musk meloni mantovano tajani crosetto

MELONI, ODISSEA NELLO SPACE X! IL GOVERNO SI SPACCA SUL PROGETTO DI MUSK PRONTO A CONNETTERE TUTTO IL TERRITORIO ITALIANO ATTRAVERSO I SUOI SATELLITI STARLINK! IN BALLO UN AFFARE DA 1,5 MILIARDI. CROSETTO APRE ALL’ACCORDO. MA TAJANI E IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO FRENANO: “GLI USA FACCIANO DA GARANTI” - L’OPERAZIONE PRESENTA RISCHI PER LA SICUREZZA NAZIONALE: L’ITALIA SAREBBE IL PRIMO PAESE AD AFFIDARE A MUSK LE COMUNICAZIONI PIÙ DELICATE (MILITARI, DEI SERVIZI, DELLA DIPLOMAZIA, DELLA PROTEZIONE CIVILE) - IL SERVIZIO FINIREBBE SOTTO IL CONTROLLO DI UN PRIVATO, CHE IN TEORIA POTREBBE SPEGNERLO A SUO PIACIMENTO (COME IN ALCUNI CASI HA FATTO). LA PARTITA E’ ANCHE POLITICA CON MELONI, ORMAI CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, CHE NON VUOLE LASCIARE SPAZIO A SALVINI NEL RAPPORTO CON IL TYCOON - DAGOREPORT

DAGOREPORT

https://www.dagospia.com/politica/non-sappiamo-se-blitz-volante-braccia-trump-sara-sconfitta-trionfo-per-420411

 

Tommaso Ciriaco, Giuliano Foschini per repubblica.it - Estratti

 

GIORGIA MELONI E ELON MUSK NELLO SPAZIO - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK

In un appunto riservato di alcuni mesi fa, la Farnesina avvertiva Palazzo Chigi dei rischi di aprire le porte ai servizi satellitari di Elon Musk: «La proposta — scriveva il ministero degli Esteri al termine di un incontro nella sede del governo sul progetto Starlink per l’Italia — dovrà essere valutata in maniera più dettagliata in relazione […] all’opportunità di inquadrare l’eventuale collaborazione con Starlink all’interno di un accordo intergovernativo con gli Usa a garanzia degli obblighi di confidenzialità, continuità del servizio e rispetto delle prerogative di sovranità nazionale».

 

Tradotto: possiamo dare il via libera solo dopo aver siglato un’intesa con gli Stati Uniti che eviti a Roma di finire in balia degli umori o degli interessi del multimiliardario amico di Donal Trump. Un giorno, ad esempio, il fondatore di Tesla potrebbe negare il segnale, oppure gestire in modo sconveniente i dati sensibili del Paese. Serve, insomma, un garante: il governo americano.

 

 

DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI

È un passaggio illuminante nella sua chiarezza. Sufficiente a spiegare le tensioni e l’imbarazzo di queste ore nel cuore dell’esecutivo. Le spinte sono contrapposte, la confusione alimenta sospetti. La presidenza del Consiglio, innanzitutto: chi più spinge per un accordo con Musk è il generale Franco Federici, consigliere militare di Giorgia Meloni e segretario del Comint, il comitato interministeriale per le politiche sull’aerospazio. Qualche prudenza in più è di Alfredo Mantovano, che durante l’audizione al Copasir ha molto frenato sull’opzione Starlink, spiegando che non esiste nulla di concreto. La partita, però, non è soltanto legata alla sicurezza: è soprattutto politica.

 

mantovano tajani

Meloni vive settimane cruciali nel rapporto con Washington. Sente Musk costantemente, dunque preferirebbe non deluderlo (anche perché l’imprenditore flirta intanto pubblicamente con Matteo Salvini). La premier è consapevole dell’azzardo di un simile progetto, ma è tornata dalla missione di Mar-a-Lago convinta di poter costruire l’accordo-quadro a cui fa cenno il documento della Farnesina. O comunque, qualcosa di simile, una sorta di patto “light”.

 

Salvini, si diceva. Lui è schierato a prescindere con Musk e Trump, dunque con Starlink. Meloni lo sa. È irritata dall’atteggiamento del suo vice, tanto che potrebbe superare i dubbi che le sconsigliano di partecipare all’Inauguration Day del 20 gennaio e volare a Washington anche per non lasciare quel palcoscenico al leghista (una parola definitiva arriverà domani in conferenza stampa).

 

Attorno a Meloni si muove un altro big favorevole all’accordo, o comunque non ostile: è Guido Crosetto. 

 

(...)

 

GUIDO CROSETTO - GIORGIA MELONI

E però, resta la scelta strategica: affidarsi a Musk, oppure soprassedere? Anche dentro Palazzo Chigi non mancano resistenze. Cauto, riferiscono diverse fonti concordanti, sarebbe il capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio Gaetano Caputi, così come il ministro Adolfo Urso. E, si è detto, pure Tajani. Il leader di Forza Italia continua a invitare alla prudenza. E a porre un quesito che suona così: in quali mani finirebbero quei dati, e quale uso potrebbero farne? È giusto valutare attentamente.

 

Il momento, d’altra parte, è già delicato per l’esecutivo. L’addio di Elisabetta Belloni ha scosso Meloni. E si intreccia inevitabilmente con la gestione dei rapporti con la nuova amministrazione americana. Problemi ormai alle spalle della direttrice, che si prepara a un incarico europeo al fianco di Ursula von der Leyen: gestirà per lei il dossier dei migranti.

 

LA TRATTATIVA CON STARLINK

GIORGIA MELONI - DONALD TRUMP - ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON L IA E PUBBLICATA DA ANDREA STROPPA

Filippo Santelli per repubblica.it - Estratti

 

Per quanto notevole, un miliardo e mezzo di euro, bisogna andare oltre il valore economico. Nell’accordo che il governo italiano tratta da mesi con Starlink, l’azienda dei satelliti di Elon Musk, l’aspetto decisivo è strategico.

 

Attraverso la connessione Internet che l’imprenditore più potente del mondo irradia dallo spazio passerebbero infatti le comunicazioni più delicate per la nostra sicurezza nazionale: militari, dei servizi, della diplomazia, della protezione civile. Ma firmare un contratto con l’Italia, il primo di questa portata con un Paese fondatore dell’Unione, sarebbe strategico anche per Musk e i suoi piani di espansione dallo Spazio, di cui controlla già gli snodi chiave. Oltre ai servizi per i governi, Starlink offre la sua connessione anche ad aziende e cittadini, con una infrastruttura che – in prospettiva – farà sempre più concorrenza alle reti terrestri e ai loro operatori, terrorizzati dalla prospettiva.

 

ELON MUSK - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

 

Dal punto di vista tecnologico pochi dubbi: la costellazione di satelliti che Musk ha lanciato in orbita, sfruttando i prodigiosi razzi riutilizzabili della sua SpaceX, al momento non ha rivali. Basti pensare che sono oltre 6 mila, dieci volte più di quelli della “concorrente” OneWeb, di passaporto franco-inglese. Significa copertura globale e maggiore velocità, nonostante resti molto inferiore alle reti che viaggiano a terra. Un servizio ideale per coprire zone in cui quelle non arrivano, come monti e mari, e per garantire una connessione “di riserva” in grado di restare accesa dopo catastrofi naturali o attacchi militari, come quella che Starlink sta offrendo all’Ucraina.

 

 

I dubbi sulla sicurezza

GIORGIA MELONI ELON MUSK

Sono le caratteristiche che attirano governo ed esercito italiani. Ma a cui si accompagnano evidenti criticità, legate al fatto di affidare un’infrastruttura strategica a una società privata, di proprietà di un imprenditore tanto visionario quanto potente, che quel potere lo ha schierato da una parte politica, e con un passaporto straniero, per quanto di un Paese alleato.

 

La prima incognita tecnica riguarda l’effettivo livello di sicurezza che Starlink assicurerebbe, a cominciare da quella dei dati che i suoi satelliti trasporterebbero. La società è pronta a garantire al governo l’utilizzo di sistemi di cifratura propri, oltre alla gestione delle antenne terrestri necessarie a ricevere il segnale. Agirebbe quindi da pura infrastruttura.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI COME ALICE E IL CAPPELLAIO MATTO - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Ma al di là della presenza sempre possibile di “porte sul retro”, il servizio sarebbe pur sempre sotto il controllo di un privato, che in teoria potrebbe spegnerlo a suo piacimento (come in alcuni casi ha fatto). Non a caso il nostro ministero degli Esteri avrebbe chiesto che il contratto si inserisca in un accordo quadro più ampio con il governo americano: l’allineamento politico tra Trump e Meloni lo rende più che possibile.

 

(…)

 

GIORGIA MELONI ELON MUSK

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO