IO, IO IO E L’ASINO MIO - MINÀ E’ TALMENTE PIENO DI SE’ CHE POTREBBE STARE TRE MESI SENZA MANGIARE

1. SCOPERTO NUOVO CONTINENTE È L'EGO CATODICO DI GIANNI MINÀ
Luca Mastrantonio per il "Corriere della Sera"

Si può professare amore per il calcio e le sue storie e sostenere che Mario Balotelli è una «figurina sbiadita»? «Vuoto spinto che non affascina»? No, neanche se ti chiami Gianni Minà. Anzi, a maggior ragione se ti chiami Gianni Minà. Un marchio di qualità televisiva e faziosità ideologica: bellissime, soprattutto ora che le ha tagliate e rimontate, molte sue puntate di «Blitz» riproposte da RaiTre; surreali, se non patetiche, molte cose che il megafono di Castro in Italia dice o si inventa a difesa del socialismo magico dei Caraibi.

Malcom Pagani, che l'ha incontrato per «Il Fatto Quotidiano», ha provato a farlo ragionare, ma è inutile; Minà parla solo di sé, Maradona e rivoluzioni, e sputa veleno sui colleghi (l'autrice di un altro programma di RaiTre è solo «la moglie di uno dei cinque pelati di D'Alema»). Non è interessato a nulla che non lo riguardi e celebri. Pagani, nell'attacco del pezzo, ne mette a nudo l'anima (un ego grande come un continente): «Al rintoccare delle due ore in cui Gianni Minà ha parlato di Gianni Minà osservando spezzoni di Gianni Minà in cui Gianni Minà appare alternativamente abbracciato a De Niro, Dalla, Fellini, Benigni, Paolo Conte, Carla Fracci, Carmelo Bene...».

È come se Forrest Gump avesse aperto uno di quei ristoranti che hanno le pareti piene di foto con il titolare gongolante assieme a clienti famosi, rubicondi per il cibo e l'alcol. Tanto che Fiorello - che prendeva in giro i collegamenti di Minà dall'Avana: «Qui tutto bene, la città è piena di gnocca» - non credeva alle conoscenze ostentate: «Gli ho portato una foto - risponde Minà a Pagani, con un preciso ordine - in cui io, Leone, Cassius Clay, Garcìa Marquez e De Niro siamo abbracciati a Trastevere».

Con il castrismo e il chavismo in crisi, le parole di Minà suonano come quelle di un grillino caraibico: «C'è un gruppo di potere tra America ed Europa che trama perché i nostri affari rimangano eternamente immutati». Anche le proteste in Brasile, dice, sono «eterodirette». Da chi? Non lo dice, ma è chiaro: dal Bilderberg Football Club.

2. ERAVAMO IO, FIDEL E GLI ALTRI. ED È TUTTO VERO
Malcom Pagani per "Il Fatto Quotidiano"

Al rintoccare delle due ore in cui Gianni Minà ha parlato di Gianni Minà osservando spezzoni di Gianni Minà in cui Gianni Minà appare alternativamente abbracciato a De Niro, Dalla, Fellini, Benigni, Paolo Conte, Carla Fracci, Carmelo Bene o Toquinho, lo stesso Gianni Minà ha ancora un languorino: "Abbiamo cinque minuti, fagli vedere De André" dice ad Angelo, pazientissimo montatore che lo accompagna dall'85 e che a una prima rapida indagine, sembra invecchiato più di lui.

Dopo un decennio di Sant'Elene televisive, esili forzati nel documentario: "Non le nego che ultimamente si guadagna poco" e domande esistenziali, Minà ha ritrovato un'altra isola e in maniche corte, indifferente al caldo, pare attraversare a 75 anni la sua perfetta estate di lavoro. In una stanza brada tre metri per tre metri ai confini di uno studio di montaggio, con poche vie di fuga un residuato bellico a eruttare aria fredda, prepara rievocazioni che ogni lunedì alle 23.50 su Rai3, per 10 puntate, riaccendono "La stagione dei Blitz". La contro "Domenica In" di inizio anni 80.

Grandi ospiti, musica dal vivo, collegamenti, familiarità, scoop e rischi della diretta (Mastelloni bestemmiò dalla Bussola e fu foglio di via). Per quel periodo: "Eravamo presuntuosi? Certo. E ambiziosi. Credevamo che la tv servisse a spiegare con ogni mezzo possibile".

Prova nostalgia. Ammette che oggi sarebbe impensabile riproporre l'esperimento: "Da noi venivano gratis, perché eravamo amici e si sentivano tutelati dal livello di Blitz" e a ogni memoria di quell'avventura, fa corrispondere l'unicità di un frammento: "C'era una volta in America fu l'unica occasione in cui Sergio Leone permise a un giornalista di riprendere il finale di un suo film".

Parlerebbe per giorni. Di Oliver Stone che lo citò nel prologo di Natural born killers e di quel pomeriggio del ‘59 in cui Ghirelli gli spalancò la pagina di Tuttosport. Di eredi ed eredità impossibili: "L'altro ieri il giornale in cui iniziai, non aveva in prima pagina la morte del motociclista italiano, lasciamo perdere". Di Mondiali e Olimpiadi. Una febbre dialettica. Un'impietosa sapienza. Riesumare parenti passati da un ventennio a miglior vita, impegni improvvisi e rosari di scuse adatte all'uso, inutile: "Il tempo per scrivere si trova, aspetti, ha visto Paoli che canta con la Vitti Ma ‘ndo vai di Sordi? Non è fantastico?". Il cronista non ha scampo, ma ne vale la pena.

L'hanno riammessa in Rai, Minà?
A ogni inizio di gennaio, forse un po' pateticamente, mi presento in Viale Mazzini con il mio cesto di idee. Non dico, come pure la mia storia mi permetterebbe di fare: "Date anche a me uno straccio di programma". Troppo banale. Faccio altro.
E cosa fa?
Li supero a sinistra. Recuperiamo una grande stagione di intrattenimento, dico, rimontiamo Blitz.

E loro?
Contentissimi. Poche spese, massimo rientro. Lunedì ci hanno mandato in onda dopo mezzanotte, abbiamo fatto quasi il 5 per cento con cose di 30 anni fa. Forse avevano un valore.
Da lei a Blitz venivano tutti.
Per il sommo dispetto di Pippo Baudo. Qualche problema diplomatico tra Rai1 e Rai2 lo creai. Oggi i protagonisti sono modesti. E il varietà è moribondo.

Arte, cinema, cultura, sport. Scelga. A chi dedicherebbe oggi dieci monografie?
A nessuno. Ci sono solo figurine sbiadite. Prenda Balotelli, vuoto spinto che non affascina. Maradona è un'altra cosa.
Lo vede ancora Diego?
Sono stato da lui a Dubai pochi giorni fa. Abbiamo parlato per ore. Mi chiama hermano, fratello e in un'atmosfera malinconica e amara mi racconta cose terribili sul suo vecchio mondo.

Quali?

Che il calcio è fasullo, marcio, alterato alla radice. Che ogni domenica si truccano 200 partite. Che i tifosi amano far finta di niente ed essere presi per il culo. Ne farò un documentario per la direzione commerciale Rai e per la Gazzetta dello Sport a ottobre.

E lei ci crede?
Ciecamente. Diego sa di cosa parla. Basta verificare. Io allo sport pulito non credo più. È un uomo vero, Diego. Peccato che a De Laurentiis di Maradona non freghi niente.
Altrimenti?
Per allenare il Napoli lui sarebbe arrivato a nuoto.

Davvero nessun altro le accende la curiosità?
Totti ha una sua maestosa grandezza. Rappresenta un'identità. È interessante. Quasi come la scalata americana alla Roma che come è ormai evidente, ha l'esclusivo interesse di costruire uno stadio per poi fuggire via.

Non aver sentito odore di sòla quando è apparso il misterioso sceicco e sedicente compratore del team, inquieta. Allora meglio Lotito, sa navigare nel mare in tempesta. Si è fatto spalmare il debito dallo Stato lungo un quarto di secolo. Un miracolo che non è riuscito neanche a Cairo, il presidente del Torino, la mia squadra .

Cairo editore poliedrico le piace?

Ogni volta che lo vedo, scorgo il profilo del suo maestro Berlusconi. Perfetto per sublimare il teorema di Umberto Agnelli: "Torino deve avere una sola squadra forte e l'altra in altalena tra A e B". Cairo fa gli interessi del Milan e quindi, anche della Juve.
Si arrabbierà.
Mi dispiace, ma da queste parti siamo troppo vecchi per cascarci.

A proposito di calcio, Rai3 ripropone il Processo di Biscardi. Lo condurrà Antonio Polito, si chiamerà Maracanà.
(Allarga le braccia, sorride). L'autrice è la moglie di uno dei cinque pelati di D'Alema, ma non di quello che fu alla base della mia cacciata dalla Rai, mi dicono. Meglio così, anche se a sinistra faccio paura. Non mi amano.

Berlusconi?
È passato. Finito.
Ne è sicuro? Non sembra.
Mi stupisce che ci sia gente ancora convinta che ogni cosa dipenda da lui. È ridicolo. C'è un gruppo di potere tra America ed Europa che trama perché i nostri affari rimangano eternamente immutati.

Dietrologia pura?
Realtà. Basta vedere cosa succede in America Latina. Non me lo invento io il Moisés Naìm ingaggiato dal Fondo monetario internazionale per raccontare al pianeta la favola di Cappuccetto Rosso. Il problema è che i lupi si nascondono dalla sua parte, prima o poi qualcuno racconterà le cose con il loro nome.

Lei è stato amico di Lula, di Castro, di Chavéz.
Non nego, è un reato? Del Brasile Lula ha fatto la quinta potenza del mondo. Nel Continente ci sono capi di Stato che stanno attuando una rivoluzione silenziosa e alle viste, c'è una nuova guerra fredda con gli Stati Uniti.

I brasiliani non sono contentissimi.
Sempre che non siano proteste eterodirette. Non sarebbe la prima volta.
Sulla sua passione castrista, Fiorello ironizzava spesso. La faceva collegare dall'Avana: "Qui tutto bene, la città è piena di gnocca".
Non mi dava fastidio, ma onestamente, mi imitava meglio il primo Fabio Fazio. Insuperabile come timbro di voce.
Fiorello la provocava sulla mania di ostentare
Gli ho portato una foto in cui io, Leone, Cassius Clay, Garcìa Marquez e De Niro siamo abbracciati a Trastevere. Ha esultato: "Era tutto vero". Io non racconto bugie.

Al limite parla un po' di se stesso.
Io non parlo di me stesso, racconto storie. Ho 52 anni di professione. Raggiungevo gli intoccabili e facevo ascolti. Un'altra cosa. Avrei avuto diritto di lavorare. Mi hanno lasciato a riposo. Non mi hanno mai spiegato perché. Quindi dell'estate me ne frego.
Se ne frega?
Dopo anni di epurazione il lavoro è una vacanza.

 

 

Gianni Mina GIANNI MINA GIANNI MINàDIEGO ARMANDO MARADONA jpegFIDEL CASTROberlusconi corna GIANNI AGNELLI Aldo BiscardiFiorello HUGO CHAVEZ jpeg

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…