giuseppe conte mario draghi beppe grillo

IL MIGLIOR ALLEATO DI MARIO DRAGHI È BEPPE GRILLO! – SONO MOLTO DIVERSI, CERTO DISTANTI, MA HANNO UNA RECIPROCA CONVENIENZA: HANNO BISOGNO DI TEMPO! IL PREMIER PER ARRIVARE A FINE LEGISLATURA (O SALIRE AL QUIRINALE). BEPPE-MAO PER RIPRENDERSI I CINQUE STELLE IN ATTESA DI SAPERE CHE SUCCEDERÀ AL FIGLIO CIRO – E POI C’È UN ALTRO FATTORE CHE LI UNISCE: GIUSEPPE CONTE. L’EX AVVOCATO DEL POPOLO CERTO NON LI ADORA. E POI, LUI DI TEMPO NE HA POCO…

Carlo Tecce per https://espresso.repubblica.it

GRILLO CRIMI DRAGHI

 

Mario Draghi e Beppe Grillo sono molto diversi e molto distanti. Questo li rende una coppia perfetta per la politica. Non c’è ideologia. Non c’è pregresso. Non c’è empatia.

 

giuseppe conte dopo l incontro con mario draghi 2

C’è soltanto una reciproca convenienza. Hanno bisogno di tempo e ne trascorrono assieme un po’. Un paio di anni. Il tempo di riprendersi e prendersi delle cose. Grillo deve riprendersi il controllo dei Cinque stelle o almeno di un lembo di ciò che ne resta e riprendere sé stesso dopo le sbandate per l’inchiesta per stupro che coinvolge il figlio Ciro.

 

mario draghi giuseppe conte

Draghi deve prendersi la durata del governo e della legislatura con scadenza fissata a marzo 2023. E poi s’è detto, si è smentito, si dirà ancora e forse non si smentirà più: l’apporto del fondatore Grillo è necessario per preparare il prossimo febbraio la probabile ascesa al Quirinale del premier Draghi dopo il settennato di Sergio Mattarella e nel mentre trasferire a palazzo Chigi un ministro non di partito. Postilla: molto diversi e molto distanti e pure moto uniti da Giuseppe Conte. Il già avvocato del popolo non li adora. O peggio. Sì, peggio.

mario draghi e sergio mattarella all altare della patria

 

LE ORIGINI DEL DUO

Draghi è il più politico dei tecnici o il più tecnico dei politici. Questo non s’è capito. Però Draghi fa politica. E non è una macchia sul santino che ogni giorno nei palazzi romani si infilano nel taschino per denunciarne la devozione.

 

beppe grillo

Quando c’era da fare il governo durante le consultazioni, cioè comporre la struttura per reggere una maggioranza di gente che si è odiata per davvero, Draghi si è concentrato subito sui 5 Stelle. I parlamentari più numerosi, più scettici e soprattutto più litigiosi.

MARIO DRAGHI E SERGIO MATTARELLA - FOTOMONTAGGIO DI BEPPE GRILLO

 

Il ministro Luigi Di Maio aveva già aderito. Invece Grillo era uno sconosciuto, ma era riconosciuto come l’autorità morale dei 5 Stelle che va interpellata per avviare un processo di conversione. Peraltro con una certa fretta. Così Roberto Fico, il presidente della Camera, un azionista di minoranza dei Cinque stelle, l’esploratore indicato dal Colle, ha fornito a Draghi il contatto di Grillo.

 

In quel momento, già accusato di alto tradimento dai seguaci di Conte, spodestati dopo il fallimento dell’operazione Lello Ciampolillo, il senatore fugace simbolo dei «responsabili» altrettanto fugaci, Fico ha suggerito la più classica delle soluzioni: parlare e trattare.

LELLO CIAMPOLILLO

 

Draghi ha illustrato il suo programma, le sue priorità e i suoi ministeri. Il ministro Di Maio, il suo consigliere Pietro Dettori, il viceministro Stefano Buffagni e alcuni funzionari dello Stato apprezzati dal Quirinale hanno allestito l’iconico scambio. E Grillo ha scelto: la transizione ecologica.

 

VIGNETTA KRANCIC - ROBERTO FICO - ROCCO CASALINO - GIUSEPPE CONTE - BEPPE GRILLO

Un ministero di spese, di miliardi, non milioni di euro. L’ex presidente della Banca centrale europea non l’ha istituito per Grillo, però ha lasciato che apparisse un’intuizione del comico, la vocazione verde, la vicina utopia dopo la pandemia. E Grillo ha scelto anche il ministro: Roberto Cingolani di Leonardo. Un capolavoro: «Mi aspettavo il banchiere di Dio, invece è un grillino», disse il comico.

 

sergio mattarella e mario draghi

Sin dal principio, e la memoria supporta, Draghi ha considerato Grillo un interlocutore essenziale dei 5 Stelle e il ministro Di Maio il suo più rilevante rappresentante presso il governo. Spesso si sentono al telefono e spesso è Grillo che squilla. Si informa, aggiorna e agisce sui parlamentari. Non esistono né mediatori né sensali.

 

mario draghi luigi di maio 1

 

Il ministro Stefano Patuanelli riveste la stessa funzione che fu di Teresa Bellanova di Italia viva nel governo giallorosso (e tra l’altro a Patuanelli gli è capitata l’Agricoltura come a Bellanova): precisa, sbraita, fa trapelare, rivendica e ostenta sui giornali, ma alla fine, quando partecipa agli incontri col premier Draghi con la grisaglia di guida della delegazione dei M5s, a stento si nota la sua presenza. Anzi, è sopraffatto da Di Maio. Il ministro degli Esteri ha iniziato a comandare nel partito quando ha annunciato le sue dimissioni da capo.

 

meme su giuseppe conte e beppe grillo

Ha consuetudine con Draghi e con gli amici di Draghi come Paolo Scaroni, l’ex amministratore delegato di Eni e attuale presidente del Milan. I quattro ministri dei 5 Stelle sono divisi in due gruppi: Patuanelli e Federico D’Incà (Rapporti col Parlamento) sono più fedeli a Conte; Di Maio e Fabiana Dadone (Politiche giovanili) sono più sensibili a Grillo.

 

Con cinica strategia politica, ecco che scalpita la politica, Draghi ha interloquito sempre con Di Maio e Grillo e ha ignorato Conte. E fin qui non l’ha ignorato per perfidia o antipatia, ma perché Conte non era collocato. Era fuori ruolo. Non ancora capo. Un quasi capo.

 

giuseppe conte dopo l incontro con mario draghi 1

Ne è prova definitiva la chiamata di Grillo a Draghi che ha sbloccato la riforma della giustizia in Consiglio dei ministri e poi il governo neanche ha lasciato posare la tensione dopo la nomina dei vertici del servizio pubblico Rai. Adesso che la tregua a fucili spianati ha prodotto l’accordo fra Conte e Grillo, il premier deve impostare con attenzione la convivenza col suo predecessore.

 

SEMESTRE BARAONDA

GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO - MEME

A differenza di Grillo e Draghi, Conte non ha spazio. E non ha tempo. Deve riscuotere il consenso che gli attribuiscono i sondaggi e i vaticini di Rocco Casalino. L’unico modo è votare presto. E fare baccano subito. Opposizione al governo. Come ha insegnato Matteo Renzi. Il semestre bianco che parte in agosto e porta al voto per la presidenza della Repubblica è l’occasione più comoda: si alza la voce senza alzare la posta. Il governo è intangibile perché Mattarella non può sciogliere le Camere e ci si diverte con le campagne di comunicazione.

LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI

 

Conte apprezza gli assembramenti dei parlamentari attorno a sé. Pregusta il potere delle liste: decide chi entra e chi non rientra. Però sottovaluta un aspetto: i 235 parlamentari pentastellati - già ridotti di un terzo in tre anni e mezzo e terrorizzati dal taglio degli eletti - devono e vogliono concludere la legislatura. Per tanti la prima e di sicuro l’ultima. Finanche Patuanelli, il contiano più fiero, si è spaventato appena Conte ha minacciato la scissione. Ciascun parlamentare dei 5 Stelle si spaventa se si prospettano le urne. Il vuoto.

giuseppe conte e rocco casalino

 

Per legittime aspirazioni, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è il solo partito fuori dal governo e fuori dal patto 2023. Anche Matteo Salvini è rassegnato con la Lega impegnata nell’annessione di Forza Italia. Già fra qualche settimana, però, ci sarà il Movimento di Conte, una specie di partito monco, che proverà a riscrivere il calendario (oggi primo faccia a faccia a palazzo Chigi).

mario draghi roberto fico maria elisabetta alberti casellati sergio mattarella accademia dei lincei

 

E allora si ritorna a Grillo. Al suo essere stabilizzatore di maggioranza e di legislatura. Alle sue conversazioni con Draghi che si raccontano con grande prudenza e parsimonia. Col tono che si riserva alle questioni serie. In decomposizione dopo la gloria, comunque i 5 Stelle possono determinare il prossimo presidente della Repubblica.

mario draghi stefano patuanelli

 

Giuseppe Conte ha circa due terzi dei 75 senatori. Grillo oltre la metà dei 160 deputati. E dunque il fondatore, e la potestà va estesa a Di Maio e Fico, ha influenza su più di 100 grandi elettori che potranno ascoltare le sue raccomandazioni per il Quirinale mentre si introducono nel buio dei catafalchi. Mario Draghi o Draghi Mario. Va bene pure col nome puntato.

conte e casalino

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…