salvini di maio renzi

‘MAFIOSI’, ‘RENZI È CETTO LA QUALUNQUE’,  ‘PIDIOTI’, ‘COL PD NÉ ADESSO, NÉ MAI’: CON QUELLO CHE SI SONO DETTI DI MAIO, SALVINI E MATTEUCCIO, IL PRIMO CHE DICE SÌ A UN ACCORDO RISCHIA LA FIGURA DEL VOLTAGABBANA - SE GIGGINO È PRONTO ‘AL DIALOGO CON TUTTI’ E ‘IL POPOLO DEL PD GUARDA ALLA LEGA’, GLI APPELLI ALLA RICONCILIAZIONE CI SONO. DIPENDE CHI RISPONDE…

Francesco Prisco per www.ilsole24ore.com

 

SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI

«Noi siamo pronti al dialogo con tutti, ma dovete venire a parlare con noi altrimenti è difficile che questa legislatura parta», dice uno. «C’è una tradizione di Sinistra che non vota o che guarda alla Lega e cercheremo di raccogliere queste forze», rilancia l’altro. Il primo è Luigi Di Maio, cittadino che il Movimento 5 Stelle, fresco del 32% alle elezioni, ha designato per Palazzo Chigi. Il secondo è Matteo Salvini, segretario e candidato premier della Lega che, dall’alto del suo 17%, guida la coalizione di Centrodestra.

 

 

In mezzo c’è il Pd, pesantemente ridimensionato dal giorno del giudizio 4 marzo 2018 che gli ha fruttato un 18% troppo modesto per un partito a vocazione governativa ma per paradosso, in una legislatura così difficile da decifrare, ago della bilancia degli equilibri a venire. In mezzo al Pd resiste il segretario pro tempore Matteo Renzi, altrettanto deciso a rassegnare le dimissioni dopo la formazione di Parlamento e nuovo governo e a impedire che i democratici sostengano eventuali maggioranze trasversali.

 

E proprio qui sta il punto: nelle ultime ore il Pd è diventato oggetto di appelli più o meno espliciti da parte di M5S e Lega. Che possa improvvisamente scoppiare l’amore tra quella che sarà la delegazione parlamentare democrat e i grandi vincitori dell’ultimo appuntamento elettorale? Mettiamola così: domani non si sa se ci ameremo, ma in compenso ieri c’eravamo tanto odiati. Tra frizzi, lazzi e insulti. Breve riassunto delle puntate precedenti.

DI MAIO SALVINI

 

C’era una volta Bersani in streaming

Il primo democratico a finire nel mirino degli attacchi pentastellati fu Piero Fassino, messo in croce per una celeberrima dichiarazione del 2009, quando liquidò piuttosto in fretta il protagonismo politico di Beppe Grillo: «Grillo se vuole far politica», disse, «fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende».

 

Frase a effetto boomerang, alla luce dei risultati elettorali del febbraio 2013 che videro la prima grande affermazione M5S. E vai con i meme su Facebook, dove Fassino dichiara: «Se Steve Jobs vuole costruirsi i computer da solo, che lo faccia, si chiuda in un garage e vediamo dove va a finire». Oppure: «Se Cristoforo Colombo pensa di essere un grande navigatore, parta con tre caravelle e vediamo cosa combina».

 

john oliver renzi salvini

La madre di tutte le battaglie anti Pd del Movimento 5 Stelle è in ogni caso la diretta streaming cui, a parti invertite rispetto allo scenario odierno, all’indomani delle elezioni del 2013 vinte di misura dal Pd, fu sottoposto l’allora segretario Pier Luigi Bersani che ce la mise tutta per convincere i parlamentari M5S Vito Crimi e Roberta Lombardi a un governo di scopo. Un’umiliazione a detta di molti, soprattutto dei militanti Pd che oggi si oppongono a qualsiasi ipotesi di appoggio, interno o esterno che sia, a un governo pentastellato.

 

Tra «Pdmenoelle» e «Pidioti»

Comunque la si metta, nel corso dell’ultima legislatura, si sono visti toni ben più accesi nei confronti del Pd, ribattezzato prima «Pdmenoelle», a sottolineare che non esisteva poi questa grossa differenza con il Pdl di Silvio Berlusconi, poi partito di «Pidioti». Renzi per Grillo è stato a lungo l’«ebetino», Maria Elena Boschi «Maria Etruria», a evidenziare il conflitto d’interessi con la Banca dell’Etruria, i sostenitori democrat spesso e volentieri «massoni», se non addirittura «mafiosi».

SALVINI RENZI

 

In molti ricorderanno infatti Alessandro Di Battista in posa davanti al poster con la «piovra democratica» che avrebbe dovuto rappresentare le innumerevoli e torbide commistioni di un partito che era insieme «Mafia Capitale», «Gomorra Pd» e «Trivellopoli». Ci fermiamo qua, ma gli esempi potrebbero essere ancora più numerosi e clamorosi. Così clamorosi da finire in cause per diffamazione.

 

Se Salvini ti chiama Cetto La Qualunque

Da «partito di pancia», anche la Lega sovranista di Salvini non si è mai persa in convenevoli con il Pd renziano. La linea è chiara: «Col Pd né adesso, né mai», diceva il segretario del Carroccio nel maggio dell’anno scorso, di fronte alla platea del congresso di Parma. Renzi per Salvini «è Cetto La Qualunque, spara numeri a caso», il suo partito «irresponsabile» sul fronte delle politiche di gestione dell’immigrazione, addirittura «complice degli scafisti».

 

Quello stesso partito che oggi per il leader leghista diventa espressione di un popolo che «guarda alla Lega». Proprio come la Lega nel 1995, alba della seconda Repubblica, nelle parole dell’allora segretario del Partito Democratico della Sinistra Massimo D’Alema era «una costola della Sinistra». Ve la ricordate la canzone? «Come si cambia per non morire». La cantava un’icona del Centrosinistra. Che per una breve fase è stata icona dei Cinque Stelle. «Come si cambia per ricominciare».

 

 

 

 

ALESSANDRO DI BATTISTA SBAGLIA SEGGIO

Ultimi Dagoreport

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”