L’ESERCITO DI DAMASCO – ASSAD POSSIEDE SOLO FERRIVECCHI RUSSI O HA DAVVERO IN MANO I POTENTI MISSILI S-300? – RAPPRESESAGLIE: IN LIBANO CI SONO I NOSTRI SOLDATI CON IL CASCO BLU DELL’ONU

Claudio Gallo per "La Stampa"

In attesa dell'attacco imminente, si moltiplicano i risiko di chi prova ad anticipare piani militari che nessuno conosce. In generale, si può prevedere che, grazie allo straordinario vantaggio numerico e tecnologico, l'ultima coalizione di difensori della giustizia occidentale colpirà da lontano, senza esporre uomini e mezzi alla reazione siriana. Che può fare la Siria? Ben poco di fronte a missili da crociera che arrivano da dove la sua stagionata contraerea non può giungere.

Il veterano del Medio Oriente Robert Fisk ricordava ieri sull'Independent quando gli americani attaccarono nel 1983 le batterie di missili russi che i siriani avevano messo nella Valle della Bekaa, in Libano. Un jet A-6 Intruder fu abbattuto da un missile sovietico (allora l'Urss esisteva ancora) Strela. Un pilota morì e l'altro finì prigioniero a Damasco, dove lo andò a riprendere un mese dopo il reverendo Jesse Jackson.

Ma stavolta è molto diverso, l'A-6 era un caccia medio per l'attacco al suolo, molto manovrabile ma non veloce, che da parecchi anni non è più attivo. Ora al massimo, se non saranno impiegate solo le navi, ci sarà qualche velocissimo F-15 che può sparare i suoi missili Tomahawk da quasi duemila chilometri. Se n'è fatta di strada dalle V-1 e V-2 naziste che scendevano a caso sui tetti di Londra.

Se è vero (sembra un'orribile barzelletta) che, come dicono i tabloid britannici, l'intelligence Usa ha una registrazione del ministro della Difesa siriano che nel panico chiama un generale per chiedergli: «Ma chi cavolo ha tirato i missili col gas?», le difese siriane non impensieriranno certo gli alleati: tra i difensori non si capisce nemmeno chi comanda. Ma non tutti credono a questa realtà caricaturale.

Assad ha ripetuto nelle ultime interviste di aver riempito negli ultimi due anni, quelli della guerra civile, gli arsenali di armi russe. Ha anche sostenuto di avere quattro batterie di missili russi S-300, potenti armi anti-aereo nate nell'era sovietica, che tutti abbiamo visto, suppostoni mimetici, almeno una volta sfilare sulla Piazza Rossa distesi su lunghi camion dalle ruote enormi. Quello degli S-300 sembra alla maggior parte degli esperti un bluff: l'idea più diffusa è che i russi in realtà non glieli abbiamo ancora spediti.

Alcuni esperti militari hanno fatto notare in questi giorni febbrili come la capacità anti-aerea siriana sia superiore a quella libica o irachena (per non parlare di quella afghana). Un paragone è ingannevole, proprio perché quei Paesi possedevano una potenzialità molto limitata di risposta a un attacco aereo. Damasco può schierare 25 brigate di difesa aerea, 150 missili terraaria, 707 batterie di missili antiaereo, 8000 missili leggeri e 1225 cannoni anti-aereo.

Un bel numero, ma probabilmente inutili con il tipo di attacco che sta per arrivare. Damasco ha poi 555 aerei da guerra e 150 caccia, tra cui qualche Mig-29 e Sukoi-24, efficaci ma datati, senza la sofisticata avionica dei loro possibili nemici. Il resto degli apparecchi è fatto di vecchi esemplari, buoni appunto per la guerra civile ma non per un conflitto internazionale.

L'impotenza tecnologica siriana contro l'invincibile armada occidentale: non vuol dire che ci sarà un botto e poi, a parte qualche centinaio di morti, tutto come prima. Se esplode la Siria potrebbe esplodere tutta la regione a cominciare dal Libano, dove ci sono i nostri soldati con il casco blu dell'Onu, per finire con l'Iraq e quell'area curda ancora in via di definizione. La reticenza italiana a far parte dell'avventura, in questo caso, ha una solida motivazione politica e militare.

 

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