LE STRETTE INTESE - NAPOLITANO BLINDA LETTA: BASTA IL VOTO DI FIDUCIA SULLA LEGGE DI STABILITÀ PER VERIFICARE CHE C’È UNA MAGGIORANZA (MA AL SENATO SI BALLA: SOLO 10 VOTI IN PIÙ)

Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Letta tira dritto, in piena sintonia con Napolitano. «Il voto di fiducia sulla legge di stabilità verifica anche l'esistenza di una maggioranza diversa dalla larghe intese». Non sarà necessario nessun altro passaggio parlamentare per scrivere nero su bianco che il governo adesso sarà sostenuto da una nuova coalizione. Per il premier si materializza l'evento politico sfiorato il 2 ottobre quando Berlusconi, di fronte alla spaccatura del Pdl, invertì la marcia e fece votare la fiducia ai suoi senatori.

Tutto concordato con il capo dello Stato che il presidente del Consiglio ha incontrato ieri sera al Quirinale appena sbarcato a Roma proveniente dal vertice italo-russo di Trieste. Napolitano e Letta si erano già sentiti al telefono nel pomeriggio dopo che i capigruppo Brunetta e Romani li avevano informati di quanto da lì a poco avrebbero detto ai giornalisti, cioè l'uscita di Forza Italia dalla maggioranza.

Nella conferenza stampa aveva pure chiesto un passaggio obbligatorio del premier al Quirinale per significare che si era aperta una vera crisi politica, che la grande coalizione era «fallita». «E' fallito il tentativo di pacificazione e di cambiare la politica economica», ha scandito Brunetta. E Romani ha ricordato che il governo è rimasto totalmente indifferente alle proposte di Forza Italia sulla legge di stabilità. «Ci siamo sentiti buttati fuori dalla maggioranza». Per i due capigruppo la prassi istituzionale prevede che il presidente del Consiglio salga al Colle e rassegni le dimissioni.

È chiaro che le divergenze sulla legge di stabilità c'entrano fino a un certo punto. Il ciclone in casa Berlusconi si chiama decadenza: se non si fosse arrivato a questo passaggio, che verrà consumato oggi a Palazzo Madama, molto probabilmente Forza Italia non sarebbe passata all'opposizione. In ogni caso una maggioranza c'è grazie ai 30 senatori del Nuovo Centrodestra. Una maggioranza che sarà verificata con la fiducia alla legge di stabilità.

È questa la linea concordata da Napolitano e Letta, esplicitata in una nota del Quirinale. «La necessità di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell'attuale governo sarà soddisfatta in brevissimo tempo durante la seduta in corso al Senato con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia».

Forza Italia invece ha insistito sull'apertura della crisi politica che, secondo Romani e Brunetta, «si dovrebbe consumare attraverso un dibattito parlamentare ad hoc che coinvolga entrambe le Camere e che non riguardi un solo provvedimento, pur importante, come in questo caso la legge di stabilità».

Niente da fare, nessuna crisi formale. Anche il vicepremier Alfano, sentito da Letta prima di andare al Quirinale, è stato d'accordo sul fatto che la fiducia su un atto così rilevante ha di per sé il valore politico di ridisegnare i confini della nuova maggioranza. Per l'ex segretario del Pdl la legge di stabilità sono «una scusa, un pretesto che non regge di fronte alla difficoltà di un Paese che ha bisogno di buongoverno e non del buio di una crisi senza sbocco e senza prospettive».

La rottura con Berlusconi, alla vigilia della decadenza del Cavaliere da senatore, non poteva essere più bruciante. «Così almeno - si sfoga Franceschini - si mette fine all'ambiguità che ci trasciniamo dal 2 ottobre».

Adesso però la nuova maggioranza, che al Senato ha dieci voti in più dell'opposizione, dovrà stringere i ranghi ad ogni voto a Palazzo Madama. E verificare un altro passaggio, dopo l'uscita di Forza Italia, quello della probabile segreteria Renzi che potrebbe terremotare il governo. Ecco Letta ha in mente un passaggio parlamentare per gennaio: sarà l'occasione in cui il premier vuole tirare le somme della sua esperienza e rilanciare il governo, indicando le priorità del 2014, a cominciare dal semestre europeo a guida italiana.

 

 

napolitano renzi letta napolitano letta renzi Napolitano Maurizio Lupi ed Enrico Letta madama facciata alfano berlusconi adn x FRANCESCHINI ALLA LEOPOLDA

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…