bill clinton convention dem

CONVENTION DEM FATTA A MAGLIE - IL RUOLO DI SPALLA NON SI ADDICE A BILL CLINTON: NEL SUO DISCORSO RETICENTE HA SALTATO A PIE' PARI L'INFAME 1998, L'ANNO DI MONICA LEWINSKY - AL TERZO GIORNO DI CONVENTION QUELLO DI MICHELLE OBAMA RESTA L'INTERVENTO PIÙ BRILLANTE E UTILE. E MICHELLE UNA GRAN ORATRICE NON È STATA MAI - VIDEO

 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

BILL CLINTON CONVENTION DEMBILL CLINTON CONVENTION DEM

Un discorso reticente che non finiva più, una protagonista che non riesce ad essere la star neanche nella sera  della acclamazione, una parata di dive secondo la regola aurea che Hollywood sta con i democratici, con tanto di Meryl Streep vestita da bandiera americana, forse per rimediare al fatto notato da tutti che il primo giorno della convention a Philadelphia di bandiera a stelle e strisce non ce n'era neanche una nella faraonica scenografia, e le hanno dovute aggiungere in gran fretta.

 

Il discorso è quello di Bill, già amato presidente, diciamoci la verità, molto più amato di Barack Obama, dall'inizio alla fine, scandalo dopo scandalo, ma temutissimo per la prolissità sudista dei suoi discorsi.

BILL HILLARY CLINTONBILL HILLARY CLINTON

 

Quando esordì nelle convention  nel 76, la tirò talmente per le  lunghe che alle parole “in conclusione”, scoppiò un applauso frenetico; martedì sera nessuno ha osato  mancargli di rispetto, ma quando hanno capito che avrebbe raccontato quarantuno anni di vita con Hillary anno per anno, un brivido di terrore ha percorso la platea, che neanche i fans irriducibili di Sanders accampati fuori dalla convention a scontrarsi con la polizia; anno dopo anno, ragazzi, dall'incontro all'università nel 1970, due brillanti secchioni di Yale, ma lui povero lei benestante, tutta la prima parte copiata dal libro “My life”, autobiografia sterminata, di quelle perfette, scrive il New York Times, per fermare le porte quando c'è corrente d'estate.

BILL CLINTON 9 CONVENTION DEMBILL CLINTON 9 CONVENTION DEM

 

E’ l’avventura quasi unica di una coppia inossidabile, di un’azienda familiare diventata multinazionale, in cui il numero uno è sempre stato lui ma i miracoli, puliti e sporchi, li ha fatti lei, e ora vorrebbe prendersi il premio a cui per troppo tempo ha rinunciato. Del bisteccone immortalato magistralmente da John Travolta in “Primary colours”, cialtrone egoista,  spietato, maniaco sessuale, eppure irresistibile, divoratore di schifezze dentro un panino, resta quasi nulla.

 

Bill Clinton sembra più vecchio dei suoi 70 anni, che oggi sono pochi, ma la dieta e la vita salutista che ha dovuto scegliere per guarirsi il cuore lo hanno trasformato in una rapa lessa come quelle che mangia; il ruolo di spalla non gli si addice, e ieri era chiamato a sostenere il più difficile, ovvero per la prima volta nella storia d'America un ex presidente che ambisce a diventare, o sopporta di dover diventare, first gentleman.

 

CHELSEA CLINTONCHELSEA CLINTON

 Così, nello sforzo titanico di non soverchiare il nominato, ha fatto un discorso troppo per bene e poco convinto, privo di qualunque passione, che mai passione c’è stata nel rapporto tra lui e Hillary. Niente a che vedere con il 2012, quando,pur detestandolo,sali sul podio per dare un po' di energia alla presidenza spompata di Obama secondo mandato, così spompata che un Mitt Romney qualunque era diventato un pericolo, e nelle settimane seguenti si parlò molto di più dell'effetto Bill che di quello  Barack.

 

Sempre nel famoso sforzo di non danneggiare Hillary, e fornito della faccia di bronzo che lo accompagna dall'infanzia povera è triste a Hope in Arkansas, la ricostruzione anno per anno del sodalizio con sua moglie ha saltato a pie pari l'infame 1998, l'anno di Monica Lewinsky, e delle bugie al paese e al Congresso, l'anno dell’ impeachment, da lui incredibilmente superato per volontà popolare. Non è successo niente, abbiamo scherzato, concentriamoci sulla candidata, la changemaker come non ce n'è nessun'altra.

 

Che ieri è comparsa a sorpresa in collegamento solo alla fine per ringraziare. L'ultimo Stato a votarla è stato in ordine alfabetico il Vermont di Bernie Sanders, il quale ha pagato il suo obolo fino in fondo all'accordo raggiunto  chiedendo l’acclamazione ai suoi delegati, mentre gli irriducibili concludevano fuori una seconda giornata di contestazioni furibonde. In  mezzo a loro Susan Sarandon, diva incazzata ed ideologica,fuori dal coro dei clintoniani.

SANDERS CONVENTION DEMSANDERS CONVENTION DEM

 

Lo spettacolo della convention democratica è impeccabile, allegro, sublime nel suo cattivo gusto , niente a che vedere con l'austerità un po' riottosa della convention di Cleveland e dei repubblicani, scarna di divi e di spettacolo, tutto affidato alla capacità comunicativa del nominato e alla brillantezza mediatica della Dynasty Trump. Eppure c'è qualcosa di non detto, di taciuto e fastidioso. Questo è un partito spaccato, alla visione dei new democrat imposta felicemente nel 92 da Bill Clinton, che di fatto sposava le teorie economiche di destra con un politica di progressi sociali molto cauta, è seguito il confuso permissivismo di Barack Obama.

 

Ora Hillary tenta la mediazione tra le due anime, ma la nuova rabbia delle minoranze bianche, che tali ora si sentono, resa evidente da Sanders, la obbliga a spostarsi a sinistra, almeno un po', non  convintamente, è il risultato è un partito il cui programma è  molto più confuso di quello repubblicano. Donald Trump ha obbligato il GOP a scegliere due tre parole d'ordine estreme e controverse, che l'establishment non avrebbe mai voluto scegliere. 

LENA DUNHAM CONVENTION DEMLENA DUNHAM CONVENTION DEM

 

Hillary Clinton galleggia, non che le parole d'ordine e  la piattaforma della convention siano un obbligo per chi poi diventa presidente,  ma su due tre cose, come il Trattato Transpacifico, un po' di chiarezza ci vorrebbe, invece circolano allegramente versioni pro e versioni contro. In più nella oleografia positiva e vincente della prima donna candidato, che da sola dovrebbe bastare a fare la narrazione, risalta ancora di più, e lo devono scrivere anche giornali che la amano, come Washington Post e New York Times, che la prima donna che sfonda il tetto di cristallo e incredibilmente opaca, e niente, tantomeno il discorso di suo marito, o il tifo scalmanato delle donne della presidenza del Comitato, o l'ammirazione ostentata delle attrici intellettuali come la Streep, riescono a darle spessore, vita, brillantezza.

 

TONY GOLDWYN CONVENTION DEMTONY GOLDWYN CONVENTION DEM

O a cancellare le molte ombre che dalla convention vengono incredibilmente rimosse, salvo alimentare sui giornali una patetica caccia a Putin, che dei leaks sarebbe responsabile, nel vano sforzo di favorire Trump. Scorrono sullo schermo dietro alla presidenza le immagini salienti dei suoi quattro anni da segretariaodi Stato, spacciate per una serie di trionfi, ma anche tra i delegati si guardano e sussurrano le parole vietate: Libia, Bengasi, primavera araba, Isis, Siria, ovvero l'elenco di una serie di  insuccessi, il risultato di una concezione completamente sbagliata del neo impegno americano in Medio Oriente, i germi del terrorismo che oggi spaventa gli americani.

 

Quattro anni fa forse Barack Obama ce la fece a essere rieletto grazie a Bill Clinton, oggi Hillary Clinton dovrà probabilmente l'aumento di consensi dopo la convention a un'altra donna, Michelle Obama, che resta al terzo giorno di convention l'intervento più brillante, importante, utile. E Michelle una gran oratrice non è stata mai.

 

Si va avanti un po' stancamente, ripetendosi che si fa la storia qui a Filadelfia, e che campioni di politically correct come i democratici al mondo non ce ne sono, la donna dopo il nero, in attesa del latino; si va avanti sperando poco dall' intervento del presidente  Obama questa sera, sperando invece un po' di più nel discorso di accettazione della candidata. Riuscirà la sua straordinaria ambizione finalmente quasi accontentata a far dimenticare che i Clinton sono sempre in mezzo alle scatole da un quarto di secolo? Riuscirà a trasformarsi il fuoco e passione oratoria, in visione positiva del futuro da trasmettere agli americani?

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