
HANNO “MES” IN MEZZO ANCHE MATTARELLA – IL COMMISSARIO DOMBROVSKIS, RICEVUTO IERI A PALAZZO CHIGI, HA INVITATO MELONI A RATIFICARE IL FONDO SALVA-STATI, BLOCCATO DAL “NO” DI ROMA. LO STRUMENTO, CREATO PER AFFRONTARE LE CRISI BANCARIE, POTREBBE ESSERE UTILIZZATO ANCHE PER IL PIANO DI RIARMO EUROPEO – NELLE STESSE ORE A BRUXELLES SONO STATI SVELATI I CONTENUTI DELLA SEDUTA SPECIALE DEL COLLEGIO DEI COMMISSARI DEL 21 MAGGIO, IN CUI ERA PRESENTE MATTARELLA: AL CAPO DELLO STATO I COMMISSARI FECERO PRESENTE IL NODO DEL MES, SPERANDO IN UNA SUA “MORAL SUASION” SU PALAZZO CHIGI – LE PROTESTE DELLA LEGA: “UN INDEBITO CONDIZIONAMENTO VERSO MATTARELLA”
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
Valdis Dombrovskis e Giorgia meloni a palazzo chigi
Valdis Dombrovskis, commissario europeo da dieci anni, non è tipo da incrinare la sua espressione da Robocop per le rimostranze di Giorgia Meloni. A Palazzo Chigi non si aspettavano che avrebbe ceduto, e infatti è andata secondo le previsioni della vigilia.
La premier ha chiesto più flessibilità sulle spese per il riarmo e di diversificare gli strumenti, di semplificare le normative e ha ribadito la proposta italiana di usare un mix di investimenti privati e pubblici sulla difesa attraverso Invest Eu. [...]
Soprattutto Meloni ha sondato la disponibilità di Dombrovskis a trovare con il governo una soluzione che permetta all'Italia di accedere ai meccanismi finanziari sul riarmo sollecitati dall'Unione di fronte alla minaccia militare russa, senza che questi la facciano ripiombare nell'incubo deficit.
PIANO DI RIARMO EUROPEO - REARM EUROPE
Il commissario – che ha le deleghe più pesanti dell'esecutivo di Bruxelles: economia, produttività, attuazione e semplificazione – da quanto risulta, ha ripetuto quanto detto il giorno prima a Sky e il giorno prima ancora in un confronto con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. L'Italia dovrebbe attivare la clausola di salvaguardia che permette agli Stati membri di derogare ai vincoli di bilancio europei quando sarà al riparo dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo.
Roma sta facendo i compiti, ha riconosciuto Dombrovskis, ma il governo Meloni non vuole anticipare l'attivazione finché non avrà la certezza di essere sotto il 3%, e poter con più tranquillità aprire il portafogli per gli impegni militari con spese che non saranno calcolate nel deficit.
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Valdis Dombrovskis e Giorgia meloni a palazzo chigi
Certo è che tra gli strumenti finanziari a disposizione, la destra italiana continua a non voler prendere in considerazione il Mes, il fondo salva-Stati creato per affrontare le crisi bancarie, ancora bloccato finché l'Italia non ratificherà la riforma in Parlamento. Era stato Dombrovskis già a marzo a suggerire l'ipotesi di aprire il Mes al piano di riarmo Ue, dopo che, non a caso, il meccanismo di salvataggio è stato menzionato nel Libro bianco sulla difesa europea.
Dombrovskis è tornato a parlarne a Roma, l'altro ieri, prima di vedere Meloni: «L'Italia non ha finora ratificato il Mes e questo sarebbe importante perché andrebbe ad espandere le possibilità per gli strumenti precauzionali di tutti gli Stati membri». Una dichiarazione inequivocabile che assume un preciso significato, per il contesto in cui è stata pronunciata.
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A maggior ragione alla luce di quanto avvenuto quasi contemporaneamente Bruxelles, dove sono stati svelati i contenuti di una seduta speciale del Collegio dei commissari al Palais Berlaymont, del 21 maggio. In quell'occasione al fianco della presidente Ursula von der Leyen è seduto il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.
I commissari ne approfittano e chiedono direttamente a lui la ratifica del Mes da parte dell'Italia. Si può immaginare che lo facciano sperando nella sua moral suasion, perché quel potere di ratifica resta esclusiva del Parlamento. È solo una coincidenza che la notizia di un fatto avvenuto il 21 maggio arrivi ora che si discute di riarmo, mentre Dombrovkis è a colloquio con Meloni, dopo aver lui stesso ritirato fuori il Mes?
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Pare di sì, anche se nella maggioranza c'è chi si esercita con la dietrologia e pensa che sia un'ulteriore forma di pressione di Bruxelles. «Sicuramente (quello dei commissari, ndr) è un indebito condizionamento verso Mattarella» attacca Claudio Borghi, senatore della Lega, tornato a ribadire che il partito guidato da Matteo Salvini «non voterà mai e poi mai il Mes».