LE PENE DI PENATI NON FINISCONO MAI - NELL’INDAGINE CHE COINVOLGE L’EX PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI MILANO (NONCHÉ CAPO DELLA SEGRETERIA DI BERSANI) SPUNTANO 15 MLN € - LA PROCURA CHIEDE IL SEQUESTRO DELLA SOMMA DAL BILANCIO DELLA CODELFA SPA, SOCIETÀ DEL GRUPPO GAVIO - PER I PM SAREBBE PARTE “DELLA TANGENTE PER L’ACQUISTO DA PARTE DELLA PROVINCIA DEL 15% DELLA MILANO SERRAVALLE”…

Aura Marinaro e Andrea Scaglia per "Libero"

Dice: ma che fine ha fatto l'inchiesta su Penati e compagnia? Di certo non è ferma, i magistrati continuano a interrogare, verificare, analizzare. Ed ecco la notizia: la Procura di Monza ha chiesto il sequestro preventivo di circa 15 milioni di euro dal bilancio della Codelfa spa, società del gruppo Gavio. Tanto per inquadrare: l'indagine che coinvolge l'ex presidente della Provincia di Milano, nonché capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, è quella in cui è accusato di corruzione e concussione.

Anche e soprattutto in relazione all'acquisto nel 2005, proprio da parte della Provincia allora guidata da Penati, di azioni della società Milano-Serravalle proprio dal gruppo Gavio, con quest'ultimo a realizzare una plusvalenza di circa 145 milioni di euro - la Corte dei Conti bollò l'operazione come «onerosa e priva di qualsiasi utilità». I pm Walter Mapelli e Franca Macchia ritengono che, dietro l'affare, si nascondesse un via vai di tangenti. E dunque non ci vuole molto per intuire che i 15 milioni in questione vadano collegati a quest'ipotesi di reato.

Anche perché, sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti, il gruppo Gavio entra nell'inchiesta solo in relazione alla faccenda Milano- Serravalle. E proprio la Codelfa avrebbe fornito la traccia per indirizzare le indagini in quella direzione. È infatti attraverso questa società che nel 2008, con l'escamotage di una caparra per un'operazione immobiliare poi non avvenuta, vengono pagati due milioni di euro a Piero Di Caterina, uno degli imprenditori che sostiene d'aver foraggiato Penati. L'assegno portava la firma di Norberto Moser, per l'appunto amministratore delegato della società di Gavio, secondo i pm su indicazione di Bruno Binasco - manager di primissimo piano del gruppo - e Renato Sarno - stretto collaboratore di Penati - entrambi indagati.

In sostanza: la Codelfa allungò a Di Caterina dei soldi che quest'ultimo reclamava da Penati. E per quale motivo? Scrivono i pm: «L'unica alternativa razionale e coerente per spiegare il pagamento di Binasco a Di Caterina nell'interesse di Penati [...] è che la somma sia parte della tangente a loro destinata per l'acquisto da parte della Provincia di Milano del 15 per cento delle azioni della Milano Serravalle avvenuto in data 29.7.2005». Come detto, è in questo quadro che va letta la richiesta di sequestro preventivo di 15 milioni da parte della Procura.

E però i pm hanno trovato un ostacolo. Nel senso che l'istanza dei magistrati è stata respinta dal gip. Si tratta di Anna Magelli, il medesimo giudice che lo scorso agosto negò agli stessi pm l'arresto di Penati, sostenendo che l'accusa di concussione - che i magistrati rinfacciavano al politico - andasse ricalibrata in corruzione, reato che prevede termini di prescrizione più brevi, cosa che rendeva inutile la custodia cautelare in carcere.

E dopo quest'altro diniego, non è così azzardato ipotizzare visioni giuridiche radicalmente diverse fra Procura e gip. In ogni caso, i magistrati hanno presentato ricorso contro il rigetto dell'istanza di sequestro: la risposta del Riesame è attesa entro fine settimana.
Tornando al coinvolgimento del gruppo Gavio nell'inchiesta, le prime perquisizioni negli uffici di Tortona risalgono al 5 settembre scorso. Naturalmente il collegamento ipotizzato dagli inquirenti fra tangente Serravalle e bilanci delle società targate Gavio non è diretto. Tanto per dirne una - oltre ai passaggi di denaro fra le società del gruppo stesso, non solo in Italia - sono state analizzate con attenzione le consulenze.

Fra le altre cose, l'attenzione dei tecnici incaricati dai magistrati di Monza s'è fermata anche sugli incarichi assegnati all'architetto Sarno, considerato l'uomo di collegamento con Penati: per fare un esempio, nel file informatico trovato nel computer dell'architetto c'è un appunto su 458mila euro riferibili a Sina, altra società di Gavio che avrebbe comunque girato a Sarno consulenze per 3 milioni di euro.

In sostanza, l'ipotesi dei magistrati - che com'è ovvio dovrà eventualmente passare al vaglio processuale - è che, dopo l'operazione milionaria del 2005 e l'enorme plusvalenza incassata dal gruppo Gavio, abbia trasformato quest'ultimo nella "cassa" a cui Penati poi avrebbe attinto, soprattutto per sostenere la sua attività politica, che in quegli anni lo vedeva come uno degli esponenti più in vista del centrosinistra.

 

PENATI Marcellino Gaviotangenziale serravallePIERO DI CATERINA PIER LUIGI BERSANI BRUNO BINASCO BRACCIO DESTRO DI GAVIO

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…