TUTTI A DIETA: DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE - ALLA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA DEL POPOLO, CON RODOTÀ E ZAGREBELSKY, C’ERA LA MEJO VECCHIAIA

Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"

Non ci fosse Lorenzo, 14 mesi, arrivato apposta da Monza con la mamma, come diversi altri bambini, l'età media non sarebbe certo da liceali. Giovani ce ne sono. Ma è una folla soprattutto di persone anziane quella che ieri ha riempito Piazza del Popolo e le rampe del Valadier fin sul piazzale del Pincio per difendere la Costituzione. Più capelli bianchi che zaini.

Più sobri pensionati con famiglia al seguito che ragazzi. Che hanno applaudito a lungo Stefano Rodotà che spiegava come «si sarebbe potuta avviare un processo di revisione della Carta invece, in assenza di consenso si sta tentando una scorciatoia pericolosa».

Ma il rischio non è quello di non cambiare mai nulla? Che una riforma della seconda parte della Costituzione eternamente richiesta resti sempre inattuata? Non si rischia di diventare i pasdaran del non cambiare mai nulla?

Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, rifiuta il paragone: «La riforma deve essere un percorso partecipato». E la stessa linea la sostiene un altro partecipante al corteo, il segretario di Sel Nichi Vendola: «Ho troppo rispetto per Napolitano anche quando non sono d'accordo con lui. Ma non credo che questo Parlamento, partorito da una legge elettorale incostituzionale, abbia il diritto di cambiare la Costituzione».

Antonio Ingroia, l'ex pm che della Costituzione aveva fatto la bandiera del suo partito dice polemico: «Se si vogliono eliminare i parlamentari si faccia. Chi dice niente? Non voglio bloccare ogni riforma ma impedire che lo si faccia saltando l'articolo 138 della Carta».
Il signor Giorgio, comodamente over 60, ha portato moglie, figlia e anche il cane Kira.

E sorride all'idea di essere considerato uno che non vuole cambiare nulla: «Sono un vecchio di sinistra. Ho sempre difeso la Costituzione. E continuo a farlo ora che ce n'è più bisogno che in passato. Ma nessuno chiede di non modificarla. Però come vuole la Costituzione».

Concorda Nando Benigno, dell'associazione Antonino Caponnetto, stessa generazione, in mano il lembo di un lungo striscione con su scritto «il popolo è sovrano». «Non è che il primo che si alza può dire adesso cambio la Costituzione. I padri costituenti sono stati lungimiranti e hanno stabilito come farlo nell'articolo 138. Bisogna rispettare quei tempi», insiste.

Ieri, sul «Foglio» si paragonavano i manifestanti al Norman Bates di Psyco per illustrare la difesa di una mamma-Costituzione in via di decomposizione. Paragone un po' brutale che Stefano, 21 anni, del presidio universitario di Libera, arrivato da Bologna assieme a coetanei di varie associarioni, non capisce: «Certo che la Costituzione va cambiata. Ma con criterio. È tutto fatto troppo in fretta». E la sua amica Clarissa aggiunge: «Scusa ma ti pare questo il momento di cambiarla?».

Ma non temete di più che lasciare tutto fermo sia peggio? «No. È che è talmente evidente il giochetto. Si vogliono modificare i meccanismi per far passare cambiamenti che piacciono solo a pochi. In particolare a uno che non ha mai accettato che la legge deve essere uguale per tutti» risponde Chiara, 23 anni occhi turchini allargando le braccia. «Ma se non sono capaci nemmeno a cambiare la legge elettorale come pensano di scimmiottare i costituenti? Ma va là», dice Lara, da Mondovì, 57 anni.

C'è chi vorrebbe che la manifestazione si trasformasse in un partito. Vincenzo Cutolo, della associazione milanese Educa-ci (Educazione Civile): «Siamo qui con tutte queste belle persone, sarebbe bello che potessero dare vita a una formazione pulita che potrebbe togliere voti dati a Grillo (che erano seri, ma poi lui dopo le ultime vicende si è dimostrato uno sciacallo). E potrebbero ridare a molti la voglia di votare».

Antonio Di Pietro sarebbe d'accordo: «Io no. Io ho fatto il mio tempo. Ma se ci fosse qualcuno sul palco che sapesse tirare le fila di tutto questo ...». Stefano Rodotà? «E perché no? Guarda qua che applausi, avrebbero il 20% dei voti».

Ma Rodotà dal palco dice: «Non dicano "vogliono fare un partitino", pensino a cosa accade ai partitoni». A dispetto delle brame di chi vorrebbe trasformarla in voti, la piazza ha una richiesta concreta e unanime: «Giù le mani dalla Costituzione». Un monito che Efisio, giovanotto classe '29 di Trastevere, sintetizza così: «Non vi dovete azzardare».

 

 

Gustavo Zagrebelsky foto La PresseBONSANTI, LANDINI, CARLASSARE, ETC.RODOTA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?