MAI PIÙ LEGA-TI: BOSSI HA GIÀ NOME E SIMBOLO DEL NUOVO PARTITO

Davide Vecchi per "il Fatto Quotidiano"

"Re Salomone? Certo che lo ricordo", Umberto Bossi trattiene le parole. Si sforza. "Vediamo come va a Pontida". In questi giorni non è andato a Roma, è rimasto nel suo ufficio in via Bellerio dove il via vai è tornato incessante. Molti di quelli che gli avevano girato le spalle saltando sul carro di Roberto Maroni, fanno la fila, telefonano: vogliono rivedere il Capo. Daniela Cantamessa, storica e fidata segretaria del Senatùr prova a gestire il flusso. Perché l'11 marzo, quando Maroni è stato confermato capo del partito nonostante avesse più volte annunciato le sue dimissioni, Bossi ha capito di essere stato messo in soffitta e ha deciso di fondare un nuovo movimento politico.

L'ex senatore Giuseppe Leoni è già andato dal notaio per l'atto fondativo, i documenti sono pronti. Nessuno lo dice apertamente, ma tra le file dei bossiani la notizia è più che nota. "Aspettiamo Pontida, poi si vedrà ma certo a forza di epurare, è ovvio che si arriverà a creare un contenitore politico", ammette Leoni. Che aggiunge: "Del resto, bisogna vedere se la strategia del segretario è azzerare il partito, la politica si fa tirando dentro mica cacciando tutti".

E le epurazioni della Lega maroniana sono solo all'inizio. Marco Desiderati, unico bossiano presente nel consiglio federale, sarà una delle prossime vittime. Mentre l'ex capogruppo Marco Reguzzoni, ora semplice militante, è già stato scomunicato e poi "graziato" da Matteo Salvini e dall'intervento, fra gli altri, di Luca Zaia. Domenica saranno tutti sul sacro pratone di Pontida su cui il "popolo padano" non mette piede dal 19 giugno 2011.

E se allora ad accogliere Maroni c'era uno striscione che lo indicava "Presidente del Consiglio subito" questa volta ne troverà di ben altri toni. I bossiani promettono infatti dure contestazioni. In meno di un anno, dicono, non ha mantenuto nessun impegno e si è dimostrato incapace di guidare il partito. "Berlusconi prima e Monti poi: erano il diavolo e ora sono nostri imprescindibili alleati e amiconi", si lamentano su Facebook sempre un maggior numero di militanti.

I più attivi nella protesta sono gli ex: Reguzzoni, Monica Rizzi, Flavio Tremolada, Alberto Torazzi, Max Parisi e persino l'ex direttore della Padania, Stefania Piazza, che battibecca con Aurora Lussana che l'ha sostituita. Tutti vittime delle ramazze maroniane. Ma anche l'unico forum ancora in vita dei giovani padani ha cominciato a criticare l'operato dell'ex titolare del Viminale.

Lo stesso forum che ne sostenne l'avanzata. I post sono identici a quelli di allora: "Basta alleanza con Berlusconi", è il più ripetuto. Ma "l'alleanza serve perché Maroni ha paura del voto", come dice Reguzzoni. "Maroni ha puntato tutto sulla Lombardia e ha pure detto che non sa e non gli interessa cosa succederà a Roma. Adesso che pensa di fare? La moneta padana? La banca padana? La sanità padana? Le macroregioni? Chiederà di uscire dall'euro? Tutte cagate senza capo né coda, ci aspettano 5 anni di nulla cosmico".

E via così, con moltissimi che scrivono la loro delusione e di aver stracciato la tessera perché "almeno Bossi i maroni li aveva". Al senatùr da settimane riportano i malumori. Lui freme, si trattiene. Ma quando il 15 marzo si è presentato a Montecitorio ha sbottato: "Maroni da sei mesi dice mi dimetto poi, all'ultimo momento, si è accorto di avere il culo molto più largo, per poter stare su molte poltrone". E ancora: "La Lega è in subbuglio, perché è sempre stata abituata ad avere un segretario che mantiene la parola. Bisogna sempre mantenere la parola".

I fedelissimi di ortodossia bossiana hanno letto in quello sfogo il via libera alla rivolta contro l'ex titolare del Viminale. La convocazione di Pontida ha raffreddato di nuovo il vecchio Capo. "Aspettiamo Pontida e poi vediamo", ripete a quanti lo spronano. Il padre della Lega sa di non potersi riprendere il suo partito. Lo sa da quando è stato costretto a lasciarlo nelle mani di Maroni il 1° luglio 2012 ad Assago, il giorno dell'incoronazione di Bobo da Varese.

Costretto dalle inchieste sull'uso allegro dei fondi da parte dell'allora tesoriere Francesco Belsito. Bossi dal palco si scusò, pianse e lasciò la sua creatura. "Ho fatto come Salomone, non ho voluto tagliare in due la Lega", disse dal palco citando la Bibbia. Salomone, dovendo decidere a chi affidare un bambino reclamato da due donne, ordina di tagliarlo a metà. Per salvarlo, una delle donne rinuncia e Salomone decide di lasciarlo a lei, "la madre vera. Questo ho fatto io: non ho voluto tagliare a metà il bambino". Maroni, in meno di un anno, l'ha già diviso in due.

 

BOSSI E MARONI AL CONGRESSO DELLA LEGA jpegBENNY SU BOSSI CHE SPIA MARONI BOSSI E MARONI jpegMARCO REGUZZONI MATTEO SALVINILUCA ZAIA SPEZZA IL PANE monica rizzi UMBERTO BOSSI E FRANCESCO BELSITO FRANCESCO BELSITO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…