PD-RENZI? PEGGIO DI SCOZIA-INGHILTERRA! - LA MINORANZA PIDDINA MINACCIA RENZI: “TRATTIAMO O L’ARMA FINALE SARÀ IL REFERENDUM TRA GLI ISCRITTI SULL’ART. 18” - CUPERLO: “IL PREMIER LA SMETTA CON LE PROVOCAZIONI E GLI ULTIMATUM E CHIARISCA IL PERCORSO”

Goffredo De Marchis per “la Repubblica

 

bersani acdc 3bersani acdc 3

Come in Scozia, la frattura del Pd sulla riforma del lavoro potrebbe sfociare in un referendum. Gli iscritti del Partito democratico verrebbero chiamati a pronunciarsi sull’abolizione del reintegro in caso di licenziamento previsto dall’articolo 18. In questo caso l’appiglio è un altro articolo, il numero 27 dello Statuto del Pd, ovvero la consultazione vincolante dei tesserati su temi di grande rilevanza.

 

La possono chiedere il segretario, la direzione a maggioranza, il 30 per cento dei delegati dell’assemblea nazionale oppure il 5 per cento degli iscritti. Una sfida tra il sì o il no che le opposizioni interne sono convinte premierebbe le loro ragioni sconfiggendo Renzi. Se il premier cerca davvero lo scontro finale, il referendum può scattare davvero. Avrebbe certo il sapore della rivincita, ma è uno strumento difficilmente criticabile dai renziani perché rivolto direttamente ai cittadini.

 

videomessaggio di renzi contro la camusso e i sindacati  10videomessaggio di renzi contro la camusso e i sindacati 10

Eppure la minaccia di questa arma finale contrasta con i tentativi per l’accordo che le due partiti stanno facendo in queste ore. «È una extrema ratio», ammette il bersaniano Alfredo D’Attorre. Per il momento siamo di fronte alle prove muscolari. Quelle del premier, sotto forma di video e lettere agli iscritti.

 

Quelle della minoranza che confermagli appuntamenti di domani. Una riunione con Civati, Cuperlo, Fassina, Damiano, D’Attorre e forse il lettiano Boccia per valutare insieme la linea da tenere in Parlamento sulla legge delega. In serata poi, al gruppo del Pd alla Camera, si riunisce l’assemblea dei parlamentari bersaniani di Area Riformista. Circa 110 persone tra deputati e senatori.

 

GIANNI CUPERLOGIANNI CUPERLO

Nel mirino non solo il Jobs Act ma anche la legge di stabilità. Sono messaggi di forza che gli sfidanti si lanciano e che scontano anche la futura assenza di Renzi, impegnato nel viaggio americano per una settimana. In questa categoria rientrano anche l’annunciato voto contrario, a prescindere dalla disciplina di partito, di Stefano Fassina. E la dichiarazione di Pier Luigi Bersani che sentenzia: «Su questa materia esiste la libertà di voto».

 

In realtà, Renzi legge spiragli di apertura. Nelle prese di posizione della Cisl e della Uil che spaccano il fronte sindacale. Nel sostegno di Confindustria. Persino nelle parole di Bersani «che, al di là della questione personale, mi sembra pronto a ragionare», lascia detto il premier ai collaboratori prima di partire per gli States.

Stefano Fassina Stefano Fassina

 

Non a caso nella trattativa, che per Largo del Nazareno conduce come al solito Lorenzo Guerini, Renzi ha fatto sapere che «lo strumento del decreto legge è escluso». Sta in piedi soltanto come arma di pressione, ma non è quello che cerca Palazzo Chigi. Sarebbe davvero una dichiarazione di guerra.

 

Renzi punta invece a marcare il confine tra vecchio e nuovo con il suo discorso di lunedì prossimo in direzione. Lo farà sottolineando che accanto alla flessibilità sui licenziamenti, cioè una riduzione dei diritti attuali, se ne guadagneranno altri per i precari attraverso un’indennità di disoccupazione universale (i soldi, 2 miliardi, verrebbero subito stanziati nella manovra) e le tutele per la maternità.

alfredo d'attorrealfredo d'attorre

 

È possibile inoltre accorciare i tempi per il contratto a tutele crescenti. Ossia, l’assunzione a tempo indeterminato potrebbe essere anticipata da 3 anni a 2 anni. Dopo di che rimarrebbe il reintegro per discriminazione. «Mi pare ovvio. Quello non si tocca», spiega Renzi quando illustra il suo piano.

 

Togliendo il decreto dal tavolo, la discussione sulla legge delega potrebbe essere più semplice. Ma la minoranza chiede di definire bene i poteri del governo. «La smetta con gli ultimatum e la propaganda — avverte Gianni Cuperlo — e chiarisca meglio cosa vuole mettere nella delega».

 

lorenzo guerinilorenzo guerini

Le riunioni di domani serviranno a fare il punto sugli emendamenti da presentare alla Camera e al Senato «Non faremo una battaglia di conservazione — dice D’Attorre — . Cerchiamo di imporre il modello tedesco riscrivendo anche l’articolo 18. Pensiamo a dei miglioramenti e siamo sicuri che Renzi se ne renderà conto leggendo le nostre proposte. Così troverà un punto di sintesi».

GIUSEPPE CIVATI FOTO LAPRESSE GIUSEPPE CIVATI FOTO LAPRESSE

 

Ultimi Dagoreport

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO