ciriaco de mita francesco cossiga

IL METODO DE MITA – IL "CIRIACOSAURO" E IL PATTO COSTITUZIONALE DECLINATO PER IL QUIRINALE CHE PORTÒ COSSIGA A ESSERE ELETTO AL PRIMO SCRUTINIO CON 752 SCHEDE FAVOREVOLI: "NON DOVEVAMO CHIEDERE ALLE ALTRE FORZE DI ADERIRE ALLA PROPOSTA, MA AVEVAMO L’OBBLIGO DI CREARE LE CONDIZIONI DI UNA SCELTA CONDIVISA. SU COSSIGA CI FU UNA LARGA CONVERGENZA. SEMMAI SI TRATTÒ DI CONVINCERE I PARTITI LAICI: AVVENNE FACENDO IMMAGINARE CHE UNO DEI LORO SAREBBE STATO NOMINATO SENATORE A VITA. POI COSSIGA NON LO FECE. FU UN GIOCO DI FURBIZIE. UN CONSIGLIO A MATTARELLA? NON ACCETTARE, NON RIFIUTARE…"

Generoso Picone per “Il Mattino”

 

CIRIACO DE MITA

Ciriaco De Mita quasi si schermisce quando sente parlare del metodo da lui sperimentato nell’elezione del presidente della Repubblica. Il metodo De Mita: che portò al Quirinale il 24 giugno 1985 Francesco Cossiga al primo scrutinio con ben 752 schede a favore su 977, percentuale del 76 e molto superiore alla barriera dei due terzi richiesti per i primi quattro turni. Un esempio di strategia meticolosa sapiente tanto da meritarsi un capitolo di rilievo nella invece tormentata storia delle votazioni per il Quirinale. Soltanto 14 anni dopo si sarebbe ripetuto un esito del genere, Carlo Azeglio Ciampi salì al Colle con l’immediato consenso di 707 adesioni su 1010.

francesco cossiga 7

 

Insomma, un brevetto che ha fatto scuola nella letteratura parlamentare. «Usai soltanto il metodo della condivisione delle scelte», dice l’ex premier e segretario della Dc, oggi novantatreenne sindaco della sua Nusco. Dipendesse da lui, si limiterebbe a rievocare la lezione di don Luigi Sturzo, di Alcide De Gasperi e di Aldo Moro per spiegare che è nella tradizione del popolarismo operare una netta distinzione tra la figura del capo dello Stato, «che rappresenta l’unità politica del Paese», e quella della guida dell’esecutivo, «che rappresenta la maggioranza che governa». Ma non sempre, anzi: quasi mai, questo principio si è affermato e allora il racconto di quei giorni può tornare utile a rivisitare un’esperienza di mediazione e una pratica di affermazione politica.

 

De Mita, come si delineò?

MASTELLA FORLANI E CIRIACO DE MITA

«Nel 1985 ero da tre anni segretario della Dc e, affrontando la questione della successione a Sandro Pertini, recuperai la memoria del 1971, delle elezioni che il 24 dicembre avevano visto prevalere Giovanni Leone».

 

Eletto presidente con il sostegno determinante del Msi e dei monarchici?

«Si assistette a un durissimo scontro all’interno della Dc. Arnaldo Forlani, segretario del partito, indicò la candidatura di Amintore Fanfani. Io, che ero vicesegretario, mi opposi non al nome, ma al metodo adottato: sostenni che la forza politica che intende far eleggere presidente della Repubblica un suo esponente non doveva chiedere alle altre di aderire alla sua proposta. Aveva l’obbligo, invece, di creare le condizioni di una scelta condivisa e per la Dc ciò significava porsi come quasi di riferimento tutti i partiti che avevano elaborato e approvato la Costituzione. L’elezione del capo dello Stato non può che essere, sempre e comunque, un momento alto di legittimazione della Repubblica».

francesco cossiga

 

Il Patto costituzionale declinato per il Quirinale?

«Certo. L’avevo teorizzato fin dal 1969 e il Patto non poteva ridursi a una pura enunciazione, bensì doveva diventare il risultato di una riflessione profonda che, senza discriminare il Msi, affidava alle forze politiche artefici della Carta costituzionale il compito della riforma e del riordino delle Istituzioni. In quel periodo il tema cominciava a conquistarsi una sua urgenza: l’avessimo affrontato a tempo debito non ci troveremo dove ora siamo».

ciriaco de mita

 

Dunque, il metodo della condivisione democratica.

«Nel 1971 non ero stato ascoltato e ciò che ho definito la fregola dell’intrigo personale prevalse sulla sostanza del pensiero».

 

Lei già il 25 dicembre 1964 era stato protagonista di un gesto di dissidenza nei confronti della Dc: si votava per il successore di Antonio Segni e senza un accordo su Giovanni Leone il partito aveva deciso di astenersi per neutralizzare i franchi tiratori. Piazza del Gesù usò il pugno duro contro lei e Carlo Donat-Cattin, franchi tiratori rei confessi e sospesi per due anni.

francesco cossiga 6

«Manifestammo la nostra opinione. In realtà ci liberarono subito. Fu la sola volta in cui io e Donat-Cattin ci trovammo d’accordo».

 

Nel 1964 prevalse Giuseppe Saragat.

«Nel 1971 a farne le spese fu la candidatura di Aldo Moro, l’interprete delle larghe intese e il fautore del dialogo tra i grandi partiti popolari, la Dc e il Pci. Se proprio vogliamo parlare di metodo De Mita esso consisteva esattamente nel diretto coinvolgimento delle forze politiche più rappresentative, la Dc, il Pci, il Psi, nella scelta del nome da votare».

 

E lei indicò quello di Francesco Cossiga.

«Gli altri partiti avevano riconosciuto alla Dc la priorità dell’indicazione. Io presentai una lista di nomi, tra cui quello di Cossiga, sul quale registrai la maggiore convergenza».

DE MITA FORLANI

 

I segretari del Pci e del Psi erano rispettivamente Alessandro Natta e Bettino Craxi. Si dice che per convincere Natta lei gli avrebbe utilizzato questo argomento: il Pci ha già votato Cossiga alla presidenza del Senato, un no per il Quirinale farebbe eleggere Forlani con i voti dei socialisti. Natta voleva evitare che dopo la vittoria al referendum sulla scala mobile Craxi potesse ottenere una nuova affermazione.

«Mah, non faticai molto a promuovere Cossiga. La verità è che su di lui ci fu una larga convergenza. Semmai si trattò di convincere i partiti laici e ciò avvenne facendo immaginare che uno dei loro leader sarebbe stato nominato senatore a vita. Poi Cossiga non lo fece. Fu un gioco di furbizie».

 

moro cossiga

Francesco Cossiga veniva da un periodo assai complicato, era stato ministro dell’Interno quando Moro era stato rapito dalle Br.

«Il Cossiga che io indicai era il mio antico amico dai tempi dell’Azione cattolica, con lui avevo una proficua frequentazione e niente poteva far ipotizzare l’atteggiamento che lui avrebbe mostrato dopo anche nei miei confronti. Non ebbe grande riconoscenza, diciamo così».

 

sergio mattarella e ciriaco de mita

Oggi le sembra riproponibile il metodo De Mita?

«C’è una distanza di tre secoli da quegli anni».

 

Le farebbe piacere una conferma del suo amico Sergio Mattarella?

«Io ci penso. Eravamo e siamo amici, è il garante della Costituzione e sarebbe la soluzione migliore. Però in politica le operazioni di qualità diventano possibili quando c’è un fondamento comune».

SERGIO MATTARELLA FRANCESCO COSSIGA

 

Un consiglio?

francesco cossigabettino craxiGIUSEPPE SARAGATAlessandro Natta cossiga congresso_dcMASTELLA FORLANI E CIRIACO DE MITAfrancesco cossiga. cossiga Ciriaco De Mita moro cossigacossiga cossiga cossiga e pertinimoro cossigacossiga

«Non accettare, non rifiutare».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA