
UN GROSSO, GRASSO FATTACCIO KAZAKO PER ALFANO: GLI ISRAELIANI SORVEGLIAVANO LA MOGLIE DI ABLYAZOV (PER CONTO DI CHI?)
Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"
Solo ieri, per la prima volta, dopo 40 giorni di silenzio, qualcosa è trapelato dal Viminale: «La Questura di Roma agì correttamente, il passaporto diplomatico della donna era contraffatto e dunque fu espulsa in quanto clandestina», assicurano fonti vicine al Ministero dell'Interno.
E mentre infuria lo scontro politico (Pd, Sel e Movimento 5 Stelle hanno presentato altrettante interrogazioni) il governo riferirà forse domani in Parlamento sul caso dell'espulsione della cittadina kazaka Alma Shalabayeva il 31 maggio scorso da Roma.
Ma intanto il pasticcio internazionale s'ingarbuglia ogni giorno di più: «C'è un documento agli atti - rivela Ernesto Gregory Valenti, uno dei legali della donna - secondo cui una società israeliana avrebbe incaricato una società di security italiana di sorvegliare la villa romana della signora nei giorni precedenti l'irruzione della polizia». Per conto di chi agiva la società israeliana? Forse del governo kazako?
«Non ho altri dettagli da riferire», taglia corto il legale. Di certo, il grande intrigo assume ora contorni da spy story. La cittadina kazaka Alma Shalabayeva e la piccola Alua, 6 anni, espulse in tutta fretta quel 31 maggio dall'aeroporto di Ciampino, sono infatti rispettivamente la moglie e la figlia di Mukhtar Ablyazov, dissidente politico inviso al presidente e padrone del Kazakhstan, Nursultan Nazarbaev, già torturato nelle prigioni patrie e ora ricercato dal suo Paese ma anche dall'Interpol per una truffa da 5 miliardi di dollari.
Ablyazov viveva da qualche mese nella villetta di Casalpalocco insieme alla famiglia, ma il 29 maggio quando arrivò la Digos lui non c'era più. Gli avvocati della donna, Riccardo Olivo e Gregory Valenti, accusano le autorità italiane di «eccesso di potere» e di «decreto illegittimo». Il passaporto diplomatico della Repubblicana centrafricana mostrato dalla donna ai poliziotti era infatti "un passaporto vero" e così pure il passaporto kazako detenuto dalla signora.
E allora? Caso spinosissimo: il Kazakhstan è una miniera di petrolio e l'Eni vi opera dal 1992. «Ma come si può rimandare in Kazakhstan una persona contro la sua volontà , se è risaputo che perfino la Corte europea dei diritti umani rifiuta l'estradizione in quel Paese?», è la domanda che si pone il senatore Luigi Manconi (Pd), presidente della commissione per la tutela e promozione dei diritti umani. Secondo le fonti vicine al Viminale, invece, «Alma Shalabayeva, in Italia, non aveva mai chiesto diritto d'asilo e nemmeno manifestato alcun timore di eventuale persecuzione in vista del rimpatrio». Dov'è la verità ?





