NEL NOME DEL PADRE – MARINA: “LA VERA DECADENZA È QUELLA DELLE NOSTRE ISTITUZIONI” – BARBARA: “VIOLENTA OPERAZIONE POLITICA” – PIERSILVIO: “UNA VICENDA GIUDIZIARIA CHE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI”

Ettore Livini per "La Repubblica"

«Una leonessa», l'aveva definita papà Silvio. E ieri Marina Berlusconi non ha tradito le attese dei tanti falchi del centro-destra che la vedono da tempo come leader in pectore: dopo il voto sulla decadenza e il comizio low profile del Cavaliere in via del Plebiscito, ci ha pensato lei a sfoderare le unghie a difesa dell'ex premier.

Qualis pater, visti i toni, talis filia: «Questa politica si dovrà pentire di essersi ancora una volta arresa ad una magistratura che intende distruggere chiunque provi ad arginare il suo strapotere », ha messo nero su bianco la zarina della Fininvest.

Tre gradi di giudizio, ad Arcore, non contano. «L'Italia - ha proseguito il presidente della
Fininvest - non merita di vedere l'uomo che milioni di persone hanno scelto con il voto venire allontanato da uno dei luoghi più solenni della Repubblica, in base ad una assurda condanna senza prove e calpestando principi costituzionali, normative, prassi minime di civiltà». Il voto del Senato - ha sobriamente aggiunto - «è una macchia che peserà sulla storia del nostro Paese ma non intaccherà la leadership e l'impegno di mio padre». «La vera decadenza - ha concluso mettendo a modo suo i puntini sulle "I" - è quella imboccata dalle nostre istituzioni: sono loro ad uscire profondamente umiliate dallo scempio cui oggi ci è toccato assistere».

Parole e toni da leader, cui sono seguiti a ruota la reazione appena più soft del fratello Pier Silvio («sono colpito come figlio e cittadino per una vicenda giudiziaria che fa acqua da tutte le parti») e quella al vetriolo di Barbara («è stata una violenta operazione politica, rimedieranno gli italiani con il voto»).

Quasi a confermare che - mentre il Popolo della libertà si è sgretolato con l'addio di Angelo Alfano - la ridotta di Arcore tiene benissimo. Tanto che forse, non a caso, Forza Italia inizierà proprio da qui per ricostruire il suo futuro.

L'ex premier - un uomo che ama i segni - non ne fa mistero. Ieri, appena finito il comizio di piazza, ha fatto le valigie ed è tornato a casa a Villa San Martino, per passare una delle serate più amare della sua vita in famiglia con i figli e gli amici più stretti. Obiettivo: consolarsi senza troppi Giuda attorno e iniziare a mettere le basi per il futuro della rinata Forza Italia e dell'impero del Biscione.

Non tutti i fedelissimi, va detto, sono falchi come la primogenita. Ennio Doris, che negli ultimi mesi ha predicato prudenza, provando a convincerlo a non affondare il governo di larghe intese, tiene un profilo più basso: «La decadenza? Dico solo che sono profondamente dispiaciuto per quello che è successo a un uomo generoso e giusto». Punto.

La rottura con l'esecutivo per lui è una pillola amara da mandar giù, visto che i titoli Mediolanum dal voto del 24 febbraio hanno guadagnato il 53%. E Doris - come Fedele Confalonieri - ha provato a ricordare a Silvio in tutti i modi che da quando il Pdl e il Pd sono alleati, il patrimonio azionario del Cavaliere (grazie al +109% di Mediaset a Piazza Affari) è cresciuto al ritmo di 5 milioni al giorno passando da 1,8 a 3,3 miliardi. Questi comunque non sono giorni da colombe. Anche se Berlusconi sa che la partita che si gioca in famiglia ad Arcore è delicata come e forse più di quella in corso nei palazzi romani. Cosa consigliare a Marina?

Come frenare gli spiriti bollenti di Barbara che dopo aver scalato il Milan (rottamando un osso duro come Adriano Galliani) attende solo - dicono in molti - l'ingresso in politica della sorella per lanciare l'Opa sulla Fininvest? Domande messe in naftalina ieri, quando gli eredi si sono stretti tutti assieme attorno a papà dimenticando i dissapori, come è successo spesso negli ultimi mesi. Ma destinate a tornare a galla presto, specie dopo qualche anno in cui Mediaset e gli altri gioielli del Biscione hanno smesso di pompare dividendi verso i piani alti delle casseforti di Arcore. I figli crescono e l'eterna battaglia dinastica tra i due rami della dinastia brucia ancora sotto la cenere. Il Cavaliere,
ipse dixit, resta in campo. Ma dopo la dolorosa scissione del Nuovo centrodestra, dovrà muoversi con cautela per evitare rotture anche tra le mura di casa.

 

confalonieri con marina e piersilvio berlusconi MARINA E BERLUSCONIberlusconi marina fininvest cir esproprio crop display SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA francesca pascale e marina berlusconiSILVIO E MARINA BERLUSCONI

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