CHE FINE HA FATTO IL PATRIMONIO DELLA BALENA BIANCA? – “REPORT”: IL DENARO E' SPARITO COL TRASFERIMENTO GRATUITO DEL PATRIMONIO DELLE CASSE DELLE SOCIETA' IMMOBILIARI DELLA DC AL PPI. TRA I REGALI ANCHE PALAZZO STURZO - MARINI, CASTAGNETTI E BUTTIGLIONE POTEVANO NON SAPERE?

Sabrina Giannini per il "Corriere della Sera"

Eredi senza gloria, ma con tanti soldi. I figli illegittimi della Democrazia Cristiana hanno seppellito ancora in vita la mamma pur di spartirsi il patrimonio. Dissolto poco prima che giungesse (che caso) la sentenza della Cassazione (n. 25999) con la quale si accertò che la D.C. è ancora in vita "perché non fu mai sciolta l'Assemblea costituente". Con buona pace degli eredi legittimi e dei tesserati che non hanno più trovato il partito e le 508 sedi su cui poggiava e che, in massima parte, avevano contribuito a comprare con sottoscrizioni e feste dell'amicizia.

Gli eredi erano divisi sulla scena politica ma facevano accordi di "fratellanza" in Piazza del Gesù. Il primo contratto di cogestione del "patrimonio comune" fu sottoscritto nel 1998 tra Buttiglione (ex Ppi) con Gerardo Bianco (Ppi Gonfalone), l'ultimo nel 2002. Sette anni di eretica convivenza sostenuta dal solo valore immobiliare. Il terzo erede si defilò subito, con le tasche piene: il Ccd di Casini, D'Onofrio e Mastella pretese il 15% di quel patrimonio in contanti; qualche miliardo di lire, sporchi maledetti e subito.

Quel che resta del "Monopoli" del Ppi ex D.C. (questa la denominazione del "partito degli eredi") è il nulla, 508 immobili venduti, i debiti estinti, un paio di fallimenti e bancarotte e un vorticoso intreccio dove la magistratura non è voluta entrare più di tanto.
All'ultima udienza dello scorso 26 marzo Luca Palamara si è fatto sostituire, cosa per altro molto frequente anche prima che intraprendesse la campagna elettorale per la sua corsa verso il Csm (nelle file di Unicost, corrente di centro). Il collegio giudicante è subentrato a quello precedente perché si è accorto di essere incompatibile.

Il processo ripassa dal via per arrivare alla prescrizione. I segretari di partito responsabili delle scelte distrattive hanno sfilato per scaricare pateticamente la colpa sui loro tesorieri Tancredi Cimmino, Alessandro Duce, Romano Baccarini e il deputato del pd Nicodemo Oliverio (tutti, come da tradizione, ricambiati con il seggio parlamentare).

Marini, Castagnetti e Buttiglione potevano non sapere che le società immobiliari della DC venivano dissanguate con il trasferimento gratuito del patrimonio dalle loro casse a quelle del Ppi (donazione possibile grazie a un decreto legge del 1997, governo Prodi)?
Il Ppi Gonfalone (di Marini prima e Castagnetti poi) ha successivamente rivenduto in totale autonomia i palazzi senza rendere conto all'altro erede del patrimonio, il Cdu di Buttiglione, che aveva preferito direttamente i contanti prelevati da quelle alienazioni. Le due società immobiliari della Dc, svuotate, sono fallite.

Tra questi "regali" al Ppi, c'era Palazzo Sturzo. Quando ancora non si sentiva odore di prescrizione Marco Scanni, il consulente di Palamara, suggerì di indagare ulteriormente sulla vendita di palazzo Sturzo. Qualcosa evidentemente non tornava. Marco Persico, giornalista de "Il Mondo", era stato contattato dall'ufficio del pm quando, quattro anni fa, scrisse un articolo che apriva uno scenario inedito, anche se possiamo intuire che non ci siano stati sviluppi giudiziari su quanto il giornalista aveva fatto emergere (e che rievoca nel corso della puntata di Report in onda stasera).

Ricorda Persico: «Spulciando tutti gli atti giudiziari e i bilanci avevo notato che lo stesso giorno in cui il Ppi di Pierluigi Castagnetti e del tesoriere Luigi Gilli avevano venduto Palazzo Sturzo a Raffaele di Mario per 34 milioni di euro, un amministratore del partito Ppi diventava amministratore di una società il cui proprietario era lo stesso Raffaele Di Mario. La società era la Efisio».

Che era stata una scatola vuota, fino a quel 29 luglio del 2005. "Il colpo di scena", continua Persico, "è che in quella società entrarono improvvisamente 7,3 milioni i liquidità e dietro lo schermo di fiduciarie scomparve la proprietà". Persico ha insistito per avere un incontro con gli uomini del Ppi (oggi associazione e non più partito) per chiedere loro chi fossero i reali proprietari dietro lo schermo, ma senza fortuna.

D'altro canto soltanto la magistratura potrebbe indagare sulle fiduciarie per scoprire chi siano i proprietari. "La proprietà dell'Efisio è del Partito popolare", dichiara Luigi Gilli a Report. I 7 milioni di euro sono stati tutti spesi e dai bilanci si può sapere soltanto che son stati acquistati due immobili di pregio. Ma non si sa nient'altro. E non si capisce perché il Ppi ha venduto ed Efisio ha incassato. Dietro uno schermo.

 

Vecchio simbolo della Dc (democrazia cristiana)Rocco Buttiglione Luigi Agnese GERARDO BIANCO Luca Palamara fini casini download jpegFRANCESCO DONOFRIO Castagnetti e Del Rio

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO