elisabetta belloni alfredo mantovano giorgia meloni artem uss

MELONI ATTACCA I MAGISTRATI PER DIFENDERE BELLONI E MANTOVANO – LO SCARICABARILE DELLA PREMIER SUL CASO ARTEM USS SERVE A TUTELARE LA CAPA DEL DIS E L’AUTORITÀ DELEGATA ALLA SICUREZZA, CHE LA DUCETTA CONSIDERA DI ESTREMA FIDUCIA - GLI 007 ITALIANI NON AVREBBERO CONSIDERATO ARTEM USS COME UN AGENTE SEGRETO PERCHÉ L’INTELLIGENCE AMERICANA NON L’AVREBBE INDICATO COME TALE. MA LA VERSIONE SCRICCHIOLA. “LA STAMPA”: “SE IL GOVERNO ITALIANO ERA STATO INFORMATO, COM'È POSSIBILE CHE LE NOTIZIE GIUNTE DA OLTREOCEANO RIGUARDASSERO SOLO UN REATO LIMITATO COME LA FRODE FISCALE?” – E PERCHÉ LASCIARLO AI DOMICILIARI, DI FRONTE ALL’ESPLICITA RICHIESTA DEGLI AMERICANI?

Francesco Grignetti e Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

alfredo mantovano giorgia meloni lorenzo guerini audizione al copasir 1

Chi è davvero Artem Uss, l'imprenditore fuggito dai domiciliari italiani mentre era in attesa di estradizione negli Usa? Una spia dei russi […] oppure è semplicemente un criminale di alto bordo […]?

 

È uno dei nodi di fondo. E la risposta è che Artem Uss – almeno a quanto risulta finora – non è un agente segreto. Due diverse fonti di intelligence confermano quanto detto dalla premier due giorni fa in Etiopia: l'intelligence americana non ha mai interessato gli 007 italiani perché, banalmente, Uss ai loro occhi non era «un target».

 

ELISABETTA BELLONI ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI IN AUDIZIONE AL COPASIR

Certo, nel pieno di una guerra, ogni aiuto sottobanco può essere considerato degno di attenzione dai servizi segreti occidentali. Tanto più se la persona da tenere sotto osservazione è un russo incriminato negli Usa, durante i mesi in cui il Cremlino scatena l'inferno in Ucraina.

 

[…] Qui va chiarito un punto. Se il governo italiano era stato informato presso il ministero della Giustizia, com'è possibile che le notizie giunte da oltreoceano riguardassero solo un reato limitato, e per giunta minore rispetto agli altri, come la frode fiscale?

 

ARTEM USS

Ripercorrendo le ricostruzioni di questi giorni, infatti, non è così. Il ministero e dunque i magistrati conoscevano i reati per i quali gli americani volevano giudicare in patria Uss. In realtà, quello di Meloni è il tentativo di difendere gli apparati di intelligence che riferiscono direttamente a Palazzo Chigi, a due persone che considera di estrema fiducia, come la direttrice del Dis – dipartimento che coordina gli 007 – Elisabetta Belloni, e il sottosegretario che è anche Autorità delegata sui servizi, Alfredo Mantovano.

 

Giovedì scorso siedono entrambi accanto a Meloni, quando la premier parla al Copasir, il comitato di controllo parlamentare sull'intelligence. È lì che matura la linea difensiva del governo, sintetizzata in una frase che però non sarebbe mai stata pronunciata in quella sede – «La colpa è di un altro organo dello Stato» –, e riportata dall'Agi, agenzia il cui ex direttore è l'attuale capo ufficio stampa della premier Mario Sechi.

 

IL BRACCIALETTO - LA FUGA DI ARTEM USS VISTA DA GIANNELLI

Sta di fatto che 48 ore dopo, in Etiopia, Meloni ribadisce il concetto, con parole diverse. A suo avviso «l'anomalia principale» va ricercata nella decisione della Corte d'Appello di Milano che ha mantenuto il faccendiere ai domiciliari. Nella giornata di sabato, però, […] ormai anche Meloni sa che era nei poteri del ministro della Giustizia […] imporre il carcere dopo la segnalazione dagli Usa. Per questo, aggiunge, presto vedrà Carlo Nordio, per «approfondire la vicenda e capire meglio».

 

Nel rimpallo di responsabilità c'è così un terzo attore di cui va tenuto conto, ed è l'intelligence. Gli 007 non ci stanno a finire sul banco dei sospetti. L'Fbi – è la spiegazione offerta dalle nostre fonti – nel momento in cui si è rapportato agli italiani, per il tramite del loro ministero della Giustizia, operava come forza di polizia. […] Fuori dagli Usa a fare intelligence è la Cia che nel caso Uss non c'entra.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

In verità tutti gli atti portano ad altro. C'era il rinvio a giudizio a opera del Gran Giurì Federale degli Stati Uniti. C'era un mandato di cattura internazionale che la polizia italiana ha eseguito a ottobre, mentre Uss tentava di raggiungere Istanbul. Il percorso, insomma, era quello classico della cooperazione giudiziaria. Ed è qui che qualcosa s'è inceppato.

 

L'attaché legale dell'ambasciata americana s'è dannato per avvertire il ministero della Giustizia che Uss sarebbe scappato se lo mandavano ai domiciliari. C'è una sua nota inviata a Via Arenula del 29 novembre esplicita, e ultimativa nei toni. «Ai sensi del codice di procedura penale italiano – scriveva – le misure coercitive devono tenere conto delle esigenze di garantire che la persona della quale è domandata l'estradizione non si sottragga all'eventuale consegna». La nota è arrivata ai magistrati tre settimane dopo, e il ministro non ha disposto alcunché.

LA VERA FOTO DI ARTEM USS ARTEM USS

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