MILANO DERAGLIA E PISAPIA “CINGUETTA” - LO SCIOPERO DEI TRASPORTI DEGENERA: PASSEGGERI DELLA METRO TRA RIVOLTA E INCUBO - 30.000 PERSONE INTRAPPOLATE SOTTO TERRA, SCENE DA SESTO MONDO, PAURA, RABBIA E PROTESTE - I PENDOLARI NON SCENDONO DA UN TRENO BLOCCATO - ALCUNI RISCHIANO DI RESTARE SCHIACCIATI DA CANCELLI E SARACINESCHE - E IL SINDACO CHE FA? INTERVIENE? Sì, SU TWITTER….

1 - UNO SCIOPERO COSÌ NON È DA PAESE CIVILE...
Giangiacomo Schiavi per il "Corriere della Sera"

Nella metropolitana di Milano, prima dell'inizio dello sciopero, molti passeggeri hanno tentato di salire sugli ultimi treni disponibili. Nella foto, una signora alla fermata Duomo passa sotto la saracinesca mentre si sta chiudendo. Non è da Paese civile uno sciopero così, con il caos, i disagi, la paura di centinaia di passeggeri sequestrati nel metrò e Milano che paga un prezzo altissimo alle ragioni contrattuali degli autoferrotranvieri.

Non è accettabile scaricare ogni volta sull'utenza il peso di una protesta che appare rituale, bloccare le città italiane, da Venezia a Roma a Napoli a Bari, senza cercare un compromesso tra rivendicazioni legittime ed esigenze della comunità. Altre volte, invece, la meccanica dello sciopero con le fasce di garanzia è stata assorbita dai cittadini rassegnati a lunghe code e grandi attese. Ieri a Milano c'è stato un corto circuito. Un'isteria collettiva scatenata da un freno a mano tirato sulla linea Uno del metrò.

Tutto bloccato, a pochi minuti dal secondo tempo dello sciopero. I passeggeri che dovevano scendere dal treno si sono rifiutati di farlo. Quelli che dovevano allontanarsi dalla banchina hanno ignorato l'invito dell'Atm. Il timore di perdere l'ultimo metrò ha fatto scattare un'insubordinazione. I cittadini non si sono fidati degli annunci e delle parole dei controllori. Hanno presidiato il treno. Si sono ammutinati. La ragione è stata scavalcata da un atto di forza. Uguale e contrario a quello che tanti passeggeri ritenevano di aver subito da chi ha proclamato lo sciopero.

C'è sempre qualcosa di esagerato quando una situazione precipita. Le immagini delle persone che abbassano la schiena, rischiando di essere schiacciate dai cancelli del metrò per raggiungere in tempo il posto di lavoro, sono indicative. Qualcuno aveva calcolato i tempi esatti dell'agitazione: e protesta o corre perché spera di farcela e teme che le serrande vengano abbassate qualche minuto prima.

È difficile spiegare a un lavoratore lasciato a piedi che i sindacati non ce l'hanno con lui, ma con il governo. Chi soffre e patisce di più questa situazione è un utente debole, penalizzato dalla crisi e infastidito dai troppi disagi. Chiede anche lui rispetto. Chiede anche lui di essere capito. Di non essere lasciato lì, come un pacco. Di non essere umiliato.

Venezia, Bologna, Roma, Napoli, Bari. In ogni città il blocco del trasporto pubblico ha creato un'emergenza. Ma a Milano l'emergenza è diventata allarme, una questione di ordine pubblico. È intervenuto il prefetto. Si è mosso il questore. Sono arrivate le ambulanze del 118. Si è affacciata l'ipotesi della precettazione, mentre il sindaco Pisapia twittava da lontano: Atm sta intervenendo il più presto possibile...

Ci sono colpe, responsabilità? Adesso la Lega parla di situazione da Terzo mondo e chiede le dimissioni del presidente Atm. Il teatrino della politica si muove secondo i soliti rituali. La sinistra accusa il centrodestra per la gestione passata dei trasporti. Ma la questione sollevata dall'inferno nel tunnel della linea rossa di Milano è un'altra. È quella del rispetto per i cittadini, della responsabilità dei sindacati, della necessità di tutelare tutti quei lavoratori sui quali si scarica lo sciopero dei trasporti pubblici.

È arrivato il tempo di fare un salto di qualità nelle relazioni tra sindacati e governo: uscendo dai soliti riti, evitando di mettere quaranta sigle attorno a un tavolo (che non si troveranno mai tutte d'accordo) e scegliendo accordi territoriali, dove è possibile. Il sindacato dovrebbe prendere atto che la chiave solidaristica nella distribuzione degli aumenti è un modello superato; certe situazioni, costo della vita, stress e rischi non si possono comprimere dal Nord al Sud, come negli anni Settanta, quando sempre e comunque era lo Stato a far da cassa comune. Il governo, poi, non dovrebbe più far passare cinque anni per un contratto.

I fatti di Milano, conseguenza imprevista dell'agitazione, lasceranno certamente il segno. Sono lo specchio di una situazione che rischia di andare fuori controllo: invitano tutti ad assumersi nuove responsabilità. Il Paese non merita certe scene di inciviltà.

2 - UNA TRAPPOLA PER TRENTAMILA - «RISCHIAVAMO DI SOFFOCARE»...
Gianni Santucci e Armando Stella per il "Corriere della Sera"

Alzano la testa in fondo a una giornata umiliante, iniziata strisciando sotto le saracinesche: «Non siamo bestie! Non siamo sudditi!». Dalla stazione di Porta Venezia emergono i passeggeri che hanno forzato le porte del treno e camminato lungo i binari della galleria, rasenti al muro, buio pesto. Sudati, stravolti: «Umiliati». Ecco la signora Antonella Zappietro, si fermi, prenda fiato: «È una vergogna, rischiavamo di soffocare lì sotto».

Le sorelline ventenni Giulia e Alice Foglia: «Paura, sì, paura». Un cordone di agenti di polizia sbarra l'accesso alla banchina di Lima, sembra una manifestazione di piazza, divise, ordine pubblico e comunicazioni via radio, il ritorno a casa trasformato in un viaggio sotto scorta. «Eravamo in trappola», trema la signora Elisabetta Miceli. L'agente di stazione, accerchiato dai pendolari, esaurisce presto le scuse e viene investito dalla rabbia. Insulti. Frustrazione. L'altoparlante annuncia il ritorno alla normalità solo alle 19.12: «Stiamo per ridare tensione elettrica alla linea...». Ormai è tardi. Milano è stata colpita da infarto, 30 mila passeggeri coinvolti nel caos.

La linea rossa è l'asse di trasporto pubblico strategico per gli spostamenti dei milanesi e dei pendolari da fuori città. Trasporta 440 mila persone al giorno. Se s'inceppa o balbetta, se viene anche solo rallentata da un guasto, ne risente tutta la rete metropolitana. Se si blocca, come ieri, è la paralisi. Dalla centrale Atm sono partite telefonate al prefetto Gian Valerio Lombardi: «Una situazione del genere - spiegano dalla dirigenza - non poteva essere gestita con strumenti ordinari». Il sindaco Giuliano Pisapia ha risposto costantemente ai suoi «follower» su Twitter: «Atm sta intervenendo più in fretta possibile».

Ma si era capito subito, appena dal sottosuolo sono state lanciate le prime richieste di soccorso, che il martedì nero di Milano avrebbe lasciato strascichi pesanti da assorbire. La Lega invoca un passo indietro del presidente Atm Bruno Rota: «Si vergogni e si dimetta». La maggioranza di centrosinistra in Comune difende il vertice dell'azienda: «Il centrodestra ha governato Milano per vent'anni - taglia corto Carmela Rozza, capogruppo pd - e ci ha lasciato un metrò che cade a pezzi».

Un'ora e mezzo di blackout. Il blocco del primo treno, alle 17.45, inchioda una trentina di convogli tra un capolinea e l'altro. L'immagine della stazione di Porta Venezia, alle 19, descrive pienamente l'assurdità di questo malato martedì di sciopero dei trasporti: il locomotore è spento, i vagoni sono in ombra, eppure gran parte dei passeggeri non scende, tiene la posizione, resta al suo posto, scruta i movimenti nervosi sulla banchina, non si fida, forse è l'ultima occasione buona per tornare a casa, chissà se ne passerà un'altra.

Un segnale di speranza, alle ore 19.06, arriva dall'altoparlante: «Tutti i passeggeri della linea M1 verranno portati a destinazione». A quest'ora, nel pieno del delirio, Atm ha di fatto «precettato» i macchinisti e allungato la fascia oraria di garanzia. Un quarto d'ora dopo si mette in moto il primo treno. Passeranno altri sessanta minuti prima che tutte le stazioni vengano evacuate e l'intera flotta del metrò rientri in deposito.

L'assessore milanesi ai Trasporti è un giovane amministratore di scuola pd, il trentenne Pierfrancesco Maran: «Chiederemo ad Atm una relazione accurata - assicura -. Se alcuni meccanismi per la gestione delle emergenze possono essere migliorati, lo vedremo. Da parte del Comune c'è piena disponibilità a migliorare il servizio». Sul piazzale di Lima ci sono due ambulanze, i medici del 118, i vigili del fuoco, i carabinieri. Sembra di rivedere la scena d'una settimana fa, quando due treni si erano tamponati in galleria. Stavolta non ci sono contusi, ma pensionati vittime di attacchi di panico, studentesse impallidite, impiegati stanchi, snervati.

Sul treno fermo lungo la banchina di Porta Venezia i passeggeri entrano ed escono dal treno in attesa della ripartenza. Ogni vagone diventa teatro di lamentele, ogni porta aperta è un palcoscenico per sbottare di insofferenza. E così sulla prima porta, quella più vicina alla postazione del macchinista, un uomo fissa un carabiniere e spiega con voce roca: «Se salgo sui mezzi dimenticando il biglietto mi fanno una testa così, capito? E 'sto casino come lo giustificano?».

Il resto è una sequela di «si crepa dal caldo», «è inaccettabile», «dobbiamo soffocare?». Pochi minuti dopo la messa in moto del treno il sollievo non è ancora calato. Un paio di ragazzotti sbattono pesanti manate sulle fiancate del treno, bum bum come un tamburo, il resto del convoglio si unisce al coro: «Vergogna! Vergogna!».

 

 

pisapia2 OTTOBRE 2012 - SCIOPERO MEZZI PUBBLICI A MILANO - 42 OTTOBRE 2012 - SCIOPERO MEZZI PUBBLICI A MILANO - 2 OTTOBRE 2012 - SCIOPERO MEZZI PUBBLICI A MILANO - 2 OTTOBRE 2012 - SCIOPERO MEZZI PUBBLICI A MILANO - pisapia giulianoGIULIANO PISAPIA TWITTER

Ultimi Dagoreport

marina paolo berlusconi antonio tajani ursula von der leyen antonio angelucci

DAGOREPORT – GETTATA DALLO SCIROCCATO TRUMP NEL CESTINO DELL'IRRILEVANZA, MELONI ARRANCA IMPOTENTE, E SI SPACCA PURE LA FAMIGLIA BERLUSCONI: ALL’EUROPEISTA MARINA SI CONTRAPPONE IL TRUMPIANO ZIO PAOLO (TRA I DUE C’È STATO UN BOTTA E RISPOSTA TELEFONICO CON CAZZIATONE DELLA NIPOTINA: MA TU, CHI RAPPRESENTI?) – UNICO MINISTRO DEGLI ESTERI EUROPEO AD ESSERE IGNORATO DAL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO MARCO RUBIO, TAJANI E' IMPOTENTE DAVANTI ALLE SBANDATE ANTI-UE DI SALVINI (IN COMPAGNIA DI MARINE LE PEN) E AL CAMALEONTISMO-BOOMERANG DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI", FINITA "ESPULSA'' DALL'ASSE MACRON-MERZ-TUSK – E QUANDO RICICCIA LA QUESTIONE DEL MES (L'ITALIA E' L'UNICO DEI 27 PAESI EU CHE NON L'HA RATIFICATO), SI APRE UNA NUOVA CREPA TRA FORZA ITALIA E LEGA – L’ASSALTO DI “LIBERO” E “TEMPO” A URSULA VON DER LEYEN (IL MELONIZZATO ANGELUCCI È TORNATO SALVINIANO?) - UNICA SODDISFAZIONE: FINCHE' L'ALTERNATIVA SI CHIAMA ELLY SCHLEIN, GIUSEPPE CONTE E FRATOIANNI-BONELLI, IL GOVERNO DUCIONI CAMPA TRANQUILLO...

donald trump - mohammed bin salman - netanyahu al jolani

DAGOREPORT - QATAR-A-LAGO! A GUIDARE LE SCELTE DI DONALD TRUMP, SONO SOLTANTO GLI AFFARI: CON IL TOUR TRA I PAESI DEL GOLFO PERSICO, IL TYCOON SFANCULA NETANYAHU E SI FA "COMPRARE" DA BIN SALMAN E AL-THANI – LA FINE DELLE SANZIONI ALLA SIRIA, LE TRATTATIVE DIRETTE CON HAMAS PER LA LIBERAZIONE DELL'OSTAGGIO ISRAELIANO, IL NEGOZIATO CON L’IRAN SUL NUCLEARE E GLI AIUTI UMANITARI USA A GAZA: ECCO COSA DARA' TRUMP AGLI STATI ARABI IN “CAMBIO” DEL FIUME DI PETROLDOLLARI IN DIREZIONE WASHINGTON - IL TYCOON MANIPOLA LA REALTÀ PER OCCULTARE IL FALLIMENTO DELLA POLITICA DEI DAZI: MA SE ENTRO IL 30 GIUGNO NON SI TROVA L'ACCORDO, L’UE È PRONTA ALLA RITORSIONE – APPUNTI PER LA DUCETTA: COME DIMOSTRA L’ISRAELIANO “BIBI”, SEDOTTO E ABBANDONATO, NON ESISTONO “SPECIAL RELATIONSHIP” CON IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO MA SOLO CIO' CHE GLI CONVIENE… - CIRCONDATO DA YES MEN E MILIARDARI IN PREDA AI DELIRI DELLA KETAMINA COME MUSK, A FAR RAGIONARE TRUMP È RIMASTO SOLO IL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT...

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...