matteo salvini giuseppe conte giorgia meloni mes

SUL MES NON SBAGLIA SOLO LA MELONI: ANCHE GLI ALTRI PARTITI (TUTTI) HANNO DETTO BUGIE – DA SALVINI CHE SOSTIENE CHE I SOLDI ITALIANI SONO SERVITI A “SALVARE LE BANCHE DEGLI ALTRI” FINO ALL’ERRORE DI ELLY SCHLEIN SUI “26 PAESI SU 27 CHE HANNO RATIFICIATO LE MODIFICHE” (IL MES VALE SOLO PER I 20 CHE HANNO ADOTTATO L’EURO) – LE SPARATE DEI GRILLINI E LO SCIVOLONE DELLA DUCETTA SUL FAX DI LUIGI DI MAIO

Estratto dell’articolo di Carlo Canepa per https://pagellapolitica.it/

 

giorgia meloni sventola il fax di luigi di maio sul mes in senato

Da anni ormai il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è un tema che periodicamente occupa […] il confronto tra i partiti, con posizioni opposte tra loro e a volte contraddittorie. Nel tempo sul Mes, che è un’organizzazione creata nel 2012 per assistere i Paesi dell’area euro in crisi economica, molti politici di vari schieramenti hanno fatto dichiarazioni scorrette, fuorvianti o non supportate dai fatti.  Dal centrodestra al centrosinistra, questo atteggiamento ha riguardato tutti i principali partiti presenti in Parlamento.

 

Gli errori della Lega

La Lega è il partito che storicamente ha criticato di più il Mes, considerato un organismo dannoso, che presta soccorso ai Paesi in difficoltà chiedendo in cambio condizioni troppo svantaggiose. Senza entrare nel legittimo giudizio politico, sottolineiamo che vari esponenti della Lega nel tempo hanno fatto accuse infondate parlando di Mes.

 

SALVINI CONTRO L EURO

Una delle più famose riguarda il leader del partito Matteo Salvini, che ad aprile 2020 ha accusato in più occasioni l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte di aver approvato l’accesso dell’Italia al Mes.

 

In realtà non era vero: all’epoca l’Eurogruppo […] aveva deciso di creare un nuovo strumento all’interno del Mes, una tipologia di prestiti per far fronte alle spese sanitarie contro la pandemia di Covid-19. Non c’era stata quindi nessuna attivazione del Mes o richiesta d’aiuto da parte dell’Italia.

 

LA DATA SUL FAX DI LUIGI DI MAIO SVENTOLATO DA GIORGIA MELONI

Anche negli anni precedenti Salvini ha fatto dichiarazioni sbagliate sui numeri del Mes. Per esempio nel 2017 ha detto che nei cinque anni precedenti i governi italiani avevano preso «63 miliardi di euro degli italiani» per «salvare le banche degli altri» con il Mes. La cifra era parecchio esagerata, così come era scorretto dire che tutti gli interventi del Mes fino a quella data erano stati fatti per aiutare le banche di altri Paesi.

 

Un altro aspetto su cui insistono da tempo vari esponenti della Lega è la presunta immunità di cui godrebbero i membri del Mes. A dicembre 2019 il deputato della Lega Gianluca Cantalamessa, diventato senatore in questa legislatura, ha dichiarato che con la riforma del Mes il consiglio di amministrazione e il direttore generale dell’organizzazione «avrebbero immunità civile, amministrativa e penale perenne». È falso: l’immunità prevista è funzionale, dunque né totale né a vita. Copre solo i reati commessi durante la carica ed è prevista fin dalla versione originaria del Mes.

 

Gli errori del Partito Democratico

GIUSEPPE CONTE NON LAVORA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE

Nemmeno sul fronte dei sostenitori del Mes sono mancati errori. Di recente la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha accusato il governo Meloni di «bloccare tutto il resto d’Europa» visto che non ha ancora ratificato la riforma del trattato del Mes.

 

«26 Paesi su 27 hanno già ratificato le modifiche», ha dichiarato Schlein criticando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma i Paesi membri del Mes non sono tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione europea, ma solo i 20 Paesi che adottano l’euro come moneta unica. […]

 

SALVINI CONTRO L EURO

Gli errori di Fratelli d’Italia

[…] Lo scorso giugno il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che «chi finora ha utilizzato il Mes ne è uscito massacrato». Al di là dell’iperbole, la dichiarazione del ministro della Difesa è comunque esagerata.

 

Fino a oggi cinque Paesi hanno chiesto aiuto al Mes o al fondo predecessore del Mes: Irlanda, Spagna, Portogallo, Cipro e Grecia. Per i primi quattro Paesi non sembrano esserci stati effetti disastrosi dagli aiuti, anzi: in alcuni casi vari indicatori mostrano che c’è stato un miglioramento dell’economia.

 

meloni crosetto

La Grecia merita invece una considerazione a parte: nel 2020 un’analisi indipendente commissionata dal Mes stesso ha spiegato che in effetti gli aiuti e le politiche hanno avuto anche effetti negativi sulla popolazione. Crosetto poi ha sostenuto di essere stato l’unico in Parlamento nel 2011 a votare contro la ratifica del trattato istitutivo del Mes. Non è vero: pure i parlamentari della Lega Nord votarono contro, insieme a tre parlamentari di altri partiti.

 

Più di recente, la presidente del Consiglio Meloni ha accusato il secondo governo Conte di aver firmato la riforma del trattato del Mes a gennaio 2021 quando era dimissionario e contro il parere del Parlamento. È vero che la firma è stata fatta il 27 gennaio 2021, il giorno dopo le dimissioni del governo Conte, ma a inizio dicembre 2020 il Parlamento aveva approvato una risoluzione che impegnava il governo a finalizzare l’accordo raggiunto a livello europeo sulla riforma.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Tra l’altro Meloni ha giustificato la sua accusa sventolando in Senato un fax con cui l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva dato il via libera per la firma della riforma al rappresentante permanente dell’Italia nell’Ue. Quel fax, però, è stato inviato il 20 gennaio 2021, sei giorni prima delle dimissioni del governo.

 

Gli errori del Movimento 5 Stelle

La strategia adottata dal Movimento 5 Stelle è stata spesso quella di incolpare gli altri partiti per le decisioni prese dall’Italia sul Mes negli ultimi dieci anni. Come ha correttamente sottolineato Salvini in passato, il programma elettorale del Movimento 5 Stelle approvato nel 2017 dai suoi iscritti prometteva «lo smantellamento del Mes». Come abbiamo visto, una volta al governo il Movimento 5 Stelle ha poi acconsentito alla firma della riforma del trattato del Mes. 

federico palmaroli in arte osho toninelli conte

 

Il 13 dicembre il presidente del partito Giuseppe Conte ha accusato con un video sui social network Meloni di aver fatto parte del governo Berlusconi che nel 2011 ha introdotto il Mes in Italia. «Meloni era ministra del governo Berlusconi quando ad agosto 2011 è stata approvata, in un Consiglio dei ministri, la ratifica del Mes», ha dichiarato ad aprile 2020 l’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, all’epoca uno degli esponenti di primo piano del Movimento 5 Stelle.

 

SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI NEL 2011

Le cose però non stanno così: ad agosto 2011 – quando Meloni era ministra della Gioventù del quarto governo Berlusconi – il Consiglio dei ministri non ha approvato la ratifica del Mes, ma un disegno di legge con cui si chiedeva al Parlamento di ratificare la modifica dei trattati europei per consentire la creazione del Mes. Il trattato che ha istituito il Mes è stato firmato a febbraio 2012 dal governo Monti e ratificato dal Parlamento italiano a luglio 2012, quasi un anno dopo la data indicata da Conte e da Toninelli.

CONTE TONINELLI

 

[…] E Forza Italia? La posizione del partito fondato da Silvio Berlusconi non è stata sempre unita. A dicembre 2020, quando il Parlamento ha dato il mandato al governo di concludere la trattativa sulla riforma del Mes, lo stesso Berlusconi ha annunciato a sorpresa che non avrebbe sostenuto la riforma.

 

SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI - 2008

Secondo l’ex leader di Forza Italia, uno dei principali motivi di preoccupazione legati alla riforma riguardava il fatto che le decisioni sull’utilizzo del Mes sarebbero state prese a maggioranza dagli Stati e che quindi «i soldi versati dall’Italia» potevano «essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana».

 

Era una preoccupazione infondata: la riforma del Mes non modifica i suoi meccanismi decisionali e per le principali decisioni sulla concessione dei prestiti agli Stati vale sempre il criterio del «comune accordo», che garantisce a tutti un diritto di veto, o in caso di emergenza quella di una maggioranza qualificata dell’85 per cento, che garantisce il diritto di veto a Italia, Francia e Germania.

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)