dalema conte

ANCHE "BAFFINO" SENTE PROFUMO DI DRAGHI - MASSIMO D’ALEMA, GURU DEL PATTO PD-M5S CON TENDENZA PECHINO, SI ALLONTANA DAL GOVERNO CONTE: “NON HO DETTO CHE È IL MIGLIORE, È SENZA ALTERNATIVE. SE LA DESTRA FOSSE PIÙ MATURA, SE RICONOSCESSE CHE IL COVID È UNA TRAGEDIA E CHE L'EUROPA È OGGI PER NOI LA SOLUZIONE E NON IL PROBLEMA, E SI PROPONESSE PER UN GOVERNO DI PIÙ AMPIE INTESE, SI POTREBBERO SEGUIRE ALTRE STRADE…” - E POI: “SERVE UN PARTITO NUOVO A SINISTRA” (PER AFFOSSARLO POI NELLE URNE?) - IL PASSATO TI TRAPASSA: D'ALEMA HA UNA FOTO DI STALIN IN UFFICIO

Antonio Polito per il “Corriere della sera”

 

MASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTE

Se Massimo D'Alema dovesse disegnare una nuova carta del mondo, metterebbe l'Artico al centro. Con lo scioglimento dei ghiacci - dice - diventerà il nuovo Mediterraneo, la grande via dei traffici; e anche il luogo privilegiato per la ricerca sui virus e i batteri che emergono dalla lunga glaciazione. «E sa quanti rompighiaccio ha la Russia in zona?». Come al solito mi coglie impreparato. È un gioco di ruolo che facciamo da trent' anni, lui nella parte del docente. Comunque la risposta esatta è 42 navi russe, mentre l'America ne ha una sola; più 60 laboratori cinesi in Groenlandia.

CINA - LA NUOVA VIA DELLA SETA

 

Morale della favola: «Il mondo non si è affatto tutto occidentalizzato, come pensavamo. Anzi, l'Ovest non è sempre sulla frontiera avanzata dell'innovazione. La democrazia liberale perde fascino perché i nostri sistemi non riescono più né a mitigare le disuguaglianze né a far funzionare l'ascensore sociale. Ciò nonostante l'Occidente sembra in conflitto con tutti, con la Cina sul commercio, con la Russia sulle sanzioni, con l'Iran sul nucleare, con la Turchia sul Medio Oriente. Credo che oggi ci si dovrebbe occupare di come costruire una strategia di convivenza in un mondo irriducibilmente plurale, diciamo».

 

massimo d'alema regala la maglietta di totti a renzi

L'ex premier italiano presiede oggi l'Advisory Board di Ernst Young, società di consulenza globale, pezzo da 90 del capitalismo anglosassone, ma è anche consulente dei think tank organizzati intorno alla «Silk Road Initiative» del governo cinese, e molto assiduo a Pechino. Il suo mestiere è dare consigli a chi glieli richiede.

 

Il tratto umano, di solito spigoloso, sembra addolcito e appagato dal nuovo lavoro. Osserva la politica italiana con distacco ecumenico. Il prossimo numero della sua rivista Italianieuropei sarà dedicato alla destra, e ospiterà articoli di Meloni e Giorgetti; ma si occuperà anche del Pci a cent'anni dalla nascita. Non per caso D'Alema tiene ancora nel suo ufficio, seppur pudicamente poggiato per terra, un ritratto del «piccolo padre», Iosif Stalin.

 

giuseppe conte roberto gualtieri

Di recente ha detto che «a sinistra c'è vita». Gli chiedo dove l'abbia vista, ora che sono chiusi i bar per gli apericena. Risponde che c'è poco da scherzare, alle regionali la sinistra ha retto grazie alla tenuta del Pd, e sta affrontando bene la prova del governo in condizioni terribili. Ma il problema è: come si va avanti? Secondo D'Alema bisogna fare «un partito nuovo». Il ragionamento è questo: «Il Pd era nato con la vocazione maggioritaria; ma non solo non ha raggiunto il 50%, è anche lontano da quel 30% di italiani che si riconoscono nella sinistra. Le formazioni che se ne sono staccate, compresa quella che per ragioni morali ho contribuito a fondare, hanno anch' esse fallito il loro obiettivo politico.

 

massimo d alema matteo renzi

Serve una forza nuova, una vera e propria associazione politica. Che abbia degli iscritti, non dico i milioni di un tempo, ma cento, duecentomila persone che possano volersi iscrivere a un partito, abbiano il potere di decidere e non deleghino ai meccanismi casuali delle primarie la selezione della classe dirigente. In più dovrebbe avere una ideologia».

 

Una ideologia? Nel 2020? «Certo. Una visione del mondo, un insieme di valori e un'idea del futuro. La destra mondiale è rinata su basi ideologiche: la terra, i confini, la nazione, la religione, l'identità. Come può vivere la sinistra senza idee-guida? Non bastano i programmi per appassionare le persone. E senza partiti non c'è classe dirigente. In Francia la produce lo Stato; ma l'Italia, dopo la morte dei partiti, la famigerata casta, si è afflosciata come un corpo senza più ossatura. Oggi gli strati alti della società si tengono lontani dalla politica, e quelli popolari ne sono esclusi e respinti. Rischiamo di regalarne il monopolio a una classe di déraciné».

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

D'altra parte il Pd propone oggi un sistema elettorale alla tedesca. «È giusto, è l'opposto dell'idea di bipartitismo per cui era nato. Se però indichi una soglia di ingresso del 5% ai tuoi potenziali alleati, da Speranza a Renzi, da Calenda a Bonino ai Verdi, che sono tutti intorno o sotto il 3%, senza dar loro nel contempo una prospettiva politica comune su cui convergere, rischi anche di destabilizzare il governo. Il quale è invece senza alternative».

 

MASSIMO D'ALEMA LUIGI DI MAIO

D'Alema non vede in giro niente di meglio del Conte II. Per lui l'alleanza Pd-M5S andava fatta anche prima, subito dopo le elezioni. Non sarà che considera pure i Cinquestelle una «costola della sinistra»? «Beh, quando prendono tre/quattro milioni di voti alla sinistra e vincono al Sud sulla base di un programma di redistribuzione del reddito, di destra non sembrano».

 

Difficile però accettare che questo governo sia il migliore possibile, con una base parlamentare così ristretta e tanta rissosità interna. «Io non ho detto che è il migliore, ho detto che è senza alternative. Certo, se la destra fosse più matura, se riconoscesse che il Covid è una tragedia ben peggiore di quanto aveva predetto, e che l'Europa è oggi per noi la soluzione e non il problema, e si proponesse per un governo di più ampie intese, si potrebbero seguire altre strade. Ma la destra italiana non ha oggi questa maturità». Dunque - è la previsione dell'«osservatore» D'Alema - Conte andrà avanti.

 

salvini meloni

Con Renzi si troverà un compromesso. E quando poi la minaccia delle elezioni anticipate sarà spuntata dal semestre bianco, si vedrà: «Temo solo la sirena dell'avventura, che prende purtroppo molti politici dei giorni nostri. Al loro confronto perfino Berlusconi appare uno statista». Metterebbe qualcosa del Pci in questo nuovo partito? «La serietà, il metodo, la responsabilità dei dirigenti, la qualità della loro formazione. Fu questo a trasformare un partito che era nato per fare la rivoluzione in un pilastro del sistema democratico, come ha notato in un suo libro Andrea Romano, uno dei tanti che ha lavorato in queste stanze».

 

 

alexei navalny vladimir putin

Chiedo a D'Alema se ha mai pensato a restituire la Legion d'Onore per il caso Regeni. Dice di aver apprezzato il gesto di chi l'ha fatto. Ma aggiunge che quel simbolo rappresenta il legame con la Francia, la sua storia e la sua cultura, non con Macron. «Piuttosto - aggiunge - mi domando come mai l'Unione Europea abbia deciso le sanzioni alla Russia per l'attentato alla vita di Navalny, e non abbia ancora fatto niente nei confronti dell'Egitto, dove è stato compiuto un delitto sulle cui responsabilità ci sono davvero pochi dubbi: questione giustamente posta anche da Di Maio». Un italiano dovrebbe essere trattato da europeo. Forse dovremmo pretenderlo.

giulio regeni paz zarate

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” – VIDEO

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…