renzi conte

NELLE PROSSIME ORE MATTEO RENZI ROTTAMERA' IL GOVERNO CONTE-CASALINO-TRAVAGLIO - IL PIANO DI RENZI: DARE L'OK O ASTENERSI SUL RECOVERY PLAN E UN SECONDO DOPO USCIRE DALLA MAGGIORANZA - A QUEL PUNTO, TUTTO È POSSIBILE: UN REINCARICO A CONTE, UN CONGELAMENTO DELLE SUE DIMISSIONI, UN INVITO A RIFERIRE IN PARLAMENTO SENZA VOTO DI FIDUCIA, UN APPOGGIO ESTERNO DI IV AL GOVERNO FINO AL VOTO IN PARLAMENTO DEL RECOVERY. I PALAZZI TREMANO

renzi conte

1 - VOTO SUGLI AIUTI UE, POI LA CRISI PER RENZI È L'ORA DELLO STRAPPO

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

 

Ieri ha festeggiato il suo quarantaseiesimo compleanno a Firenze, ma oggi Matteo Renzi sarà a Roma. Da due giorni infatti a chi gli chiede quando Italia viva ritirerà la sua delegazione al governo risponde con un laconico: «Martedì sera». Dopo che il Consiglio dei ministri avrà varato il Recovery plan.

 

L'ex premier infatti non ha intenzione alcuna di passare per colui che rallenta la corsa italiana ai fondi europei: «Io - ha spiegato ieri ai suoi - non voglio bloccare niente. Capisco che qualcuno vorrebbe farmi fare la figura dell'irresponsabile, ma si sbaglia di grosso. Quando arriverà il testo lo valuteremo e decideremo se astenerci o votare a favore in Consiglio dei ministri, perché prima di tutto viene l'interesse del Paese, ma subito dopo faremo quello che dobbiamo fare».

 

renzi mattarella

Ossia staccare la spina al governo. Quella è l'ultima mossa e non è detto che, come inizialmente previsto, Renzi decida di metterla in atto veramente oggi o se preferirà aspettare domani. «Se la giocherà al momento opportuno», dicono i suoi. Cioè dopo aver visto le carte degli altri.

 

Quelle di Giuseppe Conte, soprattutto. Ieri gli hanno riferito che il presidente del Consiglio va dicendo ai partner di governo che «tanto Renzi il Recovery deve votarlo per forza» e la cosa non gli ha fatto fare i salti di gioia. «Comunque questa settimana si chiude la partita», ha fatto sapere Renzi ai suoi per allertarli e prepararli alla battaglia che si aprirà subito dopo.

goffredo bettini gianni letta giuseppe conte

 

Le pressioni sull'ex premier in queste ore sono molte: «Mi hanno offerto di fare il ministro degli Esteri», sorride il leader di Italia viva. E aggiunge: «Ma ovviamente gli ho detto di no, perché non mi interessano le poltrone, anche se non lo hanno capito. Di me, per la verità, non hanno compreso niente, pensano che poi mi tirerò indietro, però non è così».

 

Ancora ieri le diplomazie erano al lavoro per convincere Renzi ad aspettare una ventina di giorni prima di staccare la spina, quelli che servono per approvare il Recovery plan anche in Parlamento oltre che in Consiglio dei ministri. Ma sul serio il leader di Italia viva tirerà dritto, anche sfidando il Quirinale, che vorrebbe mettere al riparo il Recovery per poi gestire una crisi pilotata in un paio di giorni al massimo? Chi ha parlato con l'ex presidente del Consiglio in questi giorni lo ha sentito molto determinato.

 

renzi mejo dello sciamano di washington

E, del resto, i suoi gruppi parlamentari sembrano più compatti di quanto ci si potrebbe aspettare. Soprattutto ora che lo spettro del voto anticipato non c'è più, dal momento che anche i deputati e i senatori del Partito democratico hanno fatto sapere ai loro vertici di non essere favorevoli a un'ipotesi di questo genere.

 

«Io non indietreggio di un passo», continua a rassicurare Renzi quando parla con i suoi. Ma è la partita che si aprirà dopo la più delicata. L'ex premier potrebbe alla fine anche accettare il Conte ter, perché potrebbe considerarlo un suo successo, giacché l'attuale premier dovrebbe recarsi al Colle e dimettersi, proprio come chiede Italia viva.

 

conte di maio franceschini

Ma l'altro ieri il leader di Iv ha fatto sapere a chi di dovere (alleati inclusi) che per il momento non intende chiudere nessun accordo su questa ipotesi. Era la richiesta avanzata dallo stesso Conte. Però Renzi vuole che si apra una crisi formale. Come ha spiegato domenica al capo delegazione del Partito democratico Dario Franceschini. L'esponente dem ha cercato di convincerlo a siglare un accordo: «Matteo, siamo in piena pandemia, i contagi stanno avendo un'impennata, non si può andare a una crisi al buio».

 

luigi di maio dario franceschini

La risposta dell'ex premier è stata inequivocabile: «Per me non esiste nessuna crisi pilotata, nessun Conte ter, io posso anche votare il Recovery, ma poi apro una crisi vera».

 

«E quindi - chiosa uno dei parlamentari più vicini al leader di Italia viva - fino all'ultimo minuto utile Matteo farà di tutto per cambiare il premier, perché Conte non è all'altezza della fase drammatica e difficile che stiamo vivendo» .

 

2 - IL RECOVERY ARRIVA IN CDM, RENZI DÀ L'OK MA VALUTA LE DIMISSIONI DELLE MINISTRE IV

Carlo Bertini per "la Stampa"

 

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

Tutti appesi a Matteo Renzi: Quirinale, Presidenza del Consiglio, Pd, 5Stelle e anche il Parlamento. Sì perché non ci sono solo i peones che temono di perdere il seggio, ma anche i presidenti delle 28 commissioni di Camera e Senato si infurierebbero se, causa crisi di governo, gli venisse imposta una corsa contro il tempo sul Recovery: per comprimere l'esame di una bibbia che altrimenti richiederebbe un mese di discussioni con sindacati, comuni e regioni.

 

«Se ci dicono di fare di corsa, qui scoppia la rivolta», avverte Dario Stefano, che presiede la commissione Ue del Senato. Se stasera, dopo il Consiglio dei ministri convocato da Conte («dobbiamo correre») per approvare il piano per i fondi europei, l'ex premier ritirasse la delegazione delle sue ministre facendole dimettere, domattina Conte sarà costretto a salire al Colle.

 

A quel punto, pur se in piena sessione parlamentare per il Recovery plan, tutto è possibile: un reincarico a Conte, un congelamento delle sue dimissioni, un invito a riferire in Parlamento senza voto di fiducia, un appoggio esterno di Iv al governo fino al voto in Parlamento del Recovery. I Palazzi tremano.

 

MATTEO RENZI TERESA BELLANOVA

Ma i pontieri del Pd sono al lavoro per una crisi lampo, per un Conte ter con nuovi ministri e nuovo programma. E le dimissioni delle ministre Iv dipendono molto da come evolveranno queste trattative.

 

Fino a ieri sera Renzi non dava certezze, anzi faceva trapelare che le dimissioni di stasera di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sono sul tavolo. Ma a chi gli sta vicino diceva pure che se il Recovery sarà quello giusto, potrebbe anche tenerle in campo.

 

Sempre però nell'ottica di «un superaccordo» per un nuovo governo. In un colloquio mattutino con l'ambasciatore dei dem Goffredo Bettini, anzi alzava la posta: escludendo l'ipotesi (ventilata il giorno prima dopo lo stop del Colle ad una crisi formale) di risolvere tutto con un mega-rimpasto senza dimissioni di Conte.

 

Tornando a chiedere dimissioni di Conte e consultazioni al Colle, con una ciliegina: che Iv ottenga il Ministero dell'Economia come contropartita del dover accettare un altro esecutivo a guida Conte. Una richiesta eclatante. Tanto da far irrigidire il premier. Certo è che lo stop di Mattarella, che lo ha invitato a non far dimettere le ministre prima del varo del Recovery, a Renzi non è piaciuto.

conte renzi

 

«Lui è un arbitro e non si mette a dire a un dirigente politico cosa deve fare. Nella sostanza, comunque, approviamo questo benedetto recovery», taglia corto. «Ma Conte corra, basta perdere tempo».

 

Show down sulla presa in giro La miccia dello showdown di stasera in Cdm, malgrado Italia Viva abbia avuto soddisfazione «su ogni richiesta», per dirla con un esponente di governo, potrebbe essere l'accusa di presa in giro per il ritardo con cui Iv ha ricevuto il Recovery nella notte.

 

«Noi chiediamo il testo, per fare di corsa, lo chiediamo dal 22 luglio e questi dicono che noi ritardiamo?», è lo sfogo con i suoi del leader di Iv. Il quale però, dietro le barricate, è disposto a trattare. Al punto che «anche sul Mes non ci impicchiamo, in una trattativa uno cede una parte di qualcosa per ottenere altro», ammette Ettore Rosato.

goffredo bettini

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...