UN MATTARELLUM IN TESTA A LETTA-NAPO? LA CONSULTA PUO’ RIPRISTINARE LA VECCHIA LEGGE E DARE IL COLPO DI GRAZIA AL GOVERNO

Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Nella partita a scacchi della legge elettorale si affaccia l'ipotesi più sorprendente, una "bomba nucleare" per il sistema. Il 3 dicembre la Corte costituzionale ammette il ricorso della Cassazione e qualche settimana dopo (a gennaio o agli inizi di febbraio) straccia il Porcellum dal primo all'ultimo articolo, lo cancella dalla faccia della terra. Non interviene su alcuni punti, non usa il bisturi. Giudica l'intero impianto della norma Calderoli una "porcata" anche sul piano costituzionale. E lascia l'Italia senza una legge per andare a votare.

Ripristina il Mattarellum, la legge che c'era prima: 75 per cento di seggi assegnati con il maggioritario uninominale (un candidato contro l'altro nei collegi) e 25 per cento di quota proporzionale. In gergo tecnico, si chiama "reviviscenza". In parole povere, un terremoto che si abbatte sul Palazzo e sulle larghe intese.

Per la maggioranza dei costituzionalisti, è un vero azzardo, una follia. Ma il folto gruppo di giuristi che si esercita sul Porcellum considera l'ammissione del ricorso «irrituale ». Basta leggere sul web i forum degli addetti ai lavori: sono pieni di interventi che non accettano nemmeno l'idea che la Cassazione investa la Consulta con un suo ricorso sul sistema di voto.

Per due ministri del governo Letta invece la possibilità non è così assurda. Gaetano Quagliariello tiene la bocca chiusa. Il ritorno al Mattarellum? Il titolare delle Riforme, nel cortile della Camera, sorride. Il ministro dei rapporti col Parlamento Dario Franceschini, uscendo dal Senato dopo le comunicazioni di Annamaria Cancellieri, si spinge appena oltre: «Ne ho sentito parlare. Ma la Consulta è imprevedibile». Non dicono: no, è impossibile, ma cosa vi salta in mente. È una strada.

Poi, ci sono gli esperti che intorno alla legge elettorale hanno speso la vita e il fiore degli anni. Mario Segni, sopra a tutti. Secondo il leader referendario, nelle prime discussioni informali nelle stanze della Consulta si è affacciata la soluzione di un ritorno al Mattarellum. Ne avrebbero parlato tre alti giudici tra i più influenti e ascoltati: i due di nomina presidenziale Sabino Cassese e Giuliano Amato, Sergio Mattarella eletto dalle Camere.

Per quest'ultimo sarebbe davvero il colmo (e fonte d'imbarazzo conoscendone l'estrema prudenza) dare il via libera alla "resurrezione" della sua legge. Certo, Segni parla da tifoso. È stato il promotore, insieme ad Arturo Parisi, del referendum contro la legge Caderoli del 2009. La Consulta in quel caso escluse la "reviviscenza" e gli elettori fecero il resto facendo mancare il quorum.

Adesso però si apre una partita tutta nuova. Il ritorno al Mattarellum è possibile, quel precedente referendario non conta. Restano tutti in piedi i dubbi su una decisione che sarebbe politica. La più politica di tutte. Metterebbe in mora il Parlamento, aprirebbe un conflitto con le Camere e il percorso delle riforme istituzionali volute dal governo subirebbe un contraccolpo.

Possibile che proprio giudici costituzionali con una sensibilità istituzionale consolidata aprano una fase di guerra totale? Il Pdl alzerebbe le barricate, le larghe intese sarebbero investite in pieno dal cataclisma. Festeggerebbero invece i tifosi del maggioritario. Stapperebbe lo champagne una buona parte del Partito democratico, anche dalle parti di Palazzo Vecchio. Perché con la cancellazione del Porcellum le elezioni anticipate a marzo, su cui Matteo Renzi continua puntare, diventerebbero la prima delle opzioni in campo.

 

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