MI STAI SUI MARONI! - NEL GIORNO IN CUI BOBO SI PRENDE LA LEGA, BOSSI ROVINA LA FESTA BIASCICANDO UN MISTO DI ACCUSE, SOSPETTI DI COMPLOTTO E SIBILLINE MINACCE DI SCISSIONE - CON LA “MALEDIZIONE” DEL FONDATORE, MARONI HA DUE STRADE: BERLUSCONIZZARSI (E ANDARE A GUIDARE LA LOMBARDIA DOPO FORMIGONI) OPPURE IMPLODERE IN UNA GUERRA PER BANDE LOCALI FINO ALLA COMPLETA ESTINZIONE…

Curzio Maltese per "la Repubblica"

Muoia Bossi con tutti i filistei del nuovo corso leghista. L´affascinante suicidio della Lega Nord, in corso ormai da mesi, è precipitato in uno psicodramma collettivo, con tanto di scena madre. Proprio nel giorno dell´atteso congresso che doveva segnare la rinascita dal fango degli scandali. Si doveva celebrare l´incoronazione di Bobo Maroni, con la benedizione di Bossi. Ma in tre minuti il Senatur ha fatto il presepe allestito dai maroniani e ha trasformato il Maroni day in un personale "Vaffa-day" ai successori, un addio amaro e polemico.

Due schiaffoni del fondatore hanno preceduto e seguito il discorso d´insediamento di Maroni, molto programmatico, piuttosto lungo, un po´ noioso. Il vecchio leone invece ha dato spettacolo. Nel primo intervento Bossi ha distribuito una serie di pesanti messaggi alla nuova reggenza leghista.

Un misto di accuse dirette e allusive, ironie sui moralizzatori con la scopa in mano, sospetti feroci di complotto ordito all´interno della Lega, perfino minacce di scissione («se non ci fosse più questa Lega, ci sarebbe un altro movimento»), i cui bersagli mai nominati ma evidentissimi erano Maroni e i suoi grandi elettori veneti, Zaia e Tosi. Tanto che Zaia è intervenuto per fermarlo, ricordando che il nuovo statuto è stato approvato all´unanimità.

E qui Bossi ha tirato il primo schiaffo: «Vado a vedere se mi avete imbrogliato». Gli ha voltato le spalle e se n´è andato. Dopo l´arringa di Maroni, il Senatur è tornato sul palco per prendersi l´ultima parola e raccontare la famosa storia delle due madri davanti al re Salomone. Metafora chiarissima, dove la madre buona (Bossi), pur di salvare la vita del bambino conteso (la Lega), lo cede alla madre usurpatrice (Maroni). Due belle mazzate, non c´è che dire.

Ora, il passaggio di consegne fra Bossi e Maroni sarebbe stato arduo anche con alle spalle un partito unito e solidale, ma così diventa un suicidio politico. Perché la Lega è stato il più personale dei partiti, il più dipendente dalla figura del capo e fondatore, dal quale discendeva la stessa identità del movimento. Più delle idee, dei progetti e dei sogni, più del federalismo e della secessione, del mito Padania e di «Roma ladrona», la Lega è stata per vent´anni l´immagine riflessa di Umberto Bossi.

Un uomo delle valli con una canottiera azzurra, il sigaro appeso al sorriso strafottente, e sullo sfondo le villone di Berlusconi e i palazzi del potere. Prima di ieri, era problematico sostituire questa immagine rozza e potente con quella di un avvocato della Varese bene, simpaticamente innocuo, con l´hobby del sax e una collezione di vezzosi occhialini colorati. Ma dopo la maledizione del fondatore, diventa impossibile.

Nella migliore delle ipotesi, la Lega di Maroni può provare a blindarsi nelle roccaforti locali, diventando una filiale provinciale del berlusconismo. Sembra più o meno questo il progetto del nuovo direttorio composto da Maroni, Zaia, Tosi e Salvini. Se Berlusconi accetta di mollare Formigoni, nella primavera prossima Bobo Maroni si candiderà alla successione del governatore in Lombardia per il centrodestra.

L´elezione non è affatto scontata, ma la Lega punta sul solito masochismo del centrosinistra e sull´aiuto esterno di Grillo, che potrebbe abbassare di molto la quota necessaria per vincere. Con il governo delle regioni dove si producono due terzi del Pil nazionale, la Lega di Maroni potrebbe quindi garantirsi un altro decennio di potere. Niente più sogni di gloria e miraggi rivoluzionari, s´intende, ma ancora posti, soldi, poltrone importanti, sia pure nella ridotta, ma comoda dimensione di un partito «catalano».

Stare al governo in Lombardia e in Veneto, ma all´opposizione a Roma, sarebbe la condizione ideale per proseguire anche nella stagione maroniana il gioco fortunato della Lega di lotta e di governo, un piede dentro e uno fuori le istituzioni. Il punto debole di questo progetto è che si fonda sull´alleanza con Berlusconi, al quale della sopravvivenza della Lega e perfino del Pdl, non frega nulla. A Berlusconi interessa non far fallire le proprie aziende e quindi stare al governo, con chiunque.

Nella peggiore delle ipotesi, la nuova Lega rischia di implodere in una guerra per bande locali e di consegnare altre quote di voti a Beppe Grillo, fino alla completa estinzione. I segnali ci sono già. La minaccia di Bossi di fondare un nuovo movimento non è affatto campata in aria. Il Senatur tiene famiglia, com´è noto, e controlla ancora un pezzo del movimento. Se i successori non gli daranno una quota di nomine, lui ha chiesto il 20 per cento, è pronto a chiamare le truppe alla rivolta.

Nel caos dei prossimi mesi, è difficile prevedere come e dove andrà a finire la Lega. Conta anche la sorte e Maroni finora non è stato un principe fortunato. Ha lanciato la candidatura alla vigilia di una tremenda batosta elettorale, si insedia nel fuoco delle polemiche. Perfino il giorno del congresso, deciso da mesi, coincide con una giornata storta per la Lega, quella della finale di calcio, col Paese imbandierato di tricolori.

 

 

BOSSI E MARONIUMBERTO BOSSI E ROBERTO MARONI ELETTO SEGRETARIO DELLA LEGA NORD jpegLEGA NORD AL FORUM DI ASSAGO - STRISCIONE _ITALIA DI MERDAROBERTO MARONI ELETTO SEGRETARIO DELLA LEGA jpegROBERTO MARONI jpegBOSSI E MARONI AL CONGRESSO DELLA LEGA jpegBOSSI AL CONGRESSO DELLA LEGA jpegBOSSI E MARONI jpegIL PUBBLICO PRO BOSSI AL CONGRESSO DELLA LEGA jpegBOSSI E CALDEROLI AL CONGRESSO DELLA LEGA jpegBOSSI IN LACRIME LASCIA IL POSTO DI SEGRETARIO DELLA LEGA NORD jpeg

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")