MENARINI IL CAN PER L’AIA - NELLE DICHIARAZIONI DEL PATRON DEL GRUPPO FARMACEUTICO, AUTORE DI UNA COLOSSALE TRUFFA AI DANNI DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, ENTRANO IN SCENA IL PATONZA E L’EMINENZA AZZURRINA - “CI AIUTANO LETTA E BERLUSCONI” ATTRAVERSO IL SALOTTO DELLA DEFUNTA MARIA ANGIOLILLO - ANCHE IL GOVERNATORE TOSCANO DEL PD ENRICO ROSSI SENTITO DAI PM: MA AGÌ SOLO DA “POSTINO” PER CONTO DELLA MENARINI…
Franca Selvatici per "la Repubblica"
Una colossale truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Per trent´anni. Perpetrata da Alberto Aleotti, patron del Gruppo farmaceutico Menarini. Che, secondo la procura di Firenze e i carabinieri del Nas, ha gonfiato i prezzi dei medicinali accumulando inimmaginabili profitti al nero e riciclandoli attraverso un vorticoso giro di società e banche straniere (basti pensare ai 476 milioni di euro scoperti nel 2008 presso la banca Lgt in Liechtenstein), cercando e pressando i politici.
L´inchiesta per truffa aggravata e riciclaggio, che l´anno scorso ha portato al sequestro per più di un miliardo e 200 milioni di euro, svela anche retroscena politici. Quali? Il lavoro di lobby con Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Claudio Scaiola in prima fila. Tanto che i carabinieri dedicano un capitolo dell´inchiesta: «Decisivo l´appoggio del premier».
Siamo nel 2009: Aleotti e la figlia Lucia dispiegano immense energie per far approvare una norma che proteggesse i farmaci coperti da brevetto e legasse le mani alle Regioni, impedendo loro di rimborsare i medicinali al prezzo di riferimento, cioè al prezzo più basso a parità di efficacia terapeutica, e di fissare delle quote massime prescrittive per ogni medico.
Attraverso la signora Maria Angiolillo (la defunta regina dei salotti romani, che ogni sera «pregava per il brevetto» e suggeriva agli Aleotti di essere «riconoscenti» con i politici), i proprietari della Menarini entrano in contatto con il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola e con il potente sottosegretario Gianni Letta, dispiegando ogni sforzo per far approvare un emendamento che difendesse i prezzi dei farmaci brevettati, «in nome della ricerca e della occupazione».
Arrivando anche a Berlusconi. Il 6 maggio 2009 Alberto Aleotti partecipa a una cena organizzata dal presidente del consiglio a Villa Madama e poi racconterà a Maria Angiolillo: «Il presidente mi ha voluto vicino, che è un onore che io non meritavo, ecco... poi a un certo momento ho avuto il coraggio di dire: "Immagino, signor Presidente, che lei abbia anche influito su quella questione..." "E lui mi ha detto: "Aleotti! Ci abbiamo avuto addirittura un incontro a tre!"... con Gianni Letta e con il ministro dello sviluppo.
E ha aggiunto: "Quando mi hanno riferito la cosa, ho detto: fate, fate subito, perché siete già in ritardo"». Infatti il 14 maggio viene riferito a Lucia Aleotti che c´é una volontà politica di altissimo livello costituita dal Capo del Governo e da Gianni Letta nel condurre in porto l´emendamento per giungere ad un testo concordato con l´ispettore della Ragioneria dello Stato. Peccato che il sospirato emendamento viene fermato dal ministro Tremonti.
A cercar di modificare le norme aveva contribuito anche il presidente toscano Enrico Rossi, all´epoca coordinatore degli assessori regionali alla sanità , autore di una lettera inviata il 15 dicembre 2008 a Scajola e basata su una bozza predisposta da Menarini, mentre una seconda lettera, basata anch´essa su un promemoria Menarini e destinata a Letta, non è stata mai spedita. Secondo gli investigatori, Rossi agì all´epoca come «un semplice postino» per conto della Menarini.
Ascoltato dai pm come teste, il presidente toscano ha riconosciuto che Aleotti cercò di fare pressioni su di lui: «Ma vi assicuro che la mia posizione sulla tutela del brevetto e contro il prezzo di riferimento era ed è frutto di una mia convinzione politica generale». Il procuratore Giuseppe Quattrocchi ha voluto precisare che il presidente Rossi non è indagato.




