barack obama hillary clinton

PRESIDENZIALI FATTE A MAGLIE - OBAMA METTE IL VETO ALLA LEGGE SULL’11 SETTEMBRE E PROTEGGE L’ARABIA SAUDITA, SI SCHIERA CON GLI IMMIGRATI E RIVELA NUOVI DETTAGLI DELL’INCHIESTA DELL’FBI SULLA CLINTON: STAVOLTA È IL PRESIDENTE A METTERE IN DIFFICOLTÀ HILLARY, A DUE GIORNI DAL DIBATTITO

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Meno due giorni al primo dibattito tra i due candidati presidente, che gli americani dichiarano avere quest'anno un'importanza superiore a quelli delle precedenti elezioni, e a mettere in difficoltà Hillary Clinton è proprio il suo principale alleato, il presidente Barack Obama. Il Federal Bureau of Investigation, che più passa il tempo più non sembra essere amico di Casabianca e candidata anche se sotto pressione non l’ha incriminata, rende noto un altro pezzo dell'indagine sulle famose email del conto privato della Clinton quando era segretario di Stato, e c'è anche Obama in corrispondenza con lei, addirittura con un nickname ovvero uno pseudonimo.

OBAMA HILLARY 3OBAMA HILLARY 3

 

Ora, il presidente aveva sempre detto, anche in una recente intervista televisiva, di avere appreso dell'esistenza del server privato dai media. Come la mettiamo? Questa storia non finisce mai di stupire e anche se buona parte delle mail scottanti finirà col venir fuori solo dopo le elezioni, il tormentone è nelle orecchie degli elettori e avrà un effetto negativo nella loro scelta.

 

Ma Il presidente e’ fortemente criticato da una percentuale fortemente maggioritaria ,pure tra i democratici, degli americani, perché si ostina a proseguire e difendere le sue scelte in materia di rifugiati e immigrati. Scrive Rasmussen reports: quale parte della parola  no il presidente Obama non capisce?

 

Un anno fa  ha annunciato che intendeva far entrare 10 mila rifugiati siriani in America nel 2016 per rispondere alla pressione che veniva dall'Europa. Il 60% degli americani  rispose “non nel mio Stato”, il 77% si preoccupò che dare loro lo stato di rifugiati e l'asilo conseguente avrebbe posto un rischio serio alla sicurezza nazionale. Ma il Presidente decise di andare avanti in ogni caso e ci ritroviamo a sapere di questi nuovi arrivati quasi nulla,   certamente molto meno di quel che sapremmo se fossero state seguite le normali procedure. Ora il Presidente propone un numero di rifugiati ancora più alto.

OBAMA HILLARY 2OBAMA HILLARY 2

 

Ancora una volta il 62% dice che è una minaccia alla sicurezza nazionale, e il 27% degli americani solamente ritiene il nostro Paese più sicuro di quanto non fosse prima degli attacchi del 11 settembre. Ciononostante Obama non cambia idea, e se e’ per questo il suo successore designato Hillary Clinton vuole aumentare ulteriormente il numero di rifugiati. L'avversario repubblicano, Donald Trump, propone invece una restrizione temporanea dell'immigrazione da Paesi con una storia di terrorismo, e propone test ed esami di ingresso per valutare se i nuovi arrivati condividano i valori americani.

 

L’80 per cento degli elettori e d'accordo tra loro anche il 57% dei democratici. E questo sarà un argomento sul quale prevedibilmente Donald Trump  picchierà duro lunedì perché è evidente che si può contestare che presidente e Clinton siano più interessati a quel che conviene al mondo arabo piuttosto che a quel che conviene all’ l'America.

OBAMA HILLARY 1OBAMA HILLARY 1

 

Terzo ma non ultimo argomento di pesante polemica e il veto è Barack Obama ha messo ieri, sperando il tutto passasse sotto relativo silenzio, alla cosiddetta legge dell'11 settembre, una legge approvata all'unanimità dal Congresso che  consente alle famiglie delle vittime dell'11 settembre di chiedere risarcimenti all’Arabia Saudita per un possibile ruolo sostenuto in quel complotto e in quella strage se non altro perché finanziava le organizzazioni che l'hanno preparata.

 

hillary clinton hillary clinton

Si tratta di uno scontro straordinario con il Congresso che appunto aveva approvato la legge unanimemente e che ora ha giurato di rovesciare il veto. Hanno i numeri per riuscirci. Le motivazioni di Obama non sono peregrine:  la legge, sostiene la Casa Bianca, danneggia gli interessi chiave degli Stati Uniti apre la strada a ritorsioni su funzionari americani e personale militare all'estero e crea complicazioni delle relazioni diplomatiche con altri Paesi. Hillary Clinton che aveva appoggiato la legge ha confermato che l'avrebbe firmata se fosse stata lei a sedere nell'Ufficio Ovale, quindi si è ufficialmente messa contro il presidente. La stessa cosa ha sostenuto Donald Trump, il candidato repubblicano, che ha definito il veto di Obama vergognoso.

 

L'Arabia Saudita aveva messo in piedi una lobby straordinaria per tentare di non far approvare la legge mettendo insieme anche ex leader di sicurezza nazionale imprenditori  e personale militare in pensione. Ieri la Casa Bianca ha insistito che I membri del Congresso devono rendersi conto che se scavalcano il veto del presidente indeboliranno le capacità americane di avere a che fare con Stati sponsor del terrorismo, ed esporranno qualunque americano all'estero a pericoli.

 

obama e john kerry con sauditiobama e john kerry con sauditi

Per tutti ha risposto Chuck Schumer, democratico di New York, definendosi estremamente deluso dal comportamento di Obama, promettendo che sarà sonoramente rovesciate in Congresso, e aggiungendo: se i sauditi  non hanno fatto niente di male non dovrebbero temere la legge. Durissima la dichiarazione dei familiari dei caduti del 11 settembre che si sono detti oltraggiati e distrutti dal veto del Presidente e dalle ragioni insostenibili e non convincenti che offre come spiegazione. Brutta storia.

OBAMA IN ARABIA SAUDITA OBAMA IN ARABIA SAUDITA

 

L'intera iniziativa pecca di populismo e lo dimostra proprio l'unanimità tra repubblicani e democratici al Congresso perché tutti ansiosi di rispondere alla domanda popolare. Però l'Undici settembre è un tabù e ci vuole ben altro che un veto e due frasi sulla real politik per affrontarlo.

 

La verità è che questo presidente tanto osannato nel mondo, in fondo ancora popolare negli Stati Uniti, perché il suo indice di consenso è saldamente sopra il 50 per cento, sembra in questi ultimi mesi di mandato straordinariamente distaccato e insensibile a quel che accade nella pancia del suo Paese, che si tratti di sicurezza o di terrorismo, che si tratti di un veto impopolare, che si tratti della grave questione razziale che si consuma città per città, Stato per Stato.

 

White lives matter,  le vite dei bianchi contano, e’ il nuovo slogan che si diffonde da Charlotte contro le rivolte dei neri. L'ultimo afroamericano che forse era armato forse no l'ha ucciso un poliziotto afroamericano. Non è una bella legacy, e certamente non aiuta Hillary Clinton.

 

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...