1- È UNA BESTIA CURIOSA, MILANO: UNA FANTASTICA CULLA DI MOVIMENTI POLITICI, NUTRICE E SOSTENITRICE DEGLI STESSI, MA CAPACE ANCHE DI TRASFORMARSI IMPROVVISAMENTE IN NEMICA E DI SCHIACCIARE CHI AVEVA OSANNATO, CON UNA CERTA CRUDELTÀ 2- NEGLI ULTIMI CENT’ANNI È SUCCESSO A BENITO MUSSOLINI, A BETTINO CRAXI, A SILVIO BERLUSCONI, A UMBERTO BOSSI, E ORA SEMBRA PROPRIO CHE TOCCHI AL GOVERNATORE FORMIGONI, DETTO ANCHE “IL CELESTE”. IL QUALE SICURAMENTE NON SI DISPIACERÀ DI ESSERE FINITO IN COTANTA COMPAGNIA: LUI CHE SI LAMENTA DEI CRONISTI, DEI GOSSIP, DEI MEDIA, ANCORA NON SI RENDE CONTO DI ESSERE ENTRATO NELLA STORIA 3- MILANO NON HA MAI VERAMENTE AMATO I LEADER POLITICI CHE HA LANCIATO NELL’ARENA, CHE PURE HA VOTATO E FINANZIATO, E QUINDI NON HA RIMORSI QUANDO LI FA CADERE. È SENZA ANIMA, MILANO. OPPURE, SE VOLETE, È LA FORMA PIÙ AVANZATA DI DEMOCRAZIA

Enrico Deaglio per "il Venerdì di Repubblica"

Improvvisamente, nessuno (e siamo solo all'inizio di maggio) scommette più sul futuro politico di Roberto Formigoni, fino a ieri solidissimo governatore della Lombardia. Riuscirà a sopravvivere agli scandali (di notevole entità, peraltro: Mani Pulite capitalizzava un decimo di quanto hanno arraffato gli attuali - piissimi, cattolicissimi - consulenti della sanità lombarda)?

Cadrà per mano dei pubblici ministeri, o sarà semplicemente trascinato a fondo dalle sue vacanze troppo pacchiane? Trascinerà con sé in disgrazia anche il più potente movimento conservatore del cattolicesimo italiano, quella Comunione e Liberazione che lo ha messo alla guida della più ricca regione dell'Europa?

In attesa della risposta, c'è da rilevare una storia propria della città, una dura sequenza di fatti che non gioca a favore del futuro politico di Roberto Formigoni. La storia riguarda Milano, città in continua ebollizione, fantastica culla di movimenti politici, nutrice e sostenitrice degli stessi, ma capace anche di trasformarsi improvvisamente in nemica e di schiacciare chi aveva osannato, con decisione rapida e, come vedremo, con una certa crudeltà.

Negli ultimi cent'anni è successo a Benito Mussolini, a Bettino Craxi, a Silvio Berlusconi, a Umberto Bossi, e ora sembra proprio che tocchi al Governatore, detto anche «Il Celeste». Il quale sicuramente non si dispiacerà di essere finito in cotanta compagnia: lui che si lamenta dei cronisti, dei gossip, dei media, ancora non si rende conto di essere entrato nella Storia.

L'argomento, se ci pensiamo, è affascinante, come la città di cui parliamo. Prendiamo il primo esempio, vecchio ormai più di un secolo. Siamo nel marzo del 1919, Benito Mussolini è ancora uno stravagante ed eccentrico socialista, ma sa che se vuole sfondare deve farlo a Milano, perché è la città più moderna, più ricca, più sensibile. La città che sale, come l'ha definita un pittore futurista.

E così i suoi cento fondatori dei «Fasci di combattimento», che si riuniscono nella sede dell'Unione degli industriali di piazza San Sepolcro, ottengono proprio qui i primi finanziamenti e incoraggiamenti, che diventeranno sempre più cospicui, uniti a quelli degli agrari emiliani, specie quando i neonati fascisti incominceranno ad aggredire le Camere del Lavoro, a uccidere sindacalisti, a inaugurare la stagione dello squadrismo politico.

La borghesia milanese ha una vista lunga: dal momento che non vuole il bolscevismo in Italia, Benito Mussolini, con i suoi metodi, le va benissimo. La storia, come tutti sanno, finirà solo nel 1945. Ma sono importanti i dettagli. Distrutto dall'andamento della guerra, ormai orrenda marionetta di Hitler, Mussolini cercherà l'ultimo consenso proprio a Milano. Il 16 dicembre del 1944 il Duce parla al Teatro Lirico, stracolmo di folla ancora osannante (e ci voleva un bel fegato!).

È sicuro di poter ancora trovare una via d'uscita, una resistenza a nord del Po (a proposito: la Padania la inventò lui, in quell'occasione). L'aria è lugubre, quel giorno a Milano, ma la folla gli batte le mani. Nell'aprile del 1945 il suo cadavere penzolerà dalla struttura di un distributore di benzina in piazzale Loreto e i milanesi faranno a gara per farne scempio.

Curioso, vero? Appena quattro mesi dopo l'ultima investitura. Leo Valiani si chiese quanti di quelli che erano al Lirico erano anche a piazzale Loreto, ed era un'ottima domanda. Il giovane scrittore Oreste Del Buono si chiese invece se quelli che vi arrivarono non fossero chiamati per «l'estrema manifestazione indetta da Lui», cui non potevano sottrarsi. E Lui era uno che con i media ci sapeva fare.

Il fascismo, nato a Milano, morì a Milano. Durò vent'anni. Ma quel finale - wow!, chi non se lo ricorda! Da allora, nel linguaggio politico, quando sulla scena compare un avventuriero, quel distributore di benzina viene sempre evocato, essendo diventato una parte del carattere italiano. L'organizzata ferocia milanese contrapposta alla volubilità della plebe romana o alle imprevedibili esplosioni del Sud.

Secondo esempio, a dimostrazione di quanto Milano sia senza cuore, è il caso di Bettino Craxi. Leader di un partito socialista che è la principale anima storica della città, assume rilevanza nazionale a metà degli anni Settanta, quando si mette al centro della scena politica. A Milano regala sviluppo, soldi, spregiudicatezza, progresso (e ci mette la normale dose di corruzione di quei tempi, il 5 per cento) e la cosa dura fino al 1992.

Un attimo prima dell'inizio di Mani Pulite, Paolo Pillitteri sindaco (cognato di Bettino) aveva il consenso del settanta per cento dei milanesi, un mese dopo i milanesi inseguivano i craxiani con i forconi. Craxi capì subito, e nella sua Milano non abbozzò neppure una resistenza. Il craxismo era durato sedici anni, nato a Milano con concorso di popolo e borghesia, stroncato a Milano dalla Procura, con concorso di popolino e borghesia.

E Berlusconi, allora? Questi sono stati quasi vent'anni della nostra vita e li dobbiamo tutti a Milano, che ne accompagna l'ascesa come si fa per il figlio prediletto. È allegro, fa circolare il denaro, considera quasi un insulto il pagare le tasse, odia i lacci e lacciuoli intessuti dalla burocrazia, dalla Guardia di finanza, dai pretori; sopporta a malapena i sindacati; Milano apprezza la sua furbizia, la volgarità da nuovo ricco; lui fa divertire i cittadini dandogli la televisione gratis e una stellare squadra di football.

E quindi gli si perdona tutto: i fascisti sdoganati (Milano era una volta una città antifascista), la mafia portata in casa, la volgarissima vita privata e le spregiudicate alleanze politiche. Non c'è dubbio che Milano, nei suoi umori più profondi e più specifici l'abbia eletto coscientemente a proprio campione; ma, quasi ci fosse un sentire più profondo, è stata capace, cinicamente, di sciogliere unilateralmente il contratto.

Annebbiato dal suo formidabile successo, Berlusconi aveva scelto proprio Milano - e la piazza San Babila ricca di memorie fasciste - per proclamarsi, nel 2007, leader naturale di un «partito di tutto il popolo italiano» con una scenografia retro e vagamente lugubre - il famoso discorso «del predellino», denominazione abbastanza curiosa perché le automobili hanno smesso di avere il predellino a partire dagli Anni 40. Due anni dopo, ebbe un incontro ravvicinato con la città quando un invasato lo colpì al volto con una statuetta souvenir del Duomo; e da molti la cosa venne vista come un brutto presagio.

Si venne a sapere che la sua reggia, ad Arcore, era stata trasformata in una specie di bordello, dove il re senile era alla mercè di ogni ricatto, una specie di Salò pasoliniana. E così Milano si accorse che il tempo di Berlusconi era scaduto, non serviva più; e alle elezioni per il sindaco del 2011, la sconfitta gli arrivò come uno schianto.

Non c'era stato, naturalmente, un piazzale Loreto; ma un certo aspetto di gogna, anche fisica, Milano non gliela aveva risparmiata. Il berlusconismo era durato diciotto anni. Poco dopo venne il turno di Umberto Bossi, che Milano non aveva mai veramente sposato, ma accettato come un male necessario. Vent'anni anche per lui, comunque.

La vicenda attuale di Comunione e Liberazione (e del suo maggiore esponente politico, il governatore Roberto Formigoni), è invece più complessa e con radici più profonde e inaspettate. Caso pressoché unico, di fronte ai grandi cambiamenti del '68, Milano reagì diventando la culla di un movimento religioso cattolico di stampo molto conservatore.

Cl, fondata da un insegnante di religione, don Luigi Giussani, allibito dall'idea che delle studentesse liceali potessero prendere la pillola, si poneva in contraddizione con la tradizione del cattolicesimo lombardo progressista, con il Vaticano post-conciliare, propugnando una visione della vita molto antimoderna, specie nella sfera sessuale, ma anche una militanza comunitaria, una messa in comune dei profitti delle attività collettive, una tensione di testimonianza cristiana.

Di nuovo, Milano. E non Roma, o Torino. (Milano, dove, nel '68, si ebbe anche l'unico caso al mondo di un movimento studentesco che sfilava con decine di migliaia di ragazzi inalberando ritratti di Stalin e del suo capo dei servizi segreti, Beria). Cl incarnava uno spirito profondo di Milano? La città laica nascondeva un cuore religioso inaspettato? Evidentemente sì, se si pensa che Cl ha avuto negli ultimi quarant'anni un eccezionale sviluppo, ha conquistato un grande potere politico, ha creato una classe dirigente, si è proposta come modello economico.

Ora è nel bel mezzo di uno scandalo di cospicue dimensioni che la colpisce nella sua stessa essenza. Testimoni della cristianità ritrovata sono in carcere accusati delle più laica delle attività, la tangente e la corruzione; lo stile di vita è messo a dura prova dagli yacht, dalle giacche, dal narcisismo e dall'amore per il lusso del governatore Formigoni.

La città tratterà anche lui come un nuovo corpo estraneo? E in quale modo avverrà la rottura? È quello che sapremo, forse, nelle prossime settimane. E a quel punto la città, abituata al marketing, si guarderà intorno per trovare qualcuno che, almeno provvisoriamente, la rappresenti. È come una bestia curiosa, Milano, non può stare ferma per sua stessa natura. Ha traffici da gestire, grattacieli da costruire, un'infinità di commerci da portare avanti, immigrati da sfruttare, ma anche da accogliere, un arcigno Palazzo di

Giustizia da tenere a bada e con cui mettersi d'accordo, brevetti da catturare, un benessere diffuso da mantenere. Non ha mai veramente amato i leader politici che ha lanciato nell'arena, che pure ha votato e finanziato, e quindi non ha particolari rimorsi quando li fa cadere. È senza anima, Milano. Oppure, se volete, è la forma più avanzata di democrazia.

 

 

formigoni berlusconi rullo BERLUSCONI A MILANO CON FORMIGONIBOBO CRAXI BETTINO E SILVIO BERLUSCONI MARINA RIPA DI MEANA E BETTINO CRAXI SCRITTA LEGA LADRONA ALL'ESTERNO DELLA SEDE DEL PARTITO A MILANOsilvio-berlusconi AI TEMPI DI MILANO DUESCONTRI IN VIA DE AMICIS MILANO AZZOLLINI IN VIA DE AMICIS A MILANO CATTELAN PIAZZA AFFARI BORSA MILANOMussolini CadavereMonumento di Piazzale LoretoVIGNETTA BENNY BOSSI E IL TROTA COME LA BANDA BASSOTTI BOSSIBETTINO CRAXI STELLA PENDE MATILDE BERNABEI LELLA CURIEL ANNA E BETTINO CRAXI formigoni scola

Ultimi Dagoreport

2025mellone

DAGOREPORT - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI. DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, GINO CASTALDO E TANTE RAI-GIRLS) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”?

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO