lavoro (il ministro Poletti è stato a capo di Legacoop, ndr) quante revisioni hanno fatto e quanto sono costate. Sono demandate a Legacoop? Quante sono state quelle delle grandi Cooperative?». Sta dicendo che non vengono fatte o sono all’acqua di rose? «I sistemi di controllo devono essere esterni, non di Legacoop, così come la revisione dei bilanci non può essere interna. Il ministero del Lavoro, se vuole, intervenga, non tramite Legacoop».

matteo renzi koalamatteo renzi koala

 

Cosa c’era di diverso prima? «Non sempre ci si riusciva ma su una logica di sistema scattava una reciproca mutualità e anche i controlli. Certo, chi era dentro le Coop era fortemente ideologizzato, oltre al lavoro, la Cooperativa gli gestiva anche i risparmi, attraverso il prestito sociale. Le logiche di sistema si estendevano in Unipol a Cgil, Cisl e Uil, Cna, Confesercenti, Cia, che sedevano nel cda di Unipol. C’era un reciproco riconoscimento. Questo mondo oggi non esiste più».

 

Ma quello del Pd-Coop non è un sistema? «Pochi sanno che abbiamo ristrutturato la situazione finanziaria della direzione dei Ds dal 2002 al 2004. Ristrutturando il debito di circa 300 milioni che i Ds avevano anche sulla base delle fideiussioni rilasciate a favore delle banche, accumulatesi nel tempo, da parte dei segretari. E abbiamo sanato la situazione con Banco di Roma, Mps ed Imi. Come anche con Cna o L’Unità. Non ci doveva essere e non c’era alcuna commistione. Era nell’ambito delle competenze professionali esistenti. Con la politica avevamo un rapporto tecnico. Davamo il nostro parere su questioni finanziarie. Unipol non ha mai chiesto alla politica. È la politica che invece si è interessata ad Unipol».

GIULIANO POLETTI GIULIANO POLETTI

 

Lei è stato costretto alle dimissioni e allontanato... «L’operazione Bnl ha visto “contro” molta sinistra. Sto scrivendo un libro su questo, da Telecom alla scalata a Bnl, tutta la verità. Accusarmi per una consulenza, per soldi legittimi che poi mi sono stati restituiti è stato un gioco sporco molto facile da perseguire. C’era bisogno di un capro espiatorio che togliesse l’attenzione dal resto, la fusione Ds-Margherita e l’operazione Antonveneta. Era solo un pretesto per mandarci via da Unipol, a me e Sacchetti».

Ultimi Dagoreport

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…