donald trump arresto fotosegnaletica

TRUMP! COME TRASFORMARE LA FOTO SEGNALETICA IN UN MANIFESTO POLITICO – MARCO BELPOLITI: “LO SCATTO HA QUALCOSA DI TRAGICO E INSIEME DI COMICO. È LA FACCIA D’UN BAMBINO EGOISTA E DISPETTOSO, CHE PENSA DI TENERE A BADA GLI ALTRI CON I PROPRI SGUARDI, PRIMA ANCORA CHE CON L’ESERCIZIO DEL POTERE – QUELLO CHE MOLTA GENTE IN AMERICA VEDRÀ IN QUESTO SCATTO, GIÀ DIVENTATO UN’ICONA È: ECCO UNO-COME-ME, UNO CHE SI RIBELLA, UNO CHE È CAPACE DI CASTIGARE I NEMICI

Estratto dell'articolo di Marco Belpoliti per www.doppiozero.com

 

fotosegnaletica di donald trump

Davvero questa è una foto segnaletica scattata nel carcere di Fulton negli Stati Uniti? Davvero l’uomo che ci guarda con occhi torvi è l’ex presidente americano Donald Trump?

 

Non sarà piuttosto un attore hollywoodiano che lo imita, uno abituato a recitare davanti alla macchina da presa la parte del cattivo? Non si tratterà invece di un attore comico che imita Trump in un programma televisivo?

 

No, è proprio lui, Donald John Trump, nato nel 1946, quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, collocato davanti alla macchina fotografica per la rituale foto degli arrestati.

 

Lo scatto ha qualcosa di tragico e insieme di comico, di paradossale e nel medesimo tempo di ridicolo. Se Alphonse Bertillon, fondatore nel 1879 del metodo d’identificazione dei criminali, potesse vedere questa immagine la scarterebbe. Non ha niente infatti degli scatti delle foto segnaletiche, niente del doppio scatto “di fronte e di profilo”, che con gesto neutrale – si fa per dire – fissa per sempre gli arrestati all’entrata delle stazioni di polizia o nelle carceri di tutto il mondo. 

 

meme sulla foto segnaletica di trump 1

Qui il soggetto fotografato, incriminato per vari reati, su cui pende il giudizio della magistratura americana, ha voluto esprimere il massimo di soggettività, quella che le classificazioni criminologiche intenderebbero sopprimere a favore della assoluta oggettività scientifica. Un perfetto ritratto da aggiungere a quelli raccolti da Ando Gilardi in Wanted (Bruno Mondadori, 2003) dove figura la storia di Umberto Ellero, inventore delle “Gemelle Ellero”, la macchina fotografica per realizzare le immagini segnaletiche.

 

Donald Trump, come dimostra questa ennesima foto, esprime sempre e comunque la volontà di essere sé stesso. In questo caso un uomo arrabbiato, risentito, che ti fissa con uno sguardo carico di rancore. Pare che dica: voi osate fare questo a me?

 

[…]

 

tweet di trump dopo l arresto formale in georgia

La foto è questa: Trump è Trump. Di certo a Mister Trump non manca uno spiccato carattere attoriale. Quel ciuffo biondastro, che nasconde l’incipiente calvizie, quasi un segno del proprio brand, i sopraccigli minacciosi da antico profeta, gli occhi che fissano carichi di odio l’occhio di vetro del ritrattista: tutto è così ben recitato da sembrare vero. Una perfetta performance.

 

Il signore che ci traguarda attraverso lo scatto, che reca nella parte alta a sinistra il logo dello sceriffo Patrick Labat di Fulton County, cerca di esprimere il massimo d’odio e insieme di disprezzo concesso in un simile frangente. Il suo sguardo si rivolge non tanto all’obiettivo e al poliziotto che lo ritrae, ma a tutti. Dice: dovete imparare a temermi, come se non lo temessimo già. Ricorda: io sono Donald John Trump, come se non lo sapessimo già. Ammonisce: io sono io, cosa ben evidente.

 

ELON MUSK RETWITTA LA FOTO SEGNALETICA DI DONALD TRUMP

L’oggettività dello sguardo fotografico è tramontata da un pezzo, come hanno certificato Susan Sontag e Roland Barthes. Ellero e gli altri creatori della fotografia indiziaria pensavano, scrive Gilardi nel suo libro, che il foto-ritratto segnaletico producesse un’immagine oggettiva del soggetto fotografato, che non sempre sappiamo vedere con i nostri occhi.

 

La fotografia produce la realtà, e svela il “reale” che è in ciascuno, compresa la propensione a delinquere. Di più: il ritratto, scrive Ellero in un volumetto del 1908, produce un’opera astratta, attraverso la quale si raggiunge “l’assoluto della conoscenza” della realtà. La fotografia è, come la lente di Sherlock Holmes, uno strumento scientifico, cioè oggettivo.

 

Trump lo smentisce con questo suo sguardo feroce e ci dice che l’unica cosa che conta è la soggettività, la sua in particolare, che non si sottopone a nessuna autorità o potere che non sia il proprio. Siamo nel regno di Re Io. La sua è la faccia d’un bambino egoista e dispettoso, che pensa di tenere a bada gli altri con i propri sguardi, prima ancora che con l’esercizio del potere, attraverso la propria esuberante personalità ritratta: l’unica vera arma che sfodera ancora una volta per vincere.

 

supporter di trump

Populismo fa rima con narcisismo. Trump incarna fisicamente e fotograficamente entrambi. Una coppia temibile che gli è riuscito di portare al successo anche davanti alla macchina fotografica della polizia. Quello che molta gente in America vedrà in questo scatto, che è già diventato un’icona – potenza del gesto e soprattutto potenza dei media che la moltiplicano – è: ecco uno-come-me, uno che si ribella, uno che non si sottrae alla lotta, uno che è capace di castigare i nemici.

 

Trump incarna la possibilità di vendicarsi per quello che si è: persone incazzate senza un vero perché. Costruire il proprio potere su un’immagine è diventata una necessità imprescindibile per un leader politico. Politico? Donald Trump lo è ancora o siamo passati a qualcosa d’altro, qualcosa che confina con l’irrazionale e l’incomprensibile? Donald ottiene in quella che continuiamo a chiamare “politica” il massimo con il minimo: sé stesso.

meme sulla foto segnaletica di trump 14DONALD TRUMPfotosegnaletiche degli altri incriminati con trump in georgia DONALD TRUMPSUPPORTER DI DONALD TRUMPDONALD TRUMP - FRANCESCO LOLLOBRIGIDA - VIGNETTA BY VUKIC

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…