CORAGGIO, FATTI ARRESTARE! PER BERLUSCONI IL MESSAGGIO ALLE CAMERE (DI SICUREZZA) DI RE GIORGIO E’ SOLO UN’ALTRA “PRESA IN GIRO” - PROCURE DI NAPOLI E BARI IN AGGUATO

Francesco Bei per "La Repubblica"

Scettico, distante, disinteressato. «Napolitano avrebbe potuto parlare prima, adesso è un po' tardi. E poi il Pd farà di tutto per evitare che si applichi anche a me». Rimasto ad Arcore in riunione permanente con i suoi avvocati, Berlusconi ha accolto con distacco il messaggio del capo dello Stato sulle carceri e la giustizia.

È il retaggio di Ghedini a pesare ancora, quel giudizio sprezzante - «ti sta prendendo in giro» - pronunciato a caldo quando Napolitano a fine settembre, da Poggioreale, aveva esplicitamente parlato dell'amnistia. Una valutazione totalmente negativa, che stava portando addirittura alla crisi di governo. Spie di una diffidenza di cui si fa portavoce Daniela Santanché, staccandosi dal coro plaudente delle colombe Pdl: «Mi resta il retropensiero su come mai tale discorso sia arrivato ora e non prima della sentenza definitiva di Berlusconi».

Dunque meglio concentrarsi sulle cose concrete e immediate, sul voto dell'aula del Senato e sulla decadenza da senatore. Ma soprattutto sull'affidamento ai servizi sociali. Poche delle candidature arrivate in questi giorni - da don Picchi ai radicali - sembrano idonee. Il Cavaliere ha sollevato infatti un problema di sicurezza personale: «Io mi muovo con dieci uomini di scorta, dove li mettiamo?».

Per questo ieri si è fatta strada l'ipotesi di chiedere al magistrato l'affidamento alla Fondazione Milan, l'onlus di famiglia, dedicata a progetti di beneficenza e aiuto ai disabili, dove lavora anche la figlia Eleonora. In ogni caso dal Pdl in molti hanno segnalato a Berlusconi l'opportunità di non far cadere «l'apertura » arrivata da Napolitano, invitandolo a cogliere «l'implicito riconoscimento politico alla tua battaglia» contenuto nel messaggio quirinalizio. «Il capo dello Stato - riflette l'ex ministro Maria Stella Gelmini - ha messo con forza la riforma della giustizia sul tavolo, dicendo quello che noi andiamo sostenendo da anni. Ora la riforma della giustizia deve diventare la priorità del governo Letta».

Effettivamente, benché ai piani alti del Pd fossero a conoscenza dei contenuti del messaggio presidenziale, non si può dire che l'accoglienza sia stata calorosissima, sia in aula che sulle agenzie. Specie dopo gli attacchi del M5S e le accuse di volere salvare Berlusconi. Non a caso, in un corridoio di Montecitorio, il capogruppo democratico Roberto Speranza mette subito in chiaro: «Dietro la richiesta di riforme della giustizia per snellire i processi e umanizzare le carceri, che noi condividiamo, non si può nascondere l'immunità per Berlusconi. Sarebbe totalmente sbagliato e comunque noi non ci staremmo».

Nonostante lo stesso Cavaliere sia consapevole che l'amnistia difficilmente potrà applicarsi ai suoi casi personali, il Pdl ieri era in grande fermento. E non soltanto per i provvedimenti tombali come l'amnistia e l'indulto. La perla che più ha eccitato i berlusconiani è quella richiesta di ridurre «l'area applicativa della custodia cautelare in carcere» contenuta nel messaggio.

Un gancio a cui attaccare severe limitazioni per i pm, venendo così incontro alle paure di Berlusconi di essere arrestato il giorno in cui non sarà più coperto dallo scudo senatoriale. La sensazione infatti è che il treno della riforma della giustizia sia partito e per il «partito dei giudici» sarà impossibile fermarlo. «Il governo era tutto schierato oggi in aula ad ascoltare la lettura di Napolitano.

Certo - osserva il renziano Paolo Gentiloni - stavolta non potrà finire con il solito "messaggio in bottiglia" abbandonato ai flutti».

Intanto, cogliendo la palla al balzo, il Pdl tornerà subito all'attacco su una direttrice ben precisa: intercettazioni, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, responsabilità disciplinare dei magistrati sottratta al Csm. Tutte materie, peraltro, oggetto di proposte da parte del gruppo di saggi messi in campo da Napolitano.

Quanto alla speranza di cavarsela con un'amnistia, vale su tutte la battuta che l'assistente personale del Cavaliere, il riservatissimo Valentino Valentini, ha fatto ieri sottovoce a un collega deputato alla buvette: «Napolitano pensa all'amnistia per svuotare le celle...così può farci entrare Berlusconi più comodamente!».

 

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