matteo salvini luigi di maio

“SI PUÒ TRATTARE CON L’EUROPA MA SENZA TRADIRE GLI ITALIANI” – DI MAIO APRE AL NEGOZIATO CON BRUXELLES SULLA MANOVRA E INVITA A "NON FERMARSI AI NUMERINI” – IL CALO DEL PIL AGITA IL CAPO DEL M5S E SALVINI E NON AIUTA NEL NEGOZIATO CON L’UE – OGGI L’INCONTRO CONTE-JUNCKER

Paolo Decrestina per il Corriere della Sera

 

di maio

 

Sì al compromesso con l’Europa, l’importante è non tradire gli italiani. Luigi Di Maio apre alla trattativa con Bruxelles sulla manovra, detta condizioni e invita a «non fermarsi ai numerini». «Se l’economia rischia di fermarsi noi dobbiamo fare una manovra che mette soldi nell’economia», afferma il vicepremier Luigi Di Maio sull’eventuale previsione di abbassamento del rapporto fra deficit e Pil al 2%. «Poi, nella trattativa, se non si chiede al governo di tradire gli italiani, perché noi non tradiremo gli italiani - precisa- possiamo portare avanti tutti i punti di caduta e compromessi che vogliamo».

 

conte juncker 1

«È logico che l’economia si fermi se l’ultimo governo del Pd ha fatto una manovra insipida che non aveva alcun investimento», prosegue il capo politico dei Cinquestelle in occasione di una visita, nel trevigiano, all’impianto innovativo di trattamento rifiuti di Contarina spa. «Poche centinaia di milioni di euro messe dal Pd mentre noi - spiega - mettiamo 37 miliardi.

 

I soldi ci sono per far ripartire l’economia ma bisogna mettersi in testa che è proprio perché in questi anni si continuava a tagliare dai servizi essenziali, la sanità, il welfare, il motivo per cui la gente si è impoverita». «Gli imprenditori - conclude - hanno avuto sempre più incertezze, si è bloccato l’export a causa di una guerra dei dazi tra Cina e Usa. Oggi l’unico modo per far ripartire l’economia - ha concluso - è far ripartire il potere d’acquisto degli italiani».

 

 

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

 

IL SEGNO «MENO» CHE ADESSO TURBA I DUE VICE PREMIER

Francesco Verderami per il Corriere della Sera

 

Più delle tensioni nella maggioranza, più delle trame delle opposizioni, il governo deve fronteggiare il più temibile degli avversari: il «generale Pil». Che mina la credibilità della manovra.

Lo indebolisce nella trattativa con l' Europa.

E soprattutto incrina il suo rapporto con il Paese.

 

Il «governo del cambiamento» non immaginava di trasformarsi in soli sei mesi nel «governo del meno». Quel segno - come si sono affrettati a sostenere Di Maio e Salvini - sarà pure «un' eredità del passato», la conseguenza di «politiche economiche sbagliate», dunque la prova che «avevamo ragione a voler invertire la rotta». Ma è chiaro ai due vice premier che - di qui in avanti - l' unico modo per restare alla guida dell' esecutivo con la fiducia dell' opinione pubblica, sarà recuperare al proprio fianco il «generale Pil». Cambiando a loro volta la rotta, come da mesi veniva suggerito.

 

Ce n' è traccia nei ragionamenti ultimi di Savona, nei consigli a suo tempo cestinati del sottosegretario grillino Buffagni, e nelle intemerate del leghista Giorgetti. Prima che uscissero i dati ufficiali, il braccio destro di Salvini a palazzo Chigi aveva avvertito che «l' economia non va bene», che «il mercato dell' edilizia è fermo», e che era necessario puntare sugli investimenti: «Il problema non è trovare i soldi, ma spendere subito quelli che già ci sono. Perché se pensassimo a nuove opere, non ne usciremmo». Dai «tetti delle scuole» ai «bagni dei tribunali», Giorgetti era (e resta) il fautore dei «cantieri aperti», riteneva (e ritiene) che «dobbiamo dare fiato a regioni e comuni», puntando sui progetti già cantierabili.

LUIGI DI MAIO

 

«Ristrutturare e riqualificare» è il motto, nella speranza - che non è una certezza - di levarsi il marchio del segno «meno». Smaltita l' ubriacatura ideologica della notte in cui venne «abolita la povertà» e il governo sfidò a colpi di «numerini» l' Europa matrigna, i vice premier fanno mostra di aver compreso il rischio e sono ora disposti a trasferire risorse dal reddito di cittadinanza e «quota 100» agli investimenti. Salvini a modo suo l' ha formalizzato: «Se i tecnici ci dicono che i 16 miliardi messi per realizzare i due provvedimenti sono troppi, e ci dicono che quei soldi si possono usare per altre cose, come le strade o per le alluvioni, allora spostiamoli».

 

È un modo per incoraggiare al passo Di Maio, che ancora ieri si trincerava dietro la parola d' ordine «lo spread sta calando». Il leader della Lega è stato finora attento ad assecondare l' alleato, preoccupato com' è che possa saltare subito il tappo tra i grillini: l' ha spiegato a Berlusconi, «non sarò io ad aprire la crisi. Saranno altri a farlo». Il dissenso di Fico sul decreto sicurezza è l' ennesimo indizio dell' insostenibile leggerezza del governo.

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

 

Ma come ripete sempre Giorgetti, «prima va portata a casa la manovra». E avere contro il «generale Pil» non aiuta nella trattativa con l' Europa.

La mediazione - dice un ministro - «è di per sé già difficile, se poi a Bruxelles sanno che l' ultima parola non è quella degli interlocutori con cui stanno parlando...».

 

L' esempio più lampante che viene raccontato è il dopo cena con Juncker, quando Conte - uscito dal colloquio - come prima gesto ha chiamato il portavoce a palazzo Chigi, per sapere cosa dichiarare. Allora non stupisce se l' esame della manovra in Parlamento slitta di giorno in giorno, se ieri il titolare dell' Agricoltura Centinaio ammetteva che nell' esecutivo si sta ancora «cercando di capire quale sarà il punto di caduta nel rapporto deficit-Pil: 2,4 o 2,2 o 2 come ci chiede l' Europa».

 

conte juncker 3

A parte il «punto di caduta», al governo preme oggi mostrarsi aperto alla mediazione con l' Ue, a prescindere dal risultato. La trattativa - l' ha spiegato Tria prima di partire per il G20 - è funzionale anche ad attutire l' eventuale impatto di una procedura d' infrazione, dev' essere interpretata come «un atto di disponibilità verso l' Europa», come «un gesto positivo dell' Italia», per cancellare «le preoccupazioni dei mercati ed evitare la loro reazione».

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Ma senza il «generale Pil» si aprirebbe il paracadute?

 

 

Ultimi Dagoreport

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…