CROCE & COMPASSO - CHE PESO DARE AGLI ATTACCHI DI “LE MONDE” A DRAGHI (QUANDO LAVORAVA PER LA GOLDMAN SACHS, SI OCCUPAVA DI “VENDERE I PRODOTTI FINANZIARI SWAP, CONSENTENDO DI NASCONDERE PARTE DEL DEBITO PUBBLICO E QUINDI DI TRUCCARE I CONTI DELLA GRECIA”) E A MONTI PYTHON? - LA TEORIA DEL COMPLOTTO È UNA COSTANTE NEI MOMENTI DI CRISI ECONOMICA. PIACE A DESTRA E A SINISTRA…

Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Scrive Le Monde che Mario Draghi, quando lavorava per la Goldman Sachs, si occupava di "vendere i prodotti finanziari swap, consentendo di nascondere parte del debito pubblico e quindi di truccare i conti della Grecia". La notizia fu già pubblicata dal quotidiano parigino un anno e mezzo fa, quando cominciò a circolare la candidatura di Draghi per la presidenza della Banca centrale europea. L'allora governatore della Banca d'Italia replicò immediatamente, spiegando che l'operazione di swap con la Grecia era stata fatta prima del suo arrivo alla Goldman Sachs.

Il tormentone però non si è fermato. Il 14 giugno scorso, quando Draghi si è dovuto sottoporre all'esame del Parlamento europeo per la nomina alla Bce, è ripartito l'attacco. Protagonisti due francesi, il liberaldemocratico Pascal Canfin e la socialista Pervenche Beres, e il padano Mario Borghezio: quali legami ha avuto Draghi con l'operazione di swap che la Grecia fece con Goldman Sachs per mascherare l'entità del suo debito? Quale vicinanza ha con il mondo della grande finanza che ha provocato la crisi? "Allora ero ancora direttore generale del Tesoro a Roma", rispose pazientemente Draghi.

Ma la teoria del complotto è una costante nei momenti di crisi economica. Piace a destra e a sinistra. Evoca il nemico occulto, preferibilmente straniero. Evoca misteriosi consessi in cui i poteri forti dispongono delle sorti del mondo e della spartizione delle ricchezze. Ecco Borghezio che a Bruxelles insinua inconfessabili rapporti di Draghi con il gruppo Bilderberg e la Trilateral. L'interessato risponde: "Non sono cupole segrete, appartengono agli investitori. Sono più trasparenti di quanto si creda. Hanno ospitato conferenze cui hanno partecipato anche Monti, Tremonti e Bernabè".

Mario Monti ha lavorato anche lui per Goldman Sachs, e vale anche per lui il sospetto di rappresentare occultamente interessi inconfessabili. Le Monde, giornale di tradizione progressista, all'unisono con la teoria di Borghezio, lo mette nel pacchetto dei "goldmaniani" insieme a Draghi e all'altro neo-premier, il greco Lucas Papademos.

Qui il gioco si complica. Perché è comprensibile che ci siano degli italiani sospettosi, convinti che i Monti, i Draghi, i Tremonti, i Prodi, i Letta e via elencando rappresentino interessi stranieri ostili al popolo italiano; ma è difficile tenere questa teoria insieme a quella francese secondo cui il governo italiano, fino a ieri sgarruppato alquanto e meritevole di derisione, diventi in 24 ore l'insidioso cavallo di Troia in grado di spalancare alla finanza americana i forzieri della ricchezza europea.

Una possibile spiegazione è che spesso i miti metropolitani sui poteri occulti transnazionali vengono rilanciati a comando per dare consistenza a una battaglia politica. L'Italia per esempio è da quasi vent'anni soggetta alle ricorrenti visite del mito del Britannia. Accadde che il 2 giugno 1992 una schiera di manager pubblici e privati italiani parteciparono, a Civitavecchia, a una conferenza a bordo dello yacht della regina Elisabetta, durante il quale magnificarono ai rappresentanti delle banche d'affari inglesi, le qualità delle aziende che il governo Amato aveva deciso di privatizzare massicciamente. C'era a bordo un solo politico, l'economista democristiano Nino Andreatta, e un sacco di giornalisti, invitati ad assistere alla discussione.

Da allora, quando serve, si evoca il Britannia come il peccato originale, il giorno in cui alcuni traditori aprirono allo straniero, alla perfida Albione, lo scrigno dei tesori nazionali. Ed è anche vero che molti partecipanti al convegno furono di lì a poco arrestati dal pm Antonio Di Pietro e dai suoi colleghi, dando luogo a un'altra leggenda in contraddizione con la precedente: se l'inchiesta Mani pulite, come dice una certa vulgata, servì a decapitare una classe dirigente per aprire la strada agli interessi stranieri, come mai furono arrestati tanti di coloro che si sarebbero già messi d'accordo con gli inglesi sul Britannia?

E soprattutto, come mai tutte le grandi aziende privatizzate dopo il Britannia (Banca Commerciale, Credito Italiano, Telecom, Autostrade, Ilva, solo per citare le maggiori) sono tuttora in mani italiane.

Ci sono comunque precedenti e precedenti. Per esempio sarà utile ricordare che nel 2004 il commissario europeo Mario Monti impedì alla Francia di salvare un'azienda strategica come l'Alstom con soldi pubblici, in nome delle leggi comunitarie che vietano gli "aiuti di Stato". Dopo un lungo braccio di ferro Monti piegò e quasi umiliò il ministro delle Finanze francese, che schiumò di rabbia. Si chiamava Nicolas Sarkozy. Avrà pensato che la Goldman Sachs comandava anche a Bruxelles.

 

MARIO DRAGHI Mario MontiMONDE borghezio pugnogrecia - Papademos

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