ATENE, URNE APERTE - LA MISSIONE DI TSIPRAS DI FORMARE UN NUOVO GOVERNO È DESTINATA A FALLIRE MA IL LEADER DI “SYRIZA” LAVORA A LUNGO TERMINE: STA TENTANDO DI CREARE UN CARTELLO DI SINISTRA IN VISTA DEL VOTO-BIS A GIUGNO - I PARTITI GIOCANO A FARE I DURI E PURI, LA BORSA DI ATENE PERDE IL 12% IN DUE GIORNI E SENZA UN ESECUTIVO IN SELLA NON È DETTO CHE LA TROIKA BCE-FMI-UE SGANCI L’ENNESIMO ASSEGNO ANTI-DEFAULT DA 30 MLD €…

Ettore Livini per "la Repubblica"

La Grecia corre sempre più veloce verso un voto-bis ad alto rischio per il suo futuro nell´euro. Il presidente della Repubblica Karolos Papoulias - dopo la rinuncia del leader di Nea Demokratia (Nd) Antonis Samaras - ha affidato ieri nelle mani di Alexis Tsipras, numero uno della sinistra radicale di Syriza, il mandato esplorativo per la formazione del governo. «Il mio programma è chiaro - ha messo subito le carte in tavola lui - Una coalizione che realizzi quello che i greci hanno chiesto nelle urne: cancellare gli accordi con la Trojka, una tragedia per il paese, e pagare solo i debiti che siamo in grado di onorare».

La missione, numeri alla mano, è impossibile: la sinistra anti-Ue controlla nel nuovo Parlamento solo 97 seggi su 300 e in più è divisa da storiche rivalità. Il Kke - la più forte delle quattro formazioni comuniste elleniche - ha già fatto sapere di non aver alcuna intenzione di appoggiare Tsipras. La strada così è segnata.

Dopodomani, salvo clamorose sorprese, il segretario di Syriza rimetterà il mandato. Il testimone, in base alla Costituzione, passerà a Evangelis Venizelos - numero uno dei socialisti sconfitti alle elezioni - per un ultimo tentativo nato già morto. Papoulias a quel punto farà un appello alla buona volontà di tutti per la creazione di un governo di unità nazionale e poi prenderà atto dell´ingovernabilità del paese convocando nuove elezioni a giugno.

I mercati danno questo esito già per scontato: la Borsa di Atene ha perso il 12% in due giorni, scivolando ai minimi degli ultimi vent´anni. E agli sportelli delle banche hanno ripreso ad allungarsi le file dei clienti che ritirano i propri soldi dai conti correnti (i depositi negli ultimi due anni sono calati da 240 a 165 miliardi).

Le incognite del resto sono tantissime. La prima, politica, è chi vincerà alle prossime elezioni. «Noi il nostro messaggio l´abbiamo dato chiaro e tondo con il voto - dice Marina sotto un arcobaleno di trecce di verdura secca da Fotsi, lo storico negozio del mercato vecchio dove lavora - I vecchi politici che ci hanno portato al disastro non li vogliamo più». Suonato il requiem per Pasok e Nd, al potere negli ultimi 38 anni, manca però ancora il volto o il partito nuovo in grado di prendere il loro posto.

Tsipras, dotato di un certo fiuto politico, sta giocando in queste ore il suo jolly per riempire da sinistra questo vuoto. E´ giovane, ha un look - camicia bianca sbottonata, giacche un po´ stazzonate e sorriso contagioso da telenovela - perfetto per un paese in crisi e in cerca di fiducia. Così ha trasformato le inutili consultazioni per il governo in una sorta di esame di maturità con due obiettivi: convincere i greci di avere la statura del premier (può farcela) e tessere la tela per un cartello unito delle sinistre in vista delle prossime elezioni (missione ben più complicata).

La coreografia del suo mandato è curata nei particolari: ha deciso di prendersi tutti e tre i giorni a disposizione. Ha iniziato incontrando i partiti più vicini alle sue posizioni (Fotis Kouvels di Sinistra democratica gli ha garantito l´appoggio) e le mini-formazioni dell´area rimaste fuori dal Parlamento perché non hanno raggiunto la soglia del 3%.

Poi vedrà il Kke per cercare di ammorbidire le granitiche posizioni di Aleka Papariga e le parti sociali chiudendo con Nd e Pasok che con il loro "no" caleranno la saracinesca sul suo tentativo. Lui lo sa, ma piuttosto che all´uovo oggi (il governo) pensa alla gallina di domani: una sinistra unita in grado di diventare il primo partito e governare il paese dopo le elezioni a giugno.

Il vero problema è se la Grecia riuscirà ad arrivare viva all´appuntamento. «Se devo morire, voglio scegliere io come farlo e non sentirmelo spiegare da Angela Merkel e dalla Bundesbank» dice con aria di sfida Nikos Karamanlis davanti alla bancarella del pesce al mercato. Rischia di essere accontentato molto presto: la Grecia non è in grado di raccogliere soldi sul mercato e paga stipendi e pensioni solo grazie ai 130 miliardi di aiuti promessi da Ue e Fmi.

A giugno il Bancomat di Bruxelles e Washington dovrebbe staccare un altro assegno da 30 miliardi. Cosa farà la Trojka se il paese non avrà un esecutivo o se, peggio ancora, rischierà di essere governata da chi non accetta i paletti dell´austerità? Senza quei quattrini, Atene è al crac. L´unica speranza, per assurdo, è che la Ue non possa permettersi il fallimento di Atene. Dei 266 miliardi di debito ellenico, il 73% (194 miliardi) è in mano alla Bce, al Fondo Monetario e ai paesi europei che hanno lanciato un salvagente al Partenone. Se la Grecia salta, saranno loro a pagare il pedaggio più salato.

 

 

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